Londra 2012-2017: la Regina è sempre l'atletica!
29 Luglio 2017Cinque anni dopo le Olimpiadi, la capitale britannica ospita i Campionati del Mondo (4-13 agosto) per l'addio del fulmine Usain Bolt e l'assalto di van Niekerk alla doppietta 200-400
di Giorgio Cimbrico
Mondiali di Londra, i sedicesimi della storia, i primi su suolo britannico, l’ennesima tappa della Golden Decade che dopo Olimpiadi, Giochi del Commonwealth e Coppa del Mondo di rugby, prevede per il 2019 il Mondiale di cricket. Quando si atterra nello UK, è come per un goloso entrare nel laboratorio di un maestro belga del cioccolato.
Battendo il sentiero della banalità, il 2012 appare ancora vicino, appostato appena dietro la stazione dove ferma Javelin, il treno locale più veloce del mondo; cucito a punti ben saldi, a quel che sta per accadere, dai Giochi dell’Anniversario che, un’estate dopo l‘altra, hanno portato a Stratford, East End, nel luogo intitolato a Elisabetta II, un pubblico grande e un grande pubblico, nel senso di numeri, di amore, di competenza, di sano nazionalismo. E anche in questi giorni, ormai attestati sul filo dell’orizzonte, la tendenza al sold out sarà rispettata.
Di quei giorni, in una sintesi secca e commossa, rimangono e rimarranno l’ennesima razzia di Usain Bolt, vicino a mostrarsi in versione berlinese, la migliore offerta nei suoi anni di lampi e di tuoni; il Super Saturday che in un paio d’ore recò alle già cospicue fortune britanniche il carico d’oro fornito da Jessica Ennis, Greg Rutherford e Mo Farah; la sera del 9 agosto, quando David Rudisha seppe suscitare una luce tersa obbligando, per 100 secondi, a distogliere l’attenzione dalla sfida delle coppie: Christian Taylor e Will Claye, alligatori americani, contro Fabrizio Donato e Daniele Greco, cavallette d’Italia.
Ora, il goodbye finale del Lampo di Giamaica e quello alla pista di Mohamed Farah (andrà avanti sull’asfalto, puntando alla maratona di Tokyo 2020) nello stadio dove è imbattuto, sono ingredienti forti. Con adeguati ritocchi all’orario, se n’è aggiunto un paio d’altri: la possibilità di dare l’assalto al “double” 200-400, centrato a Los Angeles ’84 da Valerie Brisco-Hooks e poi ad Atlanta ’96 prima da Michael Johnson e, subito dopo, da Marie-José Pérec. Anche qui in ballo un uomo e una donna: Wayde van Niekerk e Shaunae Miller, nel frattempo diventata signora Uibo. Wayde è l’uomo del fragoroso 43.03 di cui è ancora avvertibile l’eco, Shaunae è l’altissima ed elegante ragazza di Nassau che a Rio ha fregato Allyson Felix con un tuffo: consapevole o soltanto conseguenza di un serbatoio senza più una goccia da spremere?
WvN o Waydream ha una serie annichilente di numeri primi che lo rendono unico, un all-arounder buono per lo sprint breve e prolungato, sino a quello asfissiante del giro di pista. Ha approfittato dell’ultima esibizione giamaicana di Usain il Grande per scendere a 19.84; ha strappato all’Espresso di Waco l’ultimo appezzamento mondiale (30.81 significa viaggiare a una media di 10.27 per ogni segmento di 100 metri) e al primo assaggio dell’anno ha privato MJ anche del record della pista di Losanna: era 43.66, ora è 43.62. A Michael rimane solo il vanto della maggior collezione sotto il bollente confine dei 44 secondi. 22 volte. Per Shaunae la faccenda è a occhio più complicata, soprattutto per il ritorno imperioso ed elegante di Allyson, dai piedini piccoli e esplosivi e dalla feroce volontà di rivincita.
Giorni iridati e caleidoscopici; le parabole infinite assicurate da Johannes Vetter e Thomas Rohler, i tedeschi che ambiscono a una corona e a una seria minaccia da portare al regno ultraventennale di Jan Zelezny, per tutti “l’uomo dal braccio d’oro”; la caparbia sfida lanciata alle africane da Laura Muir, cuore di Scozia; la contrastata elezione per ottenere l’erede di Ashton Eaton: un giovane francese, Kevin Mayer, può puntare al titolo di formidabile tuttofare.
Alle Olimpiadi di cinque anni fa, la prova su strada di ciclismo venne seguita da due milioni di persone in quello che qualcuno definì il più grande picnic della storia. E’ l’obiettivo inseguito con la combinata maratone-prove di marcia su percorsi studiati per centrare numeri da capogiro. Le maratone, che non c’entrano nulla con la classica primaverile, partono e arrivano al Tower Bridge, dopo quattro giri di 10 km nei luoghi-simbolo, molto vecchi e molto nuovi, della città che qualcuno ha etichettato moderna Babilonia. La marcia sarà una sarabanda sull’alberato Mall, da Buckingham Palace all’Arco dell’Ammiragliato e ritorno, con premiazione allietata da uno dei riti più amati dai turisti di tutto il mondo: il cambio della Guardia sulla spianata di fronte alla residenza della Regina.
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