Una storia al giorno

19 Novembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

19 novembre. Giornata di festa nazionale per uno dei paesi più piccoli del mondo ma a forte contenuto atletico: trent’anni il Principato di Monaco ha accolto la IAAF che, sino a quel momento, soggiornava in un appartamento in una delle traverse accanto a Harrods, quartiere londinese di Knighstbridge. Quando Primo Nebiolo vi entrò da presidente – era il 1981, dopo l’elezione che accompagnò la Coppa del Mondo a Roma - fu costretto a sottostare al rito dell’ora dl tè. Ora l’indirizzo è rue Princesse Florestine, Montecarlo, che qualcuno scrive staccato. Poco più di un anno dopo l’arrivo della federazione che accoglie più di duecento paesi, sulle ceneri del vecchio stadio nacque il nuovo Louis II, elegante spazio multisport dove hanno convissuto e convivono calcio, rugby, nuoto, boxe e, naturalmente, atletica.

Un volo d’uccello sull’almanacco e un breve momento in cui raccogliere i ricordi forniscono dati cospicui e interessanti sul raccolto realizzato in quasi trent’anni sulle corsie e sulle pedane affacciate sul Mediterraneo. Curiosamente, pur svolgendosi la classica soirèe del meeting Herculis in estate, in un clima caldo, spesso umido, i risultati che hanno lasciato il segno sono venuti soprattutto dal mezzofondo. Se vogliamo, una tradizione della Costa Azzurra dove, specie sui 1500, a Nizza, sono state scritte pagine degne di essere incise nei marmi del Partenone: i record mondiali di Steve Cram (tuffo vincente su Said Aouta) e di Noureddine Morceli ne costituiscono i capitoli più alti.

Proprio i 1500 si sono trasformati al Louis Ii in una delle vigne più produttive: gli ultimi esiti sono legati a quest’anno, quando Asbel Kiprop decise che era il caso di spremere il meglio da se se stesso (non sempre lo fa questo giovanotto altissimo e smilzo) e chiuse in 3’27”72 trascinando Mohamed Farah a un record uropeo in 3’28”81. Sorprendente perché Mo non ha scalato il mondo da migliarolo. In quell’occasione Kiprop non ha centrato il record della pista e del meeting: sia Hicham El Guerrouj, 3’27”34, che Morceli, 3’27”52, hanno fatto meglio. Il kenyano Asbel si è limitato a scavalcare, per pochi centesimi, un suo vecchio connazionale, Bernard Lagat, nel frattempo diventato americano.

Nella grande quantità di risultati, meritano una citazione il 7’25”11 di Morceli sui 3000 (record mondiale prima del turbine reatino di Daniel Komen), il 7’53”64 di Brimin Kipruto nelle siepi (all’attimo fuggente di un centesimo dal mondiale di Shaheen) e l’8’21”42 della piccola Gabriele Szabo. Solo il reparto rosso femminile di Ma Yuren, nella fantascientifica annata ’93, seppe far meglio. E così qualcuno è tentato di considerare il tempo della romena il vero record mondiale. Una tentazione come un’altra. Magari giustificata.

Giorgio Cimbrico

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