L’Italia c’è: 6 pass per la finale, Fabbri 21,76

02 Agosto 2024

Leo avanti nel peso con il brivido: ribalta tutto all’ultimo lancio, promosso anche Weir. Conquistano la finale Battocletti sui 5000, Derkach nel triplo, la discobola Osakue e la staffetta 4x400 mista

Gli azzurri non tradiscono nella sessione pomeridiana alle Olimpiadi di Parigi: arrivano cinque pass individuali per la finale, più quello della staffetta mista, per un totale di sei promozioni al turno decisivo dei Giochi. La gara più ‘thrilling’ è quella di Leonardo Fabbri nel peso, costretto a ricorrere al terzo lancio per qualificarsi alla finale di domani sera: è proprio al terzo ingresso in pedana, quando era momentaneamente escluso, che trova la miglior misura complessiva del turno con 21,76, meglio del ceco Stanek (21,61) e degli statunitensi Otterdahl (21,52) e Crouser (21,49). Avanti anche l’altro azzurro Zane Weir con 21,00 a tre anni dal quinto posto delle Olimpiadi di Tokyo. Nei 5000 è meravigliosa Nadia Battocletti, testa a testa con le super big mondiali, terza nella propria batteria con il crono di 14:57.65, incollata alla keniana Faith Kipyegon (14:57.56) e all’olandese Sifan Hassan (14:57.65). Eliminata Federica Del Buono (15:15.54). Battocletti è attesa lunedì in finale, nella stessa serata che metterà in palio le medaglie del disco, sessione alla quale non mancherà Daisy Osakue, avanti con 63,11. Luce verde anche per Dariya Derkach che domani sera parteciperà alla finale del triplo in virtù del suo 14,35 (+0.3), esattamente la misura richiesta per il passaggio del turno. Out invece Ottavia Cestonaro con 13,63 (+0.3). Non sbaglia la staffetta 4x400 mista con Luca Sito, Anna Polinari, Edoardo Scotti e Alice Mangione, lo stesso quartetto dell’argento europeo di Roma: 3:11.59 e terzo posto nella propria batteria. Finale, anche qui, in programma domani sera. Negli 800 finiscono ai turni di ripescaggio Eloisa Coiro, a cui non basta il primato personale di 1:59.19, ed Elena Bellò, a sua volta sotto i due minuti con 1:59.98. Domattina saranno di nuovo in pista per la seconda chance. Il primo titolo assegnato all’interno dello Stade de France, dopo quelli di ieri della marcia al Trocadero, lo vince l’Uganda, per merito di un formidabile Joshua Cheptegei, record olimpico dei 10.000 metri con 26:43.14.

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Peso uomini (qualificazione) - Che brividi! Tutti e due gli azzurri del peso vanno in finale: Leonardo Fabbri timbra il miglior risultato della qualificazione con 21,76 ma soltanto alla terza e ultima prova, dopo aver rischiato di uscire di scena, mentre Zane Weir è undicesimo (21,00). Il colosso fiorentino tira un sospiro di sollievo, perché per alcuni lunghi minuti è con le spalle al muro e di fronte allo spettro di una clamorosa eliminazione. Non sarebbe stato sufficiente il primo lancio a 20,44 che esce male. Poi il secondo è intorno ai ventuno e mezzo, oltre i 21,35 del pass diretto, ma nullo per aver toccato il fermapiede: tredicesimo in classifica. Sarebbe escluso dalla finale, però all’ultimo appello il campione europeo, argento mondiale e bronzo iridato indoor fa esplodere l’urlo di liberazione e di gioia. Come l’anno scorso ai Mondiali, all’ultimo lancio, anche se con misure ben diverse: in quel caso al dodicesimo posto, l’ultimo dei qualificati, prima di salire sul podio. “Chiedo scusa per aver fatto di nuovo soffrire in qualificazione e ho sbagliato a sottovalutarla. In riscaldamento sbadigliavo, non ero come sono abituato a stare nel pre-gara. Mi è venuto in mente quando durante i raduni in Sudafrica vediamo i leoni e mi sentivo un leone senza fame. All’inizio sono stato ‘bischero’ ma poi bravo a rimanere tranquillo, mi sono passati in mente i sacrifici degli ultimi anni prima dell’ultimo tentativo. Ho pensato che lo avrei fatto al terzo anche stavolta e ho dimostrato a me stesso di avere gli attributi, ma sarebbe stato facile perdersi. Sono molto fiducioso e qui per ambire a qualcosa di importante. La pista viola dello stadio? Spero di dare una gioia domani a Firenze e a tutta l’Italia”. Tra i rivali per le medaglie, sbrigano la pratica con un lancio il ceco Tomas Stanek (21,61), gli statunitensi Payton Otterdahl (21,52) e Ryan Crouser, 21,49 per il primatista mondiale. Sorride anche Zane Weir che apre con 20,29 e incrementa a ventuno metri esatti prima di chiudere con un nullo. Seconda finale olimpica di fila per il campione europeo indoor, dopo il quinto posto di Tokyo, in una stagione condizionata dall’infortunio alla caviglia: “Era importante esserci, anche se non è stata una gara perfetta e ho qualche problema di ritmo in pedana. Per la prima volta la mia famiglia era qui a vedermi, sono felice”.

5000 donne (batterie) - È in finale Nadia Battocletti. Nessun problema per la campionessa europea, in pieno controllo nella batteria dei 5000 metri. All’inizio va in fuga la giapponese Yuma Yamamoto (poi 17esima in 15:43.67) che viene ripresa a poco più di quattro giri dal termine, quindi si mette a tirare l’altra nipponica Nozomi Tanaka (a sua volta eliminata, nona con 15:00.62) tallonata dall’azzurra. Nell’ultimo giro nove atlete si giocano gli otto posti in palio con la trentina che corre all’interno ed è terza in 14:57.65 (parziale di 2:43 nel chilometro conclusivo) affiancata a tante big: l’iridata keniana Faith Kipyegon (14:57.56) e l’olandese oro olimpico Sifan Hassan (14:57.65), la plurimedagliata Margaret Chelimo Kipkemboi (Kenya, 14:57.70) e l’etiope primatista mondiale Gudaf Tsegay (14:57.84). “Molto felice per come è andata la gara - commenta l’azzurra, di nuovo in finale, tre anni dopo il settimo posto di Tokyo - anche se speravo di arrivare senza qui senza problemi, ma da un mese ho un fastidio al calcagno e la parte posteriore della gamba sinistra è rigida. Mi sono detta di non pensarci e di guardare avanti. Era una batteria tosta, non erano omogenee, e ho fatto la scelta giusta di andare dietro all’altra giapponese Tanaka per rimanere nelle prime posizioni evitando possibili cadute. Mi dà fiducia il modo in cui ho affrontato la gara, sono stata forte mentalmente ed era quello che volevo da me stessa”. Non supera il turno Federica Del Buono che all’inizio dell’ultimo chilometro è in coda a un gruppo di sedici atlete ma poco dopo si stacca mentre va a imporsi la keniana campionessa mondiale di cross Beatrice Chebet (15:00.73). L’ultimo posto utile è della venezuelana Joselyn Brea, ottava con 15:02.89, e chiude sedicesima la vicentina in 15:15.54: “Molto amareggiata per la gara peggiore dell’anno qui all’Olimpiade, in una corsa tattica, con tanti spintoni. Ho cercato di stare esterna ma al momento di partire non c’era la brillantezza delle scorse settimane, mi sentivo poco tranquilla per un problema al piede. Era difficile, ma so che valgo il personale e martedì torno in pista nei 1500 con più grinta possibile”.

Triplo donne (qualificazione) - Al momento giusto. Per la prima volta in carriera Dariya Derkach sbarca in finale nel triplo alle Olimpiadi e ci riesce con il suo miglior risultato dell’anno. La vicecampionessa europea indoor comincia bene con 14,19 in assenza di vento, pareggiando il primato stagionale. Poi al secondo salto atterra a 14,35 (+0.3), sesta in classifica, per cogliere esattamente al centimetro la misura richiesta per il pass diretto proprio come era accaduto agli Europei (14,10 a Roma). Stavolta realizza la quarta prestazione in carriera, a 17 centimetri dal personale della scorsa estate in cui ha raggiunto la finale mondiale chiusa all’ottavo posto. E sabato sera c’è quella a cinque cerchi: “Contenta ed emozionata per la prima finale alla mia terza presenza ai Giochi, perché ogni Olimpiade è una nuova avventura. Mi sentivo bene e ho fatto quello che dovevo, ma quando partivo per la rincorsa avevo le gambe che mi tremavano”. Eliminata invece Ottavia Cestonaro con 13,63 (+0.3) al primo salto, proseguendo con un nullo e 13,48 (-0.7) a meno di sei mesi dall’intervento per l’infortunio al tendine del bicipite femorale: “Una partecipazione olimpica sognata da quando ho imparato a camminare sulla pista, ma il mio carattere mi fa avere un pizzico di rabbia: ora sto bene, mi sono mancate le gare”. Il salto più lungo della qualificazione è il 14,68 (0.0) della cubana Leyanis Perez Hernandez, tra le vittime eccellenti c’è la turca argento europeo Tugba Danismaz che non va oltre 13,97 (+0.1).

4x400 mista (batterie) - Missione compiuta per gli azzurri della 4x400 mista. L’Italia agguanta il terzo posto nella batteria in 3:11.59 ed è un piazzamento decisivo per l’ingresso in finale. Al via lo stesso quartetto che ha festeggiato l’argento europeo: parte dai blocchi il primatista italiano della gara individuale Luca Sito per cambiare con Anna Polinari, quarta al momento di andare alla corda preceduta da Nigeria, Olanda e Gran Bretagna, quindi tocca a Edoardo Scotti che nell’ultima parte della sua frazione si avvicina al terzetto di testa e chiude Alice Mangione con il sorpasso nel rettilineo di arrivo ai danni della Nigeria, quarta e out in 3:11.99. Vincono i britannici (3:10.61), secondi gli olandesi (3:10.81), fuori anche i campioni europei dell’Irlanda (3:12.67) che non schierano Rhasidat Adeleke. Dopo la finale mondiale di due anni fa, ora la staffetta mista azzurra va a segno anche alle Olimpiadi e tornerà in pista alle 20.55 di sabato sera. Nella prima batteria con il 3:07.41 degli Stati Uniti (Vernon Norwood, Shamier Little, Bryce Deadmon e Kaylyn Brown) cade il record mondiale in questa specialità di recente introduzione, per la seconda volta nel programma dei Giochi: oltre un secondo in meno rispetto al 3:08.80 targato Usa nei Mondiali dell’anno scorso a Budapest. Dietro fioccano i primati nazionali per Francia (3:10.60), Belgio (3:10.74) e Giamaica (3:11.06), avanti anche la Polonia (3:11.43). Sito: “Emozione unica, in uno stadio strapieno, e sensazioni ottime in pista”. Polinari: “Dopo i crono della prima batteria si doveva correre forte, abbiamo fatto il nostro compito”. Scotti: “Al cambio mi sono girato e ho perso qualcosa, ma in finale non si sbaglia”. Mangione: “Non era facile, contenta perché siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo, domani le gambe gireranno da sole”.

Disco donne (qualificazione) - Per la seconda edizione consecutiva approda in finale Daisy Osakue alle Olimpiadi. La primatista italiana del disco sferra un lancio a 63,11 che vale la nona piazza complessiva, dopo un poco significativo 56,77 in avvio prima di concludere con un nullo. Nel gruppo A chiude quinta, c’è da attendere il successivo ma può esultare: “È un regalo a me stessa in una stagione complicata. Non si deve mollare, bisogna sempre crederci e ho imparato la lezione agli Europei di Roma dove sono stata la prima esclusa dalla finale”. Avvicina subito i settanta metri la statunitense campionessa in carica Valarie Allman (69,59) con ampio margine sul 65,63 della croata Sandra Elkasevic.

800 donne (batterie) - Non basta il record personale a Eloisa Coiro per entrare nelle prime tre della batteria e passare direttamente in semifinale negli 800 metri. È quarta con 1:59.19 (sette centesimi di progresso sul proprio limite) dimostrando di valere un crono decisamente migliore, perché si trova chiusa dalle avversarie nell’ultimo rettilineo e perde il passo prima di allargarsi. Si parte forte con 57.35 dell’etiope Worknesh Mesele al primo giro mentre l’azzurra riesce a risalire in curva ma poi non c’è spazio tra la britannica Phoebe Gill (terza in 1:58.83) e la keniana Vivian Chebet Kiprotich (quinta in 1:59.90) alle spalle della leader Mesele (1:58.07) e della francese Renelle Lamote (1:58.59). La romana dovrà giocarsi le proprie carte nel turno di ripescaggio di sabato mattina (ore 11.20): “Ho smesso di correre e sono ripartita, avevo la qualificazione in mano. So che la condizione è buona, ci sono poche ore di recupero e darò tutta me stessa”. Sarà impegnata nel round di recupero anche Elena Bellò che corre all’interno, in buona posizione, ma nel finale si vede sfuggire le avversarie. Al traguardo è settima in 1:59.98, comunque sotto i due minuti pur senza spingere negli ultimi metri per risparmiare qualche energia, con il successo alla giamaicana Natoya Goule-Toppin (1:58.66).

10.000 uomini (finale) - È il padrone della gara più lunga su pista. Dopo tre titoli iridati c’è il trionfo a cinque cerchi nei 10.000 per Joshua Cheptegei, imbattibile a Parigi con il record olimpico di 26:43.14. Il primatista del mondo attacca a un giro e mezzo dalla fine: da quel momento gli avversari vedono soltanto la schiena dell’ugandese, già argento a Tokyo (e oro nei 5000). Per il secondo posto emerge in rimonta l’etiope Berihu Aregawi in 26:43.44 beffando di due centesimi lo statunitense Grant Fisher, bronzo con 26:43.46. Ai piedi del podio per un soffio Mohammed Ahmed (Canada, 26:43.79) e Benard Kibet (Kenya, 26:43.98).

Decathlon (400) - Al giro di boa della prima giornata comanda Leo Neugebauer con 4650 punti (47.70 sul giro di pista) ma si inserisce in seconda posizione Owens-Delerme a 4608, il migliore nei 400 in 46.17. Per il terzo posto provvisorio Skotheim (4588) davanti a Warner (4561), quinto l’estone campione europeo Johannes Erm (4510).

Decathlon (alto) - Con un salto a 2,11 guadagna tre posizioni il norvegese Sander Skotheim che diventa secondo in classifica (3631) dietro a Neugebauer (3726), capace di 2,05 nell’alto. Al terzo posto Warner (3620) e quarto Owens-Delerme (3608), entrambi a 2,02. Si migliora con 2,17 lo statunitense Heath Baldwin.

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