Una storia al giorno
23 Novembre 201323 novembre. Tra il magnifico e poetico Adhemar Ferreira da Silva e lo straripante Joao Carlos de Olveira, il Brasile rimbalzò con Nelson Prudencio che se n’è andato un anno fa, a 68 anni, stroncato da un tumore ai polmoni. Qualcuno ha stretto tra le mani il record del mondo per interminabili stagioni aspirando a una sorta di immortalità e intangibilità del proprio primato; Nelson, paulista di Lins, lo mantenne nell’attimo fuggente di 5’ durante la gara che, per usare la definizione di John Reed per la Rivoluzione d’ottobre, sconvolse il salto triplo. Anche a Mexico City si gareggiò nel decimo mese dell’anno. Il giorno era il 17, ferale per Giuseppe Gentile che, dopo il 17,10 della qualificazione, diede il via ai fuochi d’artificio nel primo salto di finale: 17,22. Sino a quel momento solo il polacco Jozez Schmidt, dotato di un naso spartiaria, e il finlandese Olli Puusi si erano spinti dalle parti di quel confine.
Viktor Saneyev atterrò a 17,23 al terzo turno mentre Gentile, tormentato dal dolore a una coscia, stava affogando in un mare di nulli creando a dismisura, a chi assisteva in loco o davanti a un video che trasmetteva in bianco e nero nella serata europea, il dispetto di aver perso il vertice e il record del mondo per l’inezia di un centimetro. Ultimare la fase eliminatoria, stilare la classifica degli otto ammessi ai tre salti finali (il 16,89 di Schmidt, settimo, gli avrebbe assicurato la vittoria nelle precedenti edizioni dei Giochi) prese il suo tempo: quando Prudencio si avviò per il quinto tentativo, erano passati 55’ dal vertice toccato da Saneyev, nativo di Sukhumi, sul Mar Nero, e in possesso di un diploma da agronomo.
Nelson aveva gambe sottili, da cavalletta: lo portarono a 17,27, molto vicino alla speranza di aggiungersi alla doppietta olimpica di Adhemar, consumata tra il ’52 e l ’56. Saneyev la bruciò con il 17,39 che chiuse la competizione dei quattro record del mondo. Cinque, con quello che Gentile aveva raggiunto in qualificazione.
Prudencio si ripresentò quattro anni dopo, a Monaco di Baviera, e finì terzo con 17,05 (una misura del genere non gli riusciva dal giorno dei miracoli), ma lontano dalla furibonda lotta per il titolo tra Saneyev (17,35) e il robusto tedesco est Jorg Drehmel (17,31) che aveva piegato due volte Viktor nell’avvicinamento ai Giochi. Il Brasile avrebbe portato un altro suo meraviglioso rimbalzista al record del mondo sulla pedana propizia a Prudencio (nel ’75, ancora a ottobre, il 17,89 di Joao de Oliveira ebbe proprio Mexico City come teatro) ma nessuno riuscì ad approdare a quanto aveva saputo fare Adhemar. Nel caso del povero Joao, per fattiva collaborazione dei giudici russi a Mosca ’80.
Giorgio Cimbrico
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