Una storia al giorno

27 Gennaio 2014

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

27 gennaio. Uno dei più grandi risultati della storia venne trent’anni fa, sulla traballante pedana del Madison Square Garden. L’occasione, i vecchi e classici Millrose Games newyorkesi, il meeting con i giudici in smoking, come fosse un party. Carl Lewis saltò 8,79 e a questo punto altre parole non sarebbero necessarie, se non le oziose elucubrazioni sull’effettivo valore di quell’exploit ottenuto su assi piuttosto malferme e, ovviamente, senza un goccio di brezza alle spalle. Carl aveva 22 anni e mezzo, ai Mondiali neonati di Helsinki aveva conquistato tre titoli e stava preparando il suo C-Day: lo sbarco nella dimensione pokeristica di Jesse Owens, suo paesano dell’Alabama: Carl è nato a Birmingham, Jesse a Oakville.

Il figlio del vento che di vento non ebbe bisogno sbagliò l’ingresso in gara (6,77), aggiustò la rincorsa (8,21 e 8,19), si concesse un nullo, atterrò a 8,30 (esattamente quanto aveva centrato Bob Beamon nell’avvicinamento ai Giochi messicani del ’68, quando seppe trasformarsi in aliante), chiuse con 8,79, lasciando a 41 centimetri una delle sue vittime preferite, Larry Myricks. Quel record mostruoso non è mai stato insidiato, sino a quando, approfittando di un magic moment che capita possa avvolgere come una polvere magica, vestire come un mantello miracoloso, toccò a Sebastian Bayer da Aquisgrana andarlo a minacciare agli Europei torinesi, in scena cinque anni fa all’Oval del Lingotto. Quel clamoroso e inaspettato 8,71 fu seguito da uno sketch di gusto comico. Nils Winter, l’altro tedesco in gara che finì secondo a mezzo metro e che era evidentemente più informato dell’amico sui risultati storici, avvertì Bayer: “Ehi, hai polverizzato il record europeo”. “Davvero? Non lo sapevo. Ma dimmi un po’: quanto è il record del mondo?”. “8,79, di Lewis”. “Se lo sapevo, facevo anche quello”.

In un sol colpo Bayer diventò primatista europeo al coperto e firmò il più lungo salto ottenuto da un tedesco senza far differenze tra le dimensioni indoor e quella all’aria aperta lasciando più o meno a un palmo l’8,54 di Lutz Dombrowski. Robert Emmian, capofila del vecchio continente con il prodigioso 8,86 volato nell’alta quota di Tsakadzhor, pronosticò che era nato chi avrebbe saputo far meglio di lui ma non fu buon profeta. All’aperto Sebastian, eurocampione in carica, non è mai andato al di là di 8,49. La polvere magica si era esaurita sotto il tetto dell’Oval. La orale, se c’è, è un sola: il record di Lewis ha davanti ancora una lunga vita.

Giorgio Cimbrico

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