Van Niekerk 300-record: 30.81 a Ostrava
28 Giugno 2017Il velocista sudafricano riscrive anche la migliore prestazione mondiale dei 300 metri. Accoglienza trionfale per Usain Bolt che vince i 100 in un tranquillo 10.06. Altra grande spallata per l'olimpionico del giavellotto Thomas Rohler.
di Giorgio Cimbrico
Ostrava. Usain Bolt sempre più vicino all’addio, Wayde van Niekerk sempre più prossimo a raccogliere l’eredità del Lampo, a diventare il simbolo, il totem dell’atletica che presto perderà il monarca e ha estremo bisogno di un successore.
Usain trova un commosso sorriso quando il pubblico di Ostrava, che in questi anni ha avuto la ventura di ammirarlo nove volte, gli tributa l’omaggio finale: lo stadio diventa giallo-verde Giamaica e una voce robusta canta l’inno dell’isola. Bolt ha appena corso: partenza mediocre, accelerazione difficoltosa. Il cubano Yunier Perez a lungo gli pizzica il fianco destro. Alla fine i centesimi che li dividono sono pochi: 10.06 Usain (peggio del 10.03 di Kingston, nella gara che lui ha definito orribile), 10.09 il cubano che centra il nuovo record personale. “Non è che sono tanto felice”, ammette Bolt che ha poco più di un mese per darsi una lustrata e provare ad agganciare il quarto titolo mondiale su 100. Avrebbe potuto inseguire il quinto ma a Daegu si eliminò da solo dopo la più famosa falsa della storia. Missione difficile ma lui ha abituato a questo e altro: a Rio non era andato da favorito e come è andata è scritto nei rapporti olimpici oltre che registrato da milioni di menti.
L’erede è pronto: Wayde van Niekerk non è espansivo e guascone come la Meraviglia di Trelawny ma, se ce n’era bisogno, dimostra di essere il velocista senza confini: record mondiale del 300 strappato a Michael Johnson (30.85 nel 2000 ai 1300 metri di Pretoria) e portato a 30.81: 10.27 la media per ogni tratto di 100 metri. Proprio Bolt, su questa pista in formato tra l’umido e il bagnato aveva fornito la più veloce esibizione senza l’ausilio dell’altura: 30.97 nel 2010. Alla fine del primo rettilineo Wayde ha già agganciato gli sparring Bonevacia e Makwala. La curva è il solito disegno perfetto; l’ingresso sull’ultimo segmento, un approdo elegante in piena efficienza di spinta. L’unico a non essere tramortito è Makwala, che paga 63 centesimi. I vantaggi abissali stanno diventando una costante nelle esibizioni di chi di recente ha portato il record sui 100 a 9.94 e quello dei 200, sia su pista che strada, a 19.84. Aggiungere ll terrificante 43.03 e l’acuto, ancora udibile, di Ostrava per avere il quadro d’assieme. Lo sprint bruciante e la velocità prolungata, sino allo sfinimento del quarto di miglio, hanno trovato un interprete totale. Ora, l’attacco all’impresa che Michael Johnson centrò a Gotebog ’95 per concedere il bis ad Atlanta, un anno dopo: la conquista delle corone di 200 e dei 400. Chi vuole succedere a Bolt deve offrire qualcosa di speciale e a occhio Wayde, il campione del paese arcobaleno, è pronto. Sul giro, nessuna concorrenza; sul mezzo giro, qualcuno c’è (soprattutto De Grasse) senza convincere a fondo.
Jan Zelezny, promoter dalle idee brillanti e uomo dal braccio d’oro, aveva varato lo scontro tra le due scuole più solide, la ceka e la tedesca. Hanno vinto gli ospiti sui padroni di casa e Thomas Rohler da Jena (la città dove Zelezny raggiunse il vertice a 98,48) ha fornito un’altra prova di nitore tecnico con pochi eguali: 91,53, seguito da 91,02. I cameramen, rispetto a Doha, hanno tenuto una posizione più defilata. Johannes Vetter è stato la degna spalla con 87,88 e i cechi hanno raccolto il terzo posto con Jakub Vadlejch, 86,43.
Spesso a Ostrava la Scarpa d’Oro si svolge in condizioni autunnali. Quest’anno, caldo spesso e opprimente che ha tagliato i ritmi dei 10000. Mo Farah, in una delle ultime esibizioni pistaiole, alla campana si è trovato affiancato e persino superato dal 19enne keniano Mathew Kimeli. Due zampate sono state sufficienti per scavare il gap: 27:12.09 e terzo tempo mondiale dell’anno per il britannico, 27:14.43 e un largo personale per Kimeli.
L’esordio sui 1000 di David Rudisha, dalla condizione ancora opaca, si chiude con un quarto posto, in un 2:19.43 che lascia poche tracce. Vittoria a Nicholas Kipkoech in 2:18.51. Di altra dimensione il 13.09 del francese Garfield Darien che con il nuovo record personale sale al secondo posto nella lista mondiale di stagione, dietro soltanto all’esplosivo Omar McLeod e davanti all’altro giamaicano Ronald Levy. Classificabile nelle misure di routine, quando di mezzo c’è lui, il 17,57 vincente di Christian Taylor che per Londra deve tener d’occhio un vecchio amico, Will Claye. Su quella pedana ne hanno già combinato delle belle.
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