VERSO LE ELEZIONI, PAOLO VALENTE: “I MIEI 16 ANNI DA PRESIDENTE”
11 Novembre 2016Un impegno lungo 16 anni. A chiusura del quarto e ultimo quadriennio olimpico da presidente del Comitato regionale della Fidal, per Paolo Valente è il momento dei bilanci.
Presidente, sta per concludersi il suo quarto quadriennio da presidente della Fidal regionale: quanto è cambiata l’atletica in questi 16 anni?
Due dati esprimono al meglio l’entità del cambiamento: gli atleti tesserati sono passati dai 9.230 del 2001 ai 21.179 di oggi (dato aggiornato al 26 ottobre, ndr); il budget del Comitato regionale veneto, dal 2001 al 2015, è passato da 367.204.674 lire (pari a 190.557,69 euro, ndr) a 647.753,33 euro, con un aumento pari al 334%. Questi riferimenti indicano chiaramente lo sviluppo quantitativo e il salto di qualità compiuto dall’atletica veneta in questi anni sia sotto il profilo gestionale-organizzativo, sia in ordine all’aspetto tecnico-agonistico, vero core business della nostra attività. La crescita è stata perseguita anche attraverso un’articolata serie di progetti e iniziative assai significativi orientati alla promozione dell’atletica leggera, alla formazione dei tecnici, all’offerta di importanti occasioni di approfondimento culturale, all’organizzazione di importanti eventi agonistici. Abbiamo anche pensato a contrastare le cause dell’abbandono della pratica dell’atletica leggera da parte dei giovani e a favorire la graduale ma solida maturazione dei giovani talenti.
Domani, all’assemblea elettiva di Bassano del Grappa, non sarà tra i candidati per la presidenza del Comitato regionale: perché questa scelta?
Pur avendo avuto molte sollecitazioni a ripresentare la mia candidatura, ho ritenuto, dopo quattro mandati e 16 anni, che fosse giusto passare il testimone. Nel 2001, pur dovendo, per situazioni contingenti, affrontare l’esperienza della presidenza regionale, imparando il “mestiere” giorno per giorno, individuai da subito alcuni obiettivi fondamentali. Ora ritengo che quegli obiettivi siano stati conseguiti in modo soddisfacente. Per cui, reputo corretto lasciare ad altri l’onore e l’onere di guidare l’atletica veneta verso nuovi traguardi.
Tre iniziative, tra le tante realizzate in questi 16 anni, di cui va particolarmente fiero?
Organizzare annualmente un campionato federale in Veneto era uno degli obiettivi sopra menzionati. L’abbiamo raggiunto nel 2007 portando a Padova i campionati italiani assoluti. Successivamente, grazie all’impegno di alcune società e con il grande appoggio di alcune amministrazioni locali abbiamo organizzato varie edizioni dei campionati italiani, tra le quali gli Assoluti individuali e di società di corsa campestre a Nove e, a più riprese, i campionati italiani cadetti a Caorle. Vado poi fiero del “Progetto Juniores”, un’iniziativa da me voluta ed egregiamente curata e sviluppata dal Settore Tecnico Regionale. L’incontro tra rappresentative di macroregioni doveva rappresentare uno dei punti qualificanti del progetto: è un obiettivo non ancora raggiunto, ma auspico che possa essere assunto come proprio dalla prossima dirigenza del Comitato regionale. E poi aggiungo la realizzazione dell’impianto indoor. Senza falsa modestia, posso dire di aver dato un fondamentale contributo nel raggiungere questo obiettivo; il progetto partì nel 2007 con il montaggio della vecchia pista di Ancona presso l’ex Foro Boario e si è concluso con l’entrata in funzione nel 2014 dell’impianto indoor nei pressi dello stadio Euganeo.
Un rimpianto?
Non essere riuscito a creare un adeguato coinvolgimento nelle iniziative di solidarietà sociale che a più riprese sono state proposte o promosse dal Comitato Regionale. Erano iniziative che, corrispondendo al ruolo educativo che tutti diciamo di riconoscere allo sport, dovrebbero facilmente affiancare e completare la nostra attività istituzionale.
L’errore che non rifarebbe?
Sicuramente in questi 16 anni ho fatto molti errori. Anche qui, senza falsa modestia, mi viene però da dire che nelle scelte insite nel mio ruolo ho sempre cercato di valutare tutti gli elementi che in ogni specifico caso andavano considerati e di aver preso le decisioni che in coscienza ritenevo giuste ed opportune.
La difficoltà più grossa incontrata durante la sua presidenza?
La ricerca di modalità adeguate per promuovere efficacemente nel nostro mondo un clima di apertura al dialogo, capace di favorire il confronto di idee ed esperienze e di promuovere una sincera ricerca di un denominatore comune sul quale costruire l’unione di energie e risorse, primo passo per un concreto salto di qualità del movimento tutto.
Perché l’atletica italiana non è più competitiva ai massimi livelli?
Perché la programmazione delle attività volte a ricercare, sviluppare e tutelare il talento è frammentaria, priva di metodo e poco coordinata tra il livello territoriale e federale, per cui si produce una forte dispersione di potenziali talenti. Per quelli che comunque arrivano a maturazione c’è da dire che il livello del talento individuale per emergere in ambito mondiale deve essere veramente altissimo, e quando questo si presenta, per raggiungere prestazioni assolute è necessario investire grandi risorse ed energie predisponendo programmi adattati sulle caratteristiche ed esigenze individuali. L’atletica italiana a livello top sta vivendo un passaggio generazionale: i campioni degli ultimi anni hanno concluso la loro parabola; per i giovani emergenti i programmi impostati non hanno ancora dato i frutti attesi.
Qual è il contributo che il territorio potrebbe dare alla rinascita del movimento?
La messa in campo di iniziative e progetti efficaci nel combattere prima la specializzazione precoce e successivamente il precoce abbandono dell’attività che spesso sono due facce della stessa medaglia. Ciò favorirebbe, da un lato, l’emersione di giovani talenti e, dall’altro, la graduale e corretta evoluzione delle capacità individuali ed infine, al limite della categoria juniores, consentirebbe di individuare il gruppo di atleti sui quali la Federazione dovrebbe investire con programmi ed investimenti pluriennali.
Un consiglio per il suo successore?
Puntare in Comitato sul lavoro di squadra, assegnando responsabilità ai Consiglieri secondo le competenze di ciascuno ed effettuando periodiche e puntuali verifiche dello stato di avanzamento dei lavori. Lavorare assieme ai Comitati provinciali per favorire il dialogo e il confronto tra società dello stesso territorio quale presupposto per mettere a sistema energie, idee, risorse ed in prospettiva dar vita a società meglio strutturate per puntare a un salto di qualità.
Nel suo futuro non ci sarà davvero spazio per l’atletica?
Chi l’ha detto? Sarò sempre attento alle vicende del movimento e disponibile, se e quando richiesto, a mettere a disposizione l’esperienza maturata in 55 anni di atletica leggera vissuti in ruoli diversi: atleta, tecnico, dirigente di società, dirigente federale.
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