Verso Daegu: 4. i salti del Mondiale
Giunti al quarto capitolo della presentazione dei Campionati del Mondo di Daegu, ci occupiamo del settore dei salti in elevazione (alto e asta) e in estensione (lungo e triplo), prendendo in esame cosa ci riserveranno le gare iridate in Corea, gli atleti da seguire e una sintesi statistica su quanto scritto nell'albo d'oro delle dodici edizioni del mondiali disputate dal 1983 al 2009.
Salto in alto uomini
Quattro russi per difendere l'oro conquistato da Yaroslav Rybakov a Berlino, che ha deciso di partire per la Corea nonostante le condizioni non ottimali. Gli altri tre selezionati sono il campione nazionale Dmitrik, il campione d'Europa Shustov e il campione iridato indoor Ukhov, preferito al campione olimpico Silnov (2,36 a Londra). Nonostante lo strapotere russo in pedana, occorre ricordare che in diverse edizioni dei mondiali il titolo è andato ad atleti che hanno rappresentato parziali o totali sorprese (Kemp e Thomas, bahamensi, il tedesco Buss, l'ucraino Krymarenko). A cercare spazio saranno perciò lo statunitense Jesse Williams (2,37, il leader 2011), il dinoccolato 20enne del Qatar Barshim, campione del mondo junior, l'ucraino Demyanyuk, il regolarissimo cipriota Ioannou.
Il record per le finali iridate è stato fissato a 2,40 da Javier Sotomayor nel 1993, ma dal 2001 in poi non si è mai vinto con misure superiori a 2,36. Dato statistico che riguarda le qualificazioni: per ben tre volte, non è bastato superare i 2,27 per accedere alla finale. Ben nove nazioni si sono assicurate la medaglia d'oro nelle precedenti dodici edizioni del mondiale. Il bis è toccato solo a Russia, Bahamas e Cuba (mai due titoli consecutivi), ma è da mettere nel conto anche un oro all'URSS nell'edizione inaugurale. Gli Stati Uniti, inoltre, non salgono sul podio da venti anni. Il primato sul suolo coreano è del sovietico Avdeyenko, 2,38 a Seul un anno prima dei Giochi del 1998. La finale è per il primo settembre, alle 12:10 ora italiana.
Salto con l'asta uomini
Come a Berlino, il campione olimpico Steve Hooker arriva alla vigilia dell'appuntamento mondiale in condizioni fisiche non ideali. Due anni fa ribadì il capolavoro di Pechino con una vittoria frutto della forza d'animo nonostante le giunture malandate, ora giunge in Corea con due sole gare nelle gambe e nelle braccia. L'aspirante successore al titolo mondiale è soprattutto il francese Lavillenie, bronzo due anni fa e oro a Barcellona, salito nell'inverno a 6,03. Gli altri probabili protagonisti sono il polacco Wojciechowski (5,91 a pochi giorni dal mondiale), il tedesco Mohr, l'altro francese Mesnil. Vecchie conoscenze ritornano: sono lo statunitense Walker ed il russo Lukyanenko, un oro olimpico sfumato a Pechino davanti all'immenso talento di Hooker.
Dieci anni fa il record dei campionati, 6,05 dell'australiano ex-bielorusso Markov. Albo d'oro: tre ori all'URSS e all'Ucraina, due all'Australia. La sorpresa più grande nella tormenta di Helsinki 2005, dove pescò il jolly l'olandese Blom. Francia mai all'oro, ma con due argenti e tre bronzi nel carniere. Lavillenie cercherà di colmare il vuoto, rendendo omaggio anche a Pierre Quinon, il connazionale ex-campione olimpico tragicamente scomparso pochi giorni fa. Nota relativa alle progressioni: bastarono solo due salti a Sergey Bubka (a Roma '87) e a Steve Hooker (a Berlino) per assicurarsi l'oro. Il titolo più "faticoso" per Markov nel 2001, con l'ausilio di sette salti prima che ne venisse sancita la vittoria. Finale in programma il 28 agosto, alle 12:25 in Italia.
Salto in lungo uomini
La stagione è stata dominata dall'australiano Mitchell Watt, bronzo a Pechino e agli ultimi mondiali indoor, proiettatosi a 8,54 quest'anno, con altre quattro gare intorno agli 8,40. Il 23enne canguro di Bendigo ambisce a dare il primo oro mondiale della specialità all'Australia, dopo sette vittorie firmate Stati Uniti, tre del cubano Pedroso, ed una del panamense Saladino. Quest'ultimo ha impressionato a Parigi (8,40), ma ha perso continuità. Gli altri probabili contendenti sono i due britannici Rutherford e Tomlinson, il sudafricano Mokoena, il russo Menkov. Da non dimenticare il campione europeo Reif (a Daegu per i tedeschi anche Sebastian Bayer), l'altro australiano Lapierre, il marocchino Berrabah e il campione universitario USA Makusha, uomo di Zimbabwe, che però non gareggia nel lungo da giugno. Nella squadra USA anche il campione in carica Dwight Phillips, quest'anno, finora, in crisi di risultati.
I grandi precedenti: il mondiale di Tokyo '91 può vantare la più grande gara di ogni epoca, quando Mike Powell (e non l'atteso Carl Lewis) spodestò il leggendario 8,90 di Bob Beamon dalla cronologia del primato del mondo dopo 23 anni. Nella specialità, l'Europa non è mai arrivata, con un suo rappresentante, alla medaglia d'oro. L'ultimo saltatore del vecchio continente a salire sul podio fu l'azzurro Andrew Howe con l'argento di Osaka. Finale per l'oro il 2 settembre, alle 12:20.
Salto triplo uomini
L'uomo-gara sembra essere ancora, nonostante l'ultima deludente gara, Phillips Idowu, campione in carica. In una gara che lamenta l'assenza del francese Tamgho (infortunato), ad ambire a succedere a Idowu nell'albo d'oro, sulla carta, sono soprattutto il cubano Copello e lo statunitense Taylor. Oltre a Idowu, che vincendo l'oro pareggerebbe la doppia vittoria del connazionale Edwards nella storia dei mondiali, l'Europa presenta l'azzurro Donato, reduce dallo straordinario argento europeo indoor di Parigi (17,73), il romeno Oprea (poco brillante nelle ultime uscite), il recuperato campione olimpico Evora (17,31 alle Universiadi pochi giorni fa) e la rivelazione ucraina El-Sheryf (17,72). Ancora sulla breccia lo svedese Olsson, deciso a giocarsi la finale.
Il precedente da leggenda fu a Göteborg, quando Jonathan Edwards saltò tre volte nel futuro fino al 18,29 del primato del mondo. Il miglior salto nelle qualificazioni mondiali appartiene a Olsson (17,56 a Parigi). Nella storia dei titoli mondiali, tre firme per l'oro sono state apposte sia dagli USA che dalla Gran Bretagna. Il record sulle pedane coreane è del bulgaro Markov (17,61 a Seul '88). Finale il 4 settembre, ore 12:05.
Salto in alto donne
La contemporanea assenza della tedesca Friedrich (infortunata), della belga Hellebaut (seconda maternità) e della statunitense Howard-Lowe, apre scenari del tutto nuovi in una specialità che ha sempre regalato grandi finali nella storia dei campionati del mondo. La campionessa iridata delle due ultime edizioni, la croata Blanka Vlašic, è a rischio infortuni ma ha deciso di varare per Daegu. La specialità ha restituito a grandi misure un'altra "grande" diventata madre lo scorso anno, la russa Anna Chicherova, che ai campionati russi ha stupito con un 2,07 da far sgranare gli occhi. Oltre alla Vlašic ed alla Chicherova, i due metri sono stati superati solo dall'azzurra Antonietta Di Martino (in inverno 2,04 indoor) e dalla russa Shkolina (sempre indoor). Gli altri nomi da seguire per completare l'arco delle pretendenti al podio sono quelli della svedese Green-Tregaro, della spagnola Beitia e della estone Iljustsenko. L'ennesimo ritorno per la 37enne bulgara Veneva, la resurrezione dell'olimpionica di Atene Slesarenko (1,97) e del bronzo olimpico Styopina, completano il cast.
Come dimenticare la straordinaria Stefka Kostadinova, che nella finale mondiale romana del 1987 migliorò il record del mondo con un 2,09 tuttora mai eguagliato? L'albo d'oro conta due successi della bulgara, della sudafricana Cloete-Storbeck e della Vlašic, uniche medaglie d'oro per i rispettivi paesi di appartenenza. Per la Chicherova due medaglie d'argento, per la Di Martino quella di Osaka. Nè la Russia (come entità indipendente) né l'Italia hanno mai messo una propria specialista sul gradino più alto del podio. Vista la presenza della Chicherova e dei quattro aironi russi nella gara maschile, la statistica dice anche che solo in due occasioni (1993 e 2003) entrambe le gare di salto in alto furono vinte da atleti della stessa nazione. Si salta per le medaglie il 3 settembre, alle 12:00 ora italiana.
Salto con l'asta donne
Yelena Isinbayeva torna a misurarsi contro l'oro iridato, conquistato a Helsinki ed Osaka, prima del clamoroso "zero" di Berlino. Per la russa una stagione tutto sommato discreta ma con qualche incertezza. Sul suo cammino la connazionale e campionessa europea Feofanova, la polacca Rogowska, che le soffiò l'oro due anni fa nel mondiale tedesco, la vice-campionessa olimpica Suhr-Stuczynski (4,91 un mese fa in una gara-test vicino New York) e l'acrobata brasiliana Murer, iridata indoor a Doha. In rialzo le quotazioni della matura tedesca Strutz, salita a misure importanti a trent'anni, dell'altra tedesca Spiegelburg e della muscolata greca Kiriakopoulou.
Solo la Isinbayeva ha superato i cinque metri nella storia della specialità, e lo ha fatto anche in occasione di una finale mondiale, a Helsinki 2005 (5,01, allora record mondiale che salvò un'edizione rovinosa sotto il piano tecnico per le condizioni atmosferiche da incubo). La Isinbayeva detiene anche la miglior misura mai superata in Corea (4,80). Le finali mondiali finora disoutate sono state sei (da Siviglia '99 in poi): si contano tre successi russi (due per la Isinbayeva e uno per la Feofanova), due americani (con Stacy Dragila) e l'ultimo, polacco, per merito della Rogowska. Il record di "velocità" è ancora della Isinbayeva: nel 2007 a Osaka arrivò all'oro in soli tre salti, "aprendo" con 4,65. L'ora della verità il 30 agosto, alle 12:05.
Salto in lungo donne
Una specialità in cui i valori internazionali sono in assestamento su livelli medi più alti che in passato: la stagione fin qui ha regalato 23 specialiste capaci di volare oltre i 6,80, una misura che nelle ultime cinque finali mondiali ha regalato il podio per tre volte. L'atleta con le carte migliori sembra essere ancora la statunitense Brittney Reese, oro a Berlino e 7,19 in questa stagione. Dai due blocchi (USA e Russia) potrebbero uscire i nome per il podio: il cast russo-americano è completato dalle nere Jimoh e DeLoach e dalle europee Klishina, Kucherenko e Zaytseva, quest'ultima con un passato da quattrocentista di valore (bronzo europeo a Göteborg) che ha iniziato con il lungo solo quest'anno, arrivando ai sette metri in tre gare! Hanno aspirazioni di finale la britannica Proctor (una ex-caraibica), la nigeriana Okagbare (bronzo olimpico a Pechino), la portoghese Gomes, la svizzera Pusterla (record di 6,84 sabato scorso a Chiasso) e l'ex-dominatrice dell'eptathlon Carolina Klüft, che sta spendendo gli ultimi atti di una carriera sensazionale sulla pedana del lungo.
Nell'albo delle finali iridate, si contano tre doppiette d'oro, quelle realizzate da Heike Drechsler, Jackie Joyner-Kersee e Fiona May. In termini di nazioni, gli Stati Uniti veleggiano solitari con quattro medaglie d'oro, l'ultima con la Reese a Berlino, ma da vent'anni, sul gradino più alto del podio, si cambia inno nazionale. Dopo l'ultimo acuto di Jackie Joyner, infatti, nessuna nazione ha bissato con due titoli consecutivi. Altre curiosità: da cinque edizioni la medaglia d'argento è assegnata a una specialista russa. Nel 2007 a Osaka l'unica tripletta iridata, con l'un-due-tre firmato, appunto, Russia. La data della finale è il 28 agosto, ore 11:15 in Italia.
Salto triplo donne
Chiudiamo la presentazione delle gare iridate del settore salti con la specialità che, nel corso del 2011, ha visto diverse atlete sfidarsi a distanza nello spazio di un centimetro! Ben tre, infatti, hanno sfiorato i 15 metri con 14,99 (la cubana Savigne, oro nelle due ultime edizioni) e la colombiana Ibarguen (rivelazione della stagione) e con 14,98 la campionessa europea Saladuha. Al novero delle tre principali pretendenti all'oro, si aggiunge il nome della kazaka Rypakova (14,96 e un titolo mondiale indoor). L'Europa presenta, oltre all'ucraina Saladuha, la biondissima greca Papahrístou (erede designata della Devetzi), la campionessa europea indoor e argento a Barcellona Simona La Mantia, e una sola russa (Anna Kuropatkina) dopo l'infortunio della Murtazina nel camp di Vladivostok. L'algerina Rahouli torna con ambizioni di finale. Out Tatyana Lebedeva, la campionessa olimpica Mbango, la primatista tedesca Demut.
Le donne saltano triplo da Stoccarda 1993: per l'oro è stato necessario andare ben oltre i 15 metri in sette finali su nove, con la punta storica a Göteborg '95, quando l'ucraina Kravets incrementò di quasi mezzo metro (15,50) il precedente record del mondo, che risaliva alla prima finale iridata di Stoccarda (15,09 della Biryukova). Le russe guidano il medagliere con tre ori (due con la Lebedeva), obiettivo raggiungibile anche da Cuba se la Savigne dovesse imporsi anche a Daegu. Curiosità: il quinto salto di finale ha regalato la medaglia d'oro cinque volte su nove. La Russia "vede" il podio da dieci anni e cinque edizioni, ma stavolta è dura. La finale è per il primo settembre, alle 12:20 in Italia.
Nelle foto d'archivio, Yargelis Savigne e Steve Hooker (foto Giancarlo Colombo/FIDAL)
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