Una storia al giorno
13 Dicembre 201313 dicembre. Gli 87 anni di George Rhoden meritano un tuffo nel tempo in cui i giamaicani sbocciarono come fiori del tropico e portano diritti a uno dei più elettrizzanti finali della storia, a uno dei più stretti margini che separarono l’oro dall’argento in un faccia a faccia che si trasformò in derby tra superbi isolani.
Chi ebbe la fortuna di esser presente quel 25 luglio 1952 (uno è il professor Carlo Vittori, azzurro della 4x100) racconta che il pubblico di Helsinki simpatizzava per Herb McKenley, secondo quattro anni prima a Londra, ma soprattutto secondo quattro giorni prima, in fondo a una delle più equilibrate finali dei 100, strappata per un nulla da Lindy Remigino. L’esperienza aveva consigliato a Herb di mutare radicalmente la condotta di gara: a Londra si era asfissiato finendo per essere infilato da Arthur Wint, primo campione olimpico dell’isola diventata una miniera d’oro e, da diplomatico,destinato a ricoprire il ruolo di Alto Commissiario della Giamaica a Londra.
Alla quinta finale olimpica, unico nella storia ad aver conquistato l’accesso su 100, 200 e 400, Herb cambiò tattica distribuendo più saggiamente, senza lasciarsi trascinare nel vortice creato da Wint, 21”7 al passaggio a metà gara. Ma quando sbucò sul rettilineo dovette prendere coscienza del fatto che George gli era davanti quattro metri. Rimontò e, come raccontò Rhoden, “dal ruggito della folla e con la coda dell’occhio mi accorsi che qualcuno mi stava arrivando addosso”. George la scampò per meno di mezzo metro e il cronometro disse che per la prima volta nella storia dei Giochi in due erano finiti sotto i 46”: 45”9 per entrambi. Né per l’uno né per l’altro si trattava di una premiére: McKenley aveva toccato quel tempo nel ’48 a Milwaukee e George nel ’50 aveva portato il record del mondo a 45”8 nel piccolo meeting svedese di Eskiltuna, lasciando il secondo all’abisso di 2” e arricchendo una collezione che poteva già contare su titoli dell’Aau e della Ncaa: nato a Kingston, studiava a Baltimora..
Il titolo della 4x400, sfuggito a Londra per infortunio di Wint, non poteva sfuggire ai giamaicani e non sfuggì. Dopo Wint e Leslie Lang (che in mezzo a quei tre giganti pareva uno gnomo), toccò a McKenley che sparò un sensazionale 44”6 consegnando ll bastone a Rhoden con un metro di margine. Mel Whitfield, deludente nella prova individuale (sesto e ultimo), provò a piantare i denti sul giamaicano che mantenne quell’esiguo vantaggio per un terremotante record del mondo: 3’03”9, con 4”3 di progresso sul ventennale limite che gli americani avevano centrato nella finale di Los Angeles. E se George fece doppietta, Herb riuscì finalmente a metter le mani su un oro. La sera brindarono a whisky con il Duca di Edinburgo in un party molto naif: i bicchieri erano quelli usati per risciacquarsi i denti dopo la mattutina spazzolata.
Giorgio Cimbrico
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