Una storia al giorno

14 Novembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

14 novembre. Nei paesi che coltivano ancora la pianta della memoria, l’undicesimo mese è dedicato a coloro che combatterono e si sacrificarono nella Grande Guerra: il simbolo che tanti portano con orgoglio sul bavero o sulla maglia di gioco è un papavero, il fiore dei campi di Fiandra.

James “Ted” Meredith, capitano della giovane aviazione americana tra il ’17 e il ’18, non figura nell’interminabile elenco dei caduti, degli eroi, dei militi ignoti ma la sua appartenenza a questi giorni è assicurata, oltre che dal suo stato di servizio, dall’alfa e dall’omega della sua vita. Oggi, nel 1891, nacque e nel giorno dei morti scomparve, nel 1957.

A un secolo abbondante dal più importante dei suoi exploit, Meredith è ancora stimato come uno dei più grandi tra coloro che frequentarono giro e doppio giro di pista, sia nella versione metrica che in quella imperiale. Il capolavoro venne scritto ai Giochi di Stoccolma, in fondo a una gara che merita quell’etichetta abusata: storica.

In un sol colpo il campione della Pennsylvania piegò Melvin Sheppard, campione uscente e primatista mondiale, firmò il record degli 800 (1’51”9) e proseguendo di un paio di metri anche quello delle 880 yards (1’52”5) in fondo a uno scontro che portò sia Sheppard che Ira Davenport finirgli vicino ai talloni, in 1’52”0, e cioè sotto il vecchio record, e con il quarto, Daniel Caldwell, ad uguagliare il tempo che quattro anni prima, a Londra, aveva dato l’oro a Sheppard davanti a Emilio Lunghi. Meredith finì quarto nei 400 e collaborò alla conquista del titolo con la 4x400 dopo esser sceso in pista per l’ottava volta in dieci giorni. Sheppard, in questo senso, fece ancora meglio: nove impegni. Non ci si centellinava in quei giorni in cui, per parafrasare Evelyn Waugh, gareggiare era un piacere.    

Prima di arruolarsi in aviazione, Ted diede il meglio di sé nella stagione americana del  ’16: prima ritoccò il record del mezzo miglio (1’52”2) e due settimane dopo, sulla pista della nobile università di Harvard, corse il “quarto” in 47”4, una prestazione che anticipò il futuro e che solo nel 1928 sarebbe stata migliorata da Bud Spencer. Niente a che fare, naturalmente, con Carlo Pedersolli, Weissmuller italiano prima di distribuir cazzotti sullo schermo.

Giorgio Cimbrico

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