MEZZOFONDO: CHE FARE? (INTERVISTA A TONINO CONGIU)
Ai primi anni ’70 il mezzofondo isolano recitava due lingue: quelle di Edoardo Sanna (Amsicora) da una parte e Luisa Marci (Cus Cagliari) dall’altra, gli unici che fossero in grado di prendere parte ai tricolori assoluti. Erano i tempi in cui le campestri si facevano con i chiodi da tre centimetri, rigorosamente fissi, e nessuno ti sgridava. Marina Loddo e Giuseppina Dentoni erano ancora bambine, Mario Secchi e Giuseppe Simula erano già andati in pensione, Piero Ligas, Mauro Lenzu, Cenzino Chessa, Daniela Porcelli ancora dovevano svilupparsi. Poi arrivo il gruppo di Nardino Degortes a dettare legge con Giuseppe Lai e poi Franco Deriu, Gianfranco Secci, i fratelli Calderone, Giorgio Pisano e Luigi Curreli. E dall’individuale si passò alla squadra e alle piste sintetiche con i chiodini piccoli, Intercambiabili perché si usuravano. Quindi, fu la volta dei velocisti e saltatori made in Sardinia a dettare legge e il mezzofondo confidò nella forza di Davide Cadoni e Sara Palmas. Ma a dire il vero, un titolo italiano assoluto (Ambu a parte) in Sardegna non si è mai visto, nelle specialtà che vanno dai 1500 ai 10.000 metri. Oggi sembra che qualcosa si sia risvegliato e il mezzofondo e il fondo appaiono in risalita con Claudia Pinna, quarta in Italia sui 10.000 metri, componente della squadra azzurra argento alla Coppa Europa di specialità, e anche le graduatorie nazionali giovanili cominciano a parlare limba e dialetti: Alice Cocco, prima nei 3000 e seconda nei 1500 allieve, Riccardo Usai, secondo nei 2000 metri cadetti, Agostino Saba quarto nei 2000 siepi, e Raffaele Nonne decimo nei 1500. Ne parliamo con Tonino Congiu, responsabile del settore mezzofondo del comitato tecnico regionale, negli anni 70 compagno di squadra di Edoardo Sanna all’Amsicora..
Con tanti giovani all’assalto delle graduatorie italiane possiamo parlare di un risveglio del mezzofondo sardo? Secondo me è solo sceso il livello delle prestazioni nazionali e ciò permette ai nostri giovani di emergere. D'altronde, noi, uno o due di alto livello giovanile, li abbiamo sempre avuti, solo che una volta superata l’età dello sviluppo è difficile tenerli in pista. A noi manca la fame, gratificazione per pochi e fatica per molti sono le leggi dell’atletica. Se andiamo a vedere bene, i migliori in Italia oggi hanno nomi stranieri, pelli colorate e quindi fibre muscolari di un certo tipo, frutto di una buona integrazione, ma anche del fatto che i bianchi non hanno voglia di lottare e sudare. Poi è importante lavorare in gruppo: se hai molti ragazzi, uno al limite riesce anche ad emergere. Lo dimostra Alà dei Sardi, dove Alice Cocco in questo momento è la punta di diamante ma non è l’unica a sudare in pista. Alice, deve solo imparare a correre e, soprattutto in questo periodo, lasciare un po’ da parte il cronometro, privilegiando l’aspetto tecnico, la corsa al risparmio energetico.
Un tempo il fondo era corsa lunga, fartlek, poi arrivo il neozelandese Peter Snell con le salite. Oggi come ci si allena al mezzofondo veloce e prolungato?
Prima si impara a correre poi si scelgono le distanze. Anche Nonne sta ottenendo risultati ma a Dorgali ha corso con i remi in barca. Voleva fare gli 800, poi è stato schierato nei 1500 e lì è stato a guardare. Scalas e Mura hanno invece dato alla gara un buon ritmo per ottenere il minimo per gli assoluti. E Scalas ha fatto il suo personale. A livello giovanile un bel gruppo si sta formando a Decimo, con Celestino Usai, e, ripeto, quando trovi il gruppo qualcuno che emerge c’è. Lì a Decimo è ancor tutto basato sul gioco, eppure il primo giro dei 2000 cadetti a Dorgali l’hanno corso in 1:06, un tempo velocissimo, poi è chiaro che a quel ritmo è arrivato anche l’ottimo risultato di Riccardo Usai con 5:52. Aspettiamo che Riccardo e i suoi compagni crescano e poi vedremo il da farsi.
Hai parlato di fibre muscolari particolari: le possiamo costruire, allenare?
E’ una questione costituzionale, vedi Anastassia Angioi, padre italiano e madre bielorussa, o Antonella Sotgiu, colored di Alà, comunque di madre del corno d’Africa. E qui vale il discorso che facevo prima e che condivido con tutti i tecnici di altre regioni. Chi primeggia attualmente sono per metà provenienti da altre nazioni. Comunque non credo che bisogni disperare, anche i nostri ragazzi ce la possono fare. Per il momento è necessario giocare, imparare a correre in economia, poi se sono rose fioriranno.
Motivi per stare allegri a livello assoluto?
Pochi, pochissimi. A parte Claudia Pinna ho visto Giuseppe Mura un po’ remissivo, tra l’altro le gare su strada distraggono, e Abdelkader Oualid non ha ancora mantenuto le promesse. Ma non dispero. I nostri giovani ci fanno ben sperare e li seguiamo con attenzione. Ripeto: l’atletica è fatica per molti e successo per pochi. E il mezzofondo è proprio la specialità che più segue questa regola. Ma chi la segue fino in fondo ha buone speranze di emergere. Adesso, per ciò che riguarda il settore maschile, ci sarà un 5000 metri ad Oristano. Andiamo lì e vediamo cosa succede.
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