Christian Coleman, turbo e compatto

20 Gennaio 2018

Il nuovo primatista mondiale dei 60 metri, 22 anni e 1,75 di altezza, è sfrecciato in 6.37 a Clemson

di Giorgio Cimbrico

Sul breve Christian Coleman ora è il più veloce di sempre: a Clemson, South Carolina, alla prima uscita, 6.37, due centesimi meglio di Maurice Greene delle pregiate stagioni 1998 e 2001. La notizia vera è il ritorno in scena dei normali: Christian, che farà 22 anni tra poco più di un mese, è alto 1,75 per poco più di 70 kg, una ventina di centimetri e una ventina di chili distante da Bolt il titano. Un peso medio che ad agosto, a Londra, in uno scontro aperto a ogni categoria di peso, è andato ad affrontare mediomassimi e massimi rischiando di portare a casa la corona mondiale. Metro più, metro meno, ai 90 era in testa il ragazzo nato poco prima che nella sua città, Atlanta, andassero in scena i Giochi del Centenario. Per i 100, l’Olimpiade dell’elegantissimo canadese Donovan Bailey, oro e record mondiale collocato a 9.84, per provare a far dimenticare il carico di vergogna piovuto addosso al paese dell’acero otto anni prima a Seul con l’affaire Ben Johnson.

Nella concitazione della finale più elettrica, Christian diede una piccola, fugace occhiata, vide che era riuscito a guadagnare sul Bolt dell’addio un margine che, a quel punto, neppure il semidio poteva colmare. Al largo, ombra nera e cavaliere oscuro, stava scivolando sui binari della sua corsa perfetta Justin Gatlin, il reprobo, l’eterno, capace di tornare a conquistare un titolo globale a tredici anni dall’oro olimpico di Atene, a dodici dal titolo mondiale nella piovosa Helsinki.

Quella sera, allo stadio olimpico di Stratford, Gatlin venne investito da un irato flutto di fischi, Bolt ebbe il giusto homenaje per tutto quello che aveva saputo offrire nei suoi lunghi anni di tuono: l’addio da sconfitto non lo rendeva meno grande, semmai meravigliosamente umano. E così tutto lo spazio venne divorato dal solito sospetto e dal collezionista di tanto oro da trasformarlo in un moderno Mida. Coleman finì dentro questo sandwich e di lui si finì per parlare poco. Unico commento possibile: aveva avuto l’occasione e non l’aveva sfruttata sino in fondo. Per giovinezza, per scarsa esperienza, per incapacità di correre sino in fondo una distanza solo all’apparenza molto breve. Le graduatorie erano chiare, eloquenti: in testa c’era lui, con il 9.82 di Eugene, una pista che con lui è sempre stata generosa. E lassù sarebbe rimasto, anche dopo il Mondiale.

Per complessione fisica, Christian è un formidabile partente: circa un anno fa, durante una selezione per il draft della National Football League, John Ross corse le 40 yards in 4.22 e pretese con quel risultato di essersi lasciato alle spalle nientemeno che Bolt. Coleman rispose qualche giorno più tardi con 4.12 su erba. Ufficioso ma molto significativo. Il 6.37 è figlio di quel lampo.

VIDEO | CHRISTIAN COLEMAN 6.37 RECORD MONDIALE 60 METRI A CLEMSON

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