Addio a Bannister, l'uomo dell'impresa

04 Marzo 2018

A quasi 89 anni è scomparso il mezzofondista britannico che il 6 maggio del 1954 ha abbattuto la storica barriera dei 4 minuti nel miglio con 3:59.4

di Giorgio Cimbrico

“Sono diventato lento, ho bisogno d’aiuto ma riesco a vedere tutto in una nuova prospettiva e mi rendo conto di quanto siano importanti l’amore e l’amicizia che sento intorno a me”, confessava sir Roger Bannister, con il suo sorriso gentile, la condizione di malato di Parkinson. Era neurologo e aveva capito tutto sin dai primi sintomi. Se n’è andato nel sonno, prossimo agli 89 anni. Dall’Impresa sono passati due terzi di secolo, 64 anni.

Era il 6 maggio 1954 quando sulla pista di Iffley Road, Oxford, Roger Bannister corse il miglio in 3’59”4. Sotto i 4 minuti, per lasciarsi alle spalle 1609 metri, non era mai andato nessuno. Nella storia dell’atletica c’è chi ha infranto altri muri imponenti, chi ha retto lo scettro per anni senza fine, chi ha fatto collezione di medaglie olimpiche. Bannister no. Un titolo del Commonwealth, uno europeo e quel record che durò il soffio breve di 46 giorni. E allora, perché? Perché fu “il dottor Bannister, suppongo”, l’esploratore.

Su quel record è stato girato un film (“Four Minutes”), sono stati scritti libri e mezzo secolo dopo la falcata e il tempo di Bannister sono finiti sulla moneta da 50 pence. Più che un record, l’avventura sulla distanza nobile e perfetta, consumata da un inglese, da uno studente modello, in uno dei luoghi, Oxford, dove si era formata la classe dirigente nei due secoli della nascita della prima potenza globale. Quel record finì per essere interpretato come l’ultimo palpito imperiale. E nell’onda lunga di un mito che non si è mai appannato, gioca un ruolo forte l’immagine dell’arrivo. Bella, drammatica. Un quadro storico. La ripresa televisiva non è granché: la Bbc mandò un cameraman che si arrangiò montando la sua attrezzatura sul tetto di un furgone.

Quando Bannister decise di provare, il record mondiale era il 4’01”4 che lo svedese Gunder Haegg aveva centrato il 17 luglio 1945 sulla pista di Malmoe. Bannister aveva 25 anni, era nato nel ’29 a Harrow, sede di una scuola preparatoria per le grandi università, aveva fallito ai Giochi di Helsinki (quarto, dietro al sorprendente pelatino lussemburghese Barthel, all’americano McMillen e al tedesco Lueg) ed era vicino ad ultimare gli studi in medicina che gli avrebbero aperto un’importante carriera nel campo della neurologia. Era allenato da un austriaco dalla vita avventurosa, Franz Stampfl, e aveva eccellenti amici in Chris Chataway, sfortunato protagonista dei 5000 olimpici di Helsinki, e in Chris Brasher che avrebbe conquistato l’oro dei 3000 siepi ai Giochi di Melbourne.

Gli furono a fianco a colazione - solo un porridge - e sul treno per Oxford, per guardarlo fisso in volto mentre Roger, che si era concesso cinque giorni di assoluto riposo, stava combattendo con una tempesta del dubbio: “il vento soffiava molto forte e temevo mi avrebbe ostacolato: per fortuna, sul far della sera, diminuì e decisi di provare”. Attorno alle sei pomeridiane, si allineò alla partenza. Brasher si incaricò di tirare per le prime 880 yards che Bannister passò in un perfetto 1’58”2; Chataway lo rilevò sino ai tre quarti (3’00”5) che risultarono non velocissimi (“sentivo che il record mi stava sfuggendo”), obbligando Roger a un ultimo giro sotto i 60 secondi per mettere i piedi nella storia.

Di quell’arrivo esiste una foto che sembra scattata da Robert Capa: Bannister è al centro, capo all’indietro, trasfigurato nello sforzo finale, un giudice, pipa in bocca, annota compunto, un cronometrista si copre il volto e scoppia in lacrime premendo il bottone che blocca le lancette, i compagni di corso, sullo sfondo, corrono sul prato, gli occhi eccitati. Nell’immagine non è inquadrato Harold Abrahams che aveva preso Roger sotto le sue ali e aveva trovato posto a bordo pista, qualche metro prima del traguardo, senza far valere il suo nome, il suo passato.

In un’età che non prevedeva tabelloni luminosi e comunicazioni immediate, si trattava di attendere il responso, il verdetto. Venne per bocca dello speaker Norris McWhirter e servì ad alimentare lo stereotipo del formalismo britannico, unito a un sottile amore per la suspence da propagare come un brivido sottile: “Signore e signori, questo è il risultato della gara numero 9, il miglio: primo, il numero 41, Roger G. Bannister dell’Amateur Athletic Association e studente dei college Exeter e Merton, con un tempo che  rappresenta un nuovo record della pista e del meeting e che, dopo esser stato sottoposto a ratifica, sarà un nuovo record inglese, britannico, su suolo britannico, europeo, dell’Impero britannico e del mondo. Il tempo è 3’…”. Il ruggito della folla coprì il numero dei secondi e dei decimi, disperse per un lungo attimo l’ufficialità di quel 3’59”4. “Tre” significava l’atterraggio nel mondo nuovo, il piede posato su un pianeta proibito. Poteva un uomo correre un miglio in meno di 4 minuti? Poteva. E così la notizia uscì in prima pagina sul Times, su una colonna. Evitare l’esagerazione può essere la misura per tutte le cose. Altri tempi, senza isterie.

Il 21 giugno, a Turku, la città di Paavo Nurmi, l’australiano John Landy corse in 3’57”9: cancellò un record, non il Record. Bannister avrebbe ribattuto il mese successivo ai Giochi del Commonwealth di Vancouver, piegando l’australiano in fondo al primo duello che ricevette un robusto supporto mediatico e fu immortalato con la fusione di un gruppo statuario con due figure. “La moglie di Lot si voltò e divenne di sale, io mi voltai e divenni di bronzo”, sorrise l’australiano quando vide l’opera e ripensò al momento del sorpasso. “Sir Roger - gli chiesero molti anni dopo - quel record è stato il momento più alto della vostra vita?”. “Sono certo di no. I momenti più alti della mia vita sono i quarant’anni che ho dedicato alla neurologia”. Erano proprio altri tempi: Sir Roger medico e ricercatore, sir John governatore dello Stato di Victoria. Prima dei Giochi di Londra 2012, toccò a Bannister portare la fiaccola sul luogo del suo capolavoro. Una targa semplice, a sfondo blu, spiega: “Qui il primo miglio sotto i 4 minuti venne corso il 6 maggio 1954 da Roger Bannister”. Non c’è nulla più del necessario, il linguaggio giusto e scarno perfetto per le cose grandi.

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