Una storia al giorno
03 Gennaio 20143 gennaio. Dopo Angiolo Profeti, Silvano Meconi; dopo Meconi, Marco Montelatici; dopo Montelatici, Alessandro Andrei in una successione fiorentina che pare quella biblica dei prescelti dal Padreterno o in una parata di muscoli degna delle Tombe Medicee di Michelangelo. Oggi Sandro, il gigante di Scandicci, raggiunge la fettuccia dei 55 anni e brindando avrà il tempo di sentir vibrare nelle fibre il ricordo di antiche bordate.
Nelle specialità degli uomini massicci, l’Italia ha una collezione olimpica molto smilza: l’oro del disco di Adolfo Consolini a Londra’48, l’oro nel peso di Alessandro a Los Angeles ed è tutto. Per i record del mondo, situazione appena più florida: tre di Consolini, uno di Carlo Lievore nel giavellotto, tre di Sandro, tutti in tre botte, tutti in una volta, la sera del 12 agosto 1987, a Viareggio, mare toscano. In una calda estate, una gara fredda: Leonardo Lazzeri e Marco Noli gli finirono, a larghi palmi, a cinque e a sei metri.
Un grappolo del genere era stato raccolto nel ’54 da Parry O’Brien ma solo un record era andato a libro e un’accoppiata era riuscita sia a Dallas Long che a Randy Matson, ma anche in quei casi era stato solo la punta dell’iceberg a scalare e a scaldare la cronologia del record. Per Sandro, tre volte nome e cognome in neretto con quella serie che è già storia, un bombardamento da battaglia navale: 22,19, 22,37, 22,72 (primo record mondiale), 22,84 (secondo), 22,91 (terzo, che gli assegna ancora oggi la terza posizione nella lista all time), 22,74. La media è 22,626. Un anno prima, al Dynamo Sportoforum di Berlino (Est), Udo Beyer si era spinto a 22,64.
I numeri, spesso, sono meglio delle parole, degli aggettivi più o meno gonfi. Regalano lo stato delle cose. In questo caso, la potenza e la gloria. L‘una e l’altra avrebbero potuto essere complete di lì a una ventina di giorni: Mondiali di casa a Roma, da affrontare sull’onda di quell’impresa, di quella triplice corona. Andò a impattare con la forza agonistica di Werner Guenthoer che, poco prima degli exploit del fiorentino, aveva sparato a 22,47. Su un settore tracciato in pieno prato, non in un angolo, la palla scagliata dal formidabile elvetico, attivo anche negli sport tradizionali degli antichi cantoni, andò sino a 22,23. Andrei, un buon metro (21,88) sotto il vertice versiliano, non riuscì a chiudere lo Slam: campione olimpico in carica (dopo aver bruciato per 17 centimetri Michael Carter, prossimo a passare pro con i San Francisco 49ers e a conquistare il Superbowl), primatista mondiale, ma “solo” vicecampione del mondo.
Primatista italiano over 35 con 20,17, over 40 con 19,07, ancora in grado di sfiorare i 18 metri a 45, Sandro oggi potrebbe (o dovrebbe?) chiedere a sua moglie Agnese (Maffeis) di accompagnarlo al campo e di misurargli un lancio. O magari tre, come quella sera a Viareggio, quando si trasformò nella Grande Berta.
Giorgio Cimbrico
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