Storia della corsa in montagna (1a parte)
30 Aprile 2020Signore delle cime. Il Novecento
di Sebastiano Scuderi
Poche regioni possono vantare la corona regale del Piemonte con le Alpi dal Colle di Cadibona nelle Marittime al passo di San Giacomo nelle Lepontine, la culla del Po al Pian del Re alle pendici del Monviso, l’immenso Parco Nazionale del Gran Paradiso e le valli d’immensa e struggente bellezza. Non è un caso che la nostra regione abbia dato un contributo importante alla Corsa in Montagna italiana. Una storia che parte da lontano.
Poche regioni possono vantare la corona regale del Piemonte con le Alpi dal Colle di Cadibona nelle Marittime al passo di San Giacomo nelle Lepontine, la culla del Po al Pian del Re alle pendici del Monviso, l’immenso Parco Nazionale del Gran Paradiso e le valli d’immensa e struggente bellezza. Non è un caso che la nostra regione abbia dato un contributo importante alla Corsa in Montagna italiana. Una storia che parte da lontano.
All’inizio era Marcia Alpina, a staffetta, secondo la tradizione della pattuglia alpina, non era una sport olimpico, aveva una organizzazione da dopolavoro ed era gestita dall’ENAL, che organizzò i primi campionati nel 1949, divisi in due: Civili e Militari.
Negli anni ’70 il CONI, dovendo inquadrarla in una federazione, scelse la FIDAL, trattandosi di “marcia”.
Nel ’72 ci fu il primo Campionato Italiano a staffetta a cui si aggiunse nel ’76 quello individuale.
A Ceppo Morelli si trovava un giovane bergamasco della Forestale diventato tecnico dopo un brutto incidente, Raimondo Balicco, che con Luigi Corti aveva creato nel ’67 il GS Genzianella, a lui fu affidato il compito di regolamentare la corsa in montagna: distanze, pendenze positive e negative, percorsi, organizzazione, omologazione, tempo massimo, cronometraggio.
Nel '79 arrivò il riconoscimento ufficiale della specialità; nell’85 vennero organizzati i primi Campionati Mondiali e dieci anni dopo gli Europei, assoluti e Under 20.
Balicco diventò il responsabile della Nazionale, col supporto come tecnico dell’almesino Piergiorgio Chiampo, fino al 2012, quando passò il testimone a un altro Forestale il valsusino Paolo Germanetto.
L’Italia ha vinto nei Mondiali 207 medaglie: 96 oro, 63 argento e 48 bronzo; negli Europei 124: 56 oro, 36 argento e 33 bronzo.
I primi piemontesi a mettersi in evidenza furono due atleti ossolani.
Claudio Galeazzi del GS Genzianella indossò 12 maglie azzurre in due Mondiali e vinse un titolo nell’82. Severino Bernardini dell’Atletica Cistella, otto maglie azzurre, due Mondiali con un oro e un argento, un titolo nell’83, tre anni dopo lo vinse Massimo Bernardini, sempre del Cistella.
Franco Naitza del Giò 22 Rivera partecipò a due Mondiali Junior vincendo un oro nell ‘86. Il pinerolese Gino Caneva quattro maglie azzurre, conquistò il bronzo ai Mondiali del ’95. Roberto Delsoglio del Saluzzo due Mondiali con un argento e due titoli. Maurizio Gemetto del Sanfront partecipò a due Mondiali con un oro e un argento, un titolo nel ’92. Massimo Galliano della Valle Varaita sei maglie azzurre, quattro Mondiali, oro nel ’96 e due Europei, oro nel 2000, due titoli. Paolo Germanetto dell’Atletica Susa azzurro ai Mondiali del ’96, suo fratello Marco, una vera promessa, nel ’98 aveva vinto il titolo Allievi su strada e in montagna, moriva tragicamente in un incidente stradale il 6 settembre ’99.
In campo femminile Alba Milana del Fiat Sud Formia vinse il titolo nell’83; Miranda Giordanengo dell’Alta Valle Susa quello Junior nell’84; Cristina Porta della Stronese Junior nell’85 e nell’86; Paola Toselli del Fiat Sud Formia, Junior nel ’93. Tante le giovani atlete cuneesi che si misero in luce; due del Sanfront: Barbara Verna vinse tre titoli, uno Allieve, uno Junior e uno Promesse; Giuseppina Rinaudo azzurra a un Mondiale Junior.
Due della Valle Varaita: Elena Maria Bagnus e Manuela Monge Roffarello un titolo Allieve. Rossella Cravetto del Dragonero azzurra a un Mondiale Junior. Da ricordare anche Cristina Pozzo dell’UG Biella, azzurra a un Mondiale Junior e un titolo Allieve. Due atlete di grande rilievo nell’ultimo decennio del ‘900, poliedriche, non solo montagna, ma anche cross e pista nel loro palmares, capaci di vincere anche la Combinata: cross, strada, montagna e 5000 su pista, un esperimento durato pochi anni. L’ossolana Nives Curti cominciò nel Cistella, poi al Fiat Sud Formia e infine alla Comense, 18 maglie azzurre: tre Mondiali, un oro e un bronzo e tre Europei, un oro; tre titoli tricolori più due di Combinata. La torinese Flavia Gaviglio dall’ INA Primavera alla Sisport, al Team Lotti, all’Alessandria e infine alle Alpi Apuane, una vita sui campi di gara, tranne un anno di sospensione nell’87 per la nascita della figlia Valentina. 32 maglie azzurre: sette Mondiali e otto Europei con un argento, tre titoli tricolori più una Combinata.
Due atlete del Torinese da ricordare. Matilde Ravizza di Moncalieri nella Forestale, 12 maglie azzurre: quattro Mondiali, un argento. Mirella Cabodi iniziò nel Robassomero un anno dopo al Cafasse, poi alla Sisport.al Giò 22 Rivera, poi Master al Cumiana e ritorno al Cafasse, sette maglie azzurre: tre Mondiali e un Europeo.
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