Riecco Bolt, 9.95 a Montecarlo

21 Luglio 2017

L'uomo più veloce del mondo vince l'ultimo 100 metri della carriera in Diamond League in 9.95. Kuchina 2,05, Trost quarta con 1,85. Grandi Semenya (1:55.27) e van Niekerk (43.73). Cinque mondiali stagionali.

di Marco Buccellato

Nell'undicesima tappa della IAAF della IAAF Diamond League 2017 a Montecarlo Usain Bolt vince i 100 metri dell'ultimo meeting della carriera in 9.95 (+0.7), cinquantesima volta del giamaicano sotto i 10 netti. Alessia Trost è quarta nell'alto con 1,85 e tre errori a 1,90. Vince Mariya Lasitskene-Kuchina con 2,05. La 24enne friulana delle Fiamme Gialle ha superato senza errori 1,80 e 1,85 prima di sbagliare tre volte a 1,90, dividendo il quarto posto con la slovena Cernjul e la svedese Kinsey. Gara decisa sui 2,00, superati solo dalla Lasitskene-Kuchina, volata senza errori fino a 2,05 a un centimetro dal personale (poi tre errori al record russo di 2,08), davanti alla campionessa europea under 23 Yuliya Levchenko (1,97, personale) e all'iridata indoor Vashti Cunningham (1,97). Sugli 800 donne Caster Semenya è messa alla frusta dalla burundiana Niyonsaba e dalla statunitense Wilson e per vincere centra il primato della Diamond League in 1:55.27, miglior crono al mondo negli ultimi nove anni. Record nazionali per la Niyonsaba (1:55.47) e per la Wilson (1:55.61). Anche Wayde van Niekerk fatica, vince i 400 metri con il record del meeting di 43.73 ma subìsce il ritorno di Isaac Makwala (43.84) e deve stringere i denti nel finale. Triplo successo kenyano nel mezzofondo con altrettanti primati mondiali stagionali per Emmanuel Korir sugli 800 metri in 1:43.10, Elijah Manangoi sui 1500 in 3:28.80 davanti a Timothy Cheruiyot (3:29.10) e Hellen Obiri sui 3000 metri in 8:23.14. Uno statunitense batte i kenyani sui 3000 siepi, è Evan Jager che sfiora gli otto minuti in 8:01.29 e sigla il primato mondiale stagionale. Kendra Harrison vince i 100hs (12.51/-0.2) di un solo centesimo su Sharika Nelvis. Nei concorsi vittorie del tedesco Thomas Röhler nel giavellotto con 89,17 e del polacco Piotr Lisek nell'asta con 5,82 e della colombiana Caterina Ibargüen nel triplo con 14,86/-0.5). A Kori Carter i 400hs in 53.36.

LA CRONACA DELLE GARE

BOLT, L'ULTIMO HURRAH - Usain Bolt può dirsi soddisfatto, perché ha vinto, perché ha corso per la 50esima volta sotto i 10 secondi (9.95/0.7) e perché non si è concesso più di tanto alla lotta accontentandosi di tagliare per primo il traguardo. La condizione del giamaicano è in crescendo e tra due settimane a Londra potrà serbare ancora qualcosa di importante prima di lasciare la pista. Partito benino, ha accelerato da par suo e gestito gli ultimi trenta metri senza dannarsi. A tre centesimi (9.98) gli è arrivato Isiah Young, poi il sudafricano Simbine e il britannico Ujah (tre successi nel circuito quest'anno) entrambi a 10.02. Se non è ancora Bolt, lo sarà.

Per ora, il tributo del pubblico e almeno quaranta minuti di autografi.

VAN NIEKERK-SEMENYA, VITTORIE DIFFICILI - Il faccia a faccia Van Niekerk-Makwala si risolve in un duello spaziale. Il primatista del mondo vola dai 100 ai 200 metri e supera l'avversario nella corsia più interna, ma Makwala rientra all'ingresso in rettilineo e fa sudare le classiche sette camicie al sudafricano, che ha la meglio solo negli ultimi quaranta metri. In 43.73 van Niekerk abbatte il primato dell'Herculis (43.96 di Michael Johnson), un territorio dove si insinua anche Makwala, regale in 43.84. Nella pioggia di sub-45 che seguono (44.26 Thebe, 44.57 Roberts e 44.81 Norwood) c'è anche il record nazionale dello sloveno Janezic (44.84), fresco campione d'Europa under 23. Quasi una fotocopia gli 800 donne, dove Caster Semenya si è superata per abbattere Francine Niyonsaba e Ajee' Wilson, disposte alla gara della vita pur di precedere la sudafricana. Pacemaker perfetta  (55.31) poi dopo i 600 metri Semenya e Niyonsaba spalla a spalla all'ingresso in rettilineo: la schiacciasassi regina di due Olimpiadi ha spremuto quanto aveva in corpo per vincere in 1:55.27, miglior crono al mondo negli ultimi nove anni, primato della Diamond League, del meeting, record nazionale migliorato di un centesimo. Dietro, un corollario di record nazionali, quello del Burundi con la Niyonsaba a 1:55.47, quello storico della Wilson per gli USA in 1:55.61 e quello della canadese Bishop in 1:57.61. In mezzo, una Hassan granitica in 1:56.81. Sette atlete sotto l'1:58.5, una gara ancor più stratosferica delle premesse.

KORIR ESORDIO IN GRANDE STILE - Per due giganti che tremano, il personaggio nuovo degli 800 metri Emmanuel Korir, che ha fatto ciò che ha voluto alla prima uscita in Diamond League. Studente a El Paso seguito da Paul Ereng, ha giocato al gatto col topo con il canadese McBride per poi cambiare passo a 120 metri dal traguardo e superarlo con estrema facilità, allungando il distacco a margini abissali e inchiodando un 1:43.10 che vale il vertice delle liste stagionali. E' il vincitore dei Trials di Nairobi e ora, alla luce di una simile prova, una carta importante per il suo paese nel contesto iridato di Londra. In sei scendono sotto l'1:45, tra cui McBride (secondo in 1:44.41), Bosse (1:44.72) e Tuka (1:44.94).

SEMPRE AFRICA - I 1500 dello stadio Louis II non tradiscono e offrono una gara senzazionale, lanciata alla perfezione dal duo di lepri Rotich-Kivuva (1:51.43 agli 800). Tim Cheruiyot e Elijah Manangoi hanno preso il largo e si sono presentati in rettilineo per giocarsi il successo. Manangoi ha avuto la meglio sul connazionale portando a 3:28.80 il record mondiale stagionale (personale e nona prestazione all-time) e trascinando anche Cheruiyot a un grande 3:29.10. Filip Ingebrigtsen, quarto in 3:32.48, fa suo il primato europeo stagionale. Il polacco Lewandowski firma il record nazionale in 3:34.04.

I due olimpionici Centrowitz e Kiprop chiudono nono e undicesimo. Ancora tanta Africa nel successo di Hellen Obiri sui 3000 metri: la kenyana chiude solitaria in 8:23.14 dopo una lunga fuga (5:34.84 ai 2000, la miglior frazione dell'anno), manca il primato del Louis II ma disintegra il mondiale stagionale sulla distanza di ben sedici secondi. Fanno festa in tante con ben nove primati personali, le migliori sono Chepkoech in 8:28.66 e la scozzese Muir in 8:30.64. Il record nazionale lo firma la svedese Bahta in 8:37.50, appena undicesima. Il Kenya manca il poker nel mezzofondo, il merito va al miglior non africano degli ultimi anni, il biondo statunitense Evan Jager che va via nell'ultimo chilometro e chiude in 8:01.29, miglior tempo dell'anno, davanti a Birech (8:07.68) e a Kebenei, all'altro statunitense (acquisito) Kebenei, al personale in 8:08.30.

LE ALTRE GARE - Il pericolo per Kendra Harrison non è arrivato dall'australiana Sally pearson, come a Londra, ma negli ultimi metri dall'ombra in corsia esterna di Sharika Nelvis, giunta a un centesimo dalla primatista del mondo (12.51/-0.2). La Pearson non è progredita (12.68), invece la giamaicana Danielle Williams, iridata a sorpresa due anni fa, sì (12.58 e una prova convincente). Niente over-90 nel giavellotto dominato fin dal primo turno dal campione olimpico Thomas Röhler, vincitore con 89,17. L'amicone Vetter stavolta ha perso il duello fratricida (85,14), preceduto anche dal ceco Vadleich (85,43). Nell'asta solo il polacco oro europeo a Belgrado Piotr Lisek ha superato i 5,82, misura sufficiente a respingere sei avevrsari fermi a 5,72, tra cui Renaud Lavillenie (quinto) che voleva uscire dal Louis II con una misura superiore ai 5,90. Irriducibile, Caterine Ibargüen ha colto in extremis il successo col sorpasso finale (14.86/0,5) sulla venezuelana Yulimar Rojas, in testa dall'avvio di gara con 14.72, poi giocatasi il tutto per tutto nel salto che ha chiuso la gara planando a tre centimetri dalla rivale (14.83/-0.4). Sui 400hs donne uno-due firmato USA con prima parte fulminea di Kori Carter che tiene fino in fondo e vince in 53.36 davanti a Shamier Little (54.02) e alla giamaicana Russell (54.38).

La stagione della IAAF Diamond League 2017 per discipline
Le Diamond Races per meeting

IL SITO DELLA IAAF DIAMOND LEAGUE

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