Effetto 2020: le star e i record che tremano
02 Gennaio 2020Le domande di inizio anno. McLaughlin batterà Muhammad? Mahuchikh meglio di Lasitskene? E nello sprint, Lyles e Coleman quanto si avvicineranno a Bolt?
di Giorgio Cimbrico
Track and Field News ha deciso e sentenziato che i migliori atleti dell’anno appena concluso sono stati Karsten Warholm e Dalilah Muhammad, scostandosi, per la sfera maschile, dal giudizio World Athletics, già IAAF, che ha consegnato l’Oscar a Eliud Kipchoge e a un’impresa che in tempi più severi sarebbe stata definita fuorilegge.
I due ostacolisti forniscono eccellenti appigli per tracciare un “cartone” sulle sfide che verranno, sui record in pericolo. Stendere l’affresco toccherà naturalmente a loro e ad altri colleghi che tireremo in ballo.
Nome biblico e famiglia di osservanti musulmani, cresciuta nello stesso quartiere newyorkese, Jamaica, in cui vide la luce Bob Beamon, Dalilah è salita in vetta con i due record del mondo e il titolo globale, ma proprio questo suo invidiabile status la espone all’assalto di Sydney McLaughlin, sin dall’adolescenza una predestinata che mirerà quest’anno a infrangere la barriera dei 52.0.
Il rinascimento dei 400hs è stato affidato a un norvegese nativo di un piccolo borgo marinaro, a un antillano per sangue, non per nascita, e a un mauritano cresciuto in Arabia, in pista sotto la bandiera del Qatar. Warholm, Rai Benjamin, Abder Samba: gli unici e i soli dopo Kevin Young ad aver violato le porte iniziatiche dei 47.0. Molto probabile che qualcuno, sborsando una cifra sostanziosa, tenterà di mettere in scena il vertice nella prima parte di stagione. Se il progetto non andrà in porto, il destino di un record datato ’92 è affidato alla finale olimpica. Sarebbe l’ottava volta che il limite cade nell’occasione più importante.
Usain Bolt, che quel buonanima di Paolo Rosi avrebbe definito “leggermente appesantito”, ha calcato la pista di Tokyo vaticinando, non proprio in chiaro, che il suo record sui 100 potrebbe essere in pericolo. A occhio, a Christian Coleman mancano un paio di decimi, un paio di metri a quella velocità. Difficile. Al miglior Noah Lyles, sui 200, ne mancano tre: il difficile si raddoppia, come la distanza. A Berlino Usain le aveva fatte troppo grosse.
Imboccato il 33° anno di durata, il 2,09 romano di Stefka Kostadinova può correre rischi.
La prima indiziata non è la metronomica regolarista oltre i 2,00 Mariya Lasitskene, ex signorina Kuchina, ma la 18enne ucraina Yaroslava Mahuchikh, dalle trecce grosse come gomene e dalla verticalità assoluta: il 2,04 di Doha, mondiale junior che le ha dato l’argento a pari misura con la caucasica, è una vetta transitoria.
Il formidabile summit di Doha nel peso (in tre in dieci millimetri, in tre a ridosso della linea dei 23 metri) ripropone, sempre più incalzante, la possibilità che il quasi trentennale – e sospetto – record di Randy Barnes sia destinato a cadere. La regolarità su misure monstre aveva indicato in Ryan Crouser l’erede più probabile, seguito dal neozelandese Tom Walsh, l’uomo dall’azione più fluida. Ma la capacità “inventiva” di Joe Kovacs, soprannominato l’uomo-mortaio per fisico e per rilascio del proiettile, rende le previsioni piuttosto ardue. Dopo le scaramucce e i fuochi incrociati di inizio stagione, la battaglia campale sarà a Tokyo.
Kipchoge ha firmato per Londra: vuole la quinta vittoria in una data, la seconda metà di aprile, che gli consentirà di puntare, poco più di tre mesi dopo, al secondo successo olimpico dopo quello molto chiaro di Rio. Più che con gli avversari, una sfida con la storia e con le analisi che ne scaturiscono. A Sapporo ha la forte chance di pareggiare Bikila e Cierpinski, ma ha a suo vantaggio una collezione mostruosa di tempi vincenti, il record mondiale ufficiale e quello ufficioso. L’Impresa, con iniziale maiuscola. Il più grande di sempre, senza punto interrogativo.
Quale o quali distanze sceglierà Sifan Hassan per dare all’Olanda un successo olimpico che manca dalla sorprendente vittoria di Ellen Van Langen a Barcellona? Dopo la singolare e unica accoppiata 1500-10.000 di Doha, potrebbe concederne un’altra più classica (5000-10.000) o quella (1500-5000) scandita dai nomi di Nurmi e El Guerrouj. Se la scelta cadrà su quella “lunga”, attenzione all’elegante e giovanissima etiope Letesenbet Gidey, ultima a cedere all’orange e capace, in occasione del suo record mondiale sui 15 km, di un 10.000 in poco più di 29 minuti.
L’asta riparte dal podio di Doha per produrre altre avventure nello spazio: Sam Kendricks, cordiale e popolarissimo, Armand Duplantis, cosparso di polvere magica come Harry Potter, Piotr Lisek, forte e spavaldo come Tarzan stanno organizzando nuovi numeri da circo sin dalla stagione indoor. Da non perdere.
Dopo essersi trasformata nella terza di sempre, Salwa Eid Naser ha fatto capire che il titolo olimpico è una tappa importante ma che l’inseguimento al record mondiale può mutarsi nella prima delle ambizioni della bahreinita. Se il progresso procederà come nell’arco di questi ultimi dodici mesi (quasi un secondo tra 2018 e 2019) la fantascienza diventerà realtà.
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