#IOstoacasa
15 Marzo 2020(robyspezzigu) “L’attività agonistica in Sardegna, come nel resto d’Italia, è completamente bloccata perché stiamo attraversando un momento molto delicato che richiede grande responsabilità da parte di tutti e l’atletica, come lo sport in generale, non può esimersi dall’uniformarsi a queste disposizioni e regole di ordine generale sulla salute pubblica”. Sergio Lai, presidente della Fidal Sardegna così sintetizza lo stato attuale dell’atletica leggera sarda, che aveva iniziato nel migliore dei modi questa stagione agonistica 2020 con i successi di Dalia Kaddari e le belle prestazioni di altri come Leonardo Porcu. Dall’inizio di marzo è è tutto fermo, allenamenti compresi, con i campi di atletica chiusi come tutti gli impianti sportivi.
“Per ora non sappiamo niente di certo sulla ripresa dell’attività e a tal proposito il 27 di questo mese ci sarà , in video conferenza, il Consiglio Nazionale Fidal per decidere il da farsi”.
La dirigenza è realista e anche Giorgio Fenu, tecnico del Cus Sassari e fiduciario tecnico regionale, non si nasconde le attuali difficoltà: “E’ un momento brutto per tutti, e non solo sotto l’aspetto sportivo che passa in secondo piano quando ci sono problemi di salute fisica. Penso che prima di maggio non si possa riprendere la normale attività agonistica e quando riprenderà sarà ancora per un po’ di tempo limitata.
Siamo però speranzosi di poter salvare almeno parzialmente la stagione agonistica 2020 con la seconda parte della stagione outdoor”.
Sulla stessa linea Paolo Reni, tecnico federale nonché dirigente e tecnico dell’Ichnos Sassari, società che lo scorso anno ha primeggiato a livello regionale vincendo i campionati societari assoluti su pista e la speciale classifica delle società giovanili del combattuto Gran Prix: “La situazione è grave e penso sia giusto fermarsi - esordisce Reni che continua - I ragazzi erano pronti per gareggiare e vivere un’altra annata da protagonisti come lo scorso anno ma il momento è delicato e l’attività si sposterà di almeno due mesi con gli atleti che perderanno la forma ma la salute è molto più importante. Dobbiamo starcene tranquilli a casa e poi si riprenderà la vita normale compresi gli allenamenti e le gare”.
“Mi alleno come posso, anche se non sarà performante, sul terrazzo di casa”, dice Nadia Neri, sprinter sassarese pluricampionessa sarda della velocità e quest’anno capace di aprire la sua stagione agonistica 2020 con il personale nei 60 metri indoor (tempo di 7”57) con cui si è guadagnata la finale ai campionati italiani assoluti. Per lei si prospettava una stagione agonistica a alti livelli: “Ero in forma come non lo sono mai stata”- ma poi, fresca di laurea in medicina e in attesa di poter conseguire l’abilitazione all’esercizio delle professione (slittato a fine febbraio per questi problemi d’ordine generale), non ha problemi a catalogare le giuste priorità del momento: “Mi spiace per la stagione agonistica su cui riponevo, come il mio tecnico Pompilio Bargone, buone aspettative ma ora ci sono cose più importanti a cui pensare. Noi atleti dobbiamo dare ed essere d’esempio, con comportamenti corretti e consapevoli, anche per tutti gli altri, soprattutto per i nostri giovani praticanti l’atletica. Ora il messaggio che bisogna far passare e che lo sport è salute ma oggi in Italia a mancare non è questo tipo di salute. L’atletica è da sempre parte importante della mia vita e mi rattrista non poter andare ad allenarmi e gareggiare. Ora però rimanere a casa penso sia un sacrificio necessario per poter uscire al più presto da questa situazione”.
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