Una storia al giorno
14 Febbraio 201414 febbraio. In questo giorno dell’83, addio a Lina Batschauer, sposata a Georg Radke che le diede il cognome che l’ha fatta passare alla storia, che credette in lei e la allenò, che la trasformò nella Emmeline Pankhurst nell’atletica, la sufraggetta delle lunghe distanze, la dimostrazione vivente e vincente che le donne possono correre a lungo e molto forte. Inutile sottolinearlo dopo tutto quel che ci è piovuto addosso in questi ultimi trent’anni e, tanto per rimanere alla freschezza della cronaca, in questi giorni, punteggiati dagli straordinari tempi al coperto di Genzebe Dibaba.
Lina, nativa di Baden Baden, cresciuta a Karlsruhe, è stata a lungo la prima campionessa olimpica degli 800: vinse il suo oro ad Amsterdam nel 1928, approfittando del buon ritmo che le avevano assicurato le connazionali Marie Dallinger e Elfriede Weser. La signora Radke andò via ai 300 finali, tenne otto decimi sulla tuttofare giapponese Kinue Hitomi, finì in 2’16”8, record mondiale, quasi tre secondi sul vecchio che era già suo.Qualcuna delle finaliste arrivò ansimando, in piena rottura, e così conservatori e antifemministi ebbero agio di scatenarsi: le donne non potevano correre distanze più lunghe di 200 metri. Il Daily Mail giunse a scrivere che certi sforzi potevano portare a una morte precoce. La Iaaf del tempo si allineò e il presidente del Cio, il conte belga Baillet-Latour andò anche più in là esprimendo l’opinione che sarebbe stato bene riportare i Giochi alla loro essenza greca, tutta al maschile. E era che rispecchiare l’opinione del rifondatore Pierre de Coubertin.
Il risultato fu che Lina rimase campionessa in carica sino a Roma 1960, quando la distanza venne reintrodotta, con la vittoria della sovietica Ludmila Shevtsova. Per i 1500 sarebbe stato necessario attendere sino al 1972, per i 3000 (e soprattutto per la maratona) il 1984, per i 10000 il 1988, per i 5000 (che presero il posto dei 3000), il 1996. A quel punto la parità era stata raggiunta ed erano passati quasi settant’anni dalla giornata di Lina, l’iniziatrice.
Giorgio Cimbrico
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