Una storia al giorno

17 Novembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

17 novembre. Il giorno che viene assimilata, più o meno universalmente, come la data del “gatto nero” non può che essere celebrata ripercorreno i giorni infelici di Liu Xiang, il magnifico smilzo di Shanghai. Il nome d famiglia, Liu, significa “colui che plana”. E così lui, banale anagramma del nome, ha finito per planare sulla gloria prima, sulla sfiga poi, in un gioco di doni e di richieste usuraie. La vita è un banco dei pegni.

La faccia illuminata del pianeta Xiang: campione olimpico a Atene 2004, eguagliando in 12”91 il record del mondo di Colin Jackson, vecchio ormai di undici anni (chi è attento alle variazioni di colore della pelle umana, notò che per la prima volta un non nero era sceso sotto i 13”); primatista in solitario due anni dopo con 12”88 sul veloce rettilineo di Losanna; campione mondiale a Osaka.

A questo punto il calendario cinese prevede il sorgere dell’anno del gatto nero: non si esaurisce in una rivoluzione del pianeta attorno al sole, ma si prolunga in un’era spietata. Liu si infortuna gravemente al tendine d’Achille ma l’Olimpiade è a Pechino e i Giochi della nuova Cina comunista e capitalista possono fare a meno di uno dei suoi volti? Nella vetrina deve finire anche Liu e così nel giorno delle batterie dei 110, va sui blocchi, arriva al primo ostacolo, frana al suolo, fugge piangendo nel ventre del Nido d’Uccello mentre il pubblico emette un profondo lamento prima di disperdersi in mille rivoli. Fuori di lì, presto. Il dolore è troppo grande, popolare come la repubblica gigante.

Il secondo capitolo governato dal felino senza pietà è offerto ancora in Oriente, nel non luogo di Daegu: vince Dayron Robles ostacolando Liu con una manata che neppure la moviola dirà se è stata volontaria. E’ il giorno dopo il “suicidio” di Usain Bolt e dalla Corea arriva un altro verdetto da brividi: il guantanamero Robles è squalificato, il titolo degli “alti” è del trecciolone americano Jason Richardson, e Liu , che dopo il contatto, rompe come un trottatore, è secondo. Nell’aria sibilano altre soluzioni possibili: titolo al cinese danneggiato, ripetizione della gara. Ma si decide per un non ulteriore luogo a procedere.

A Londra terzo atto, lungo quanto quello di Pechino. Brevissimo. Il tendine d’Achille si trasforma nel tallone dell’eroe omerico e alla prima barriera Liu cade. Da invitto si rialza, trotterella sino in fondo e allunga un bacio all’ultima barriera. Gli 82.000 di Stratford non fuggono via, si alzano e gli concedono un lunghissimo applauso. E il gatto arruffa il pelo. Quell’homenaje spontaneo ha reso il capitombolare un trionfo.

Giorgio Cimbrico



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