Orgoglio Jacobs: quinto con 9.85 a Parigi

04 Agosto 2024

L’azzurro a quattro centesimi dalla medaglia di bronzo alle Olimpiadi nei 100 metri. Vince al fotofinish Lyles 9.79, argento Thompson 9.79, terzo Kerley 9.81. Arese in finale nei 1500

È una finale magnifica, equilibrata, risolta soltanto al fotofinish nei 100 metri alle Olimpiadi di Parigi. Esce a testa alta Marcell Jacobs, quinto in 9.85 (+1.0) a quattro centesimi dalla medaglia di bronzo. L’azzurro, al via da campione in carica, migliora nettamente il primato stagionale che aveva pareggiato in semifinale con 9.92. In carriera è andato più veloce solo due volte ai Giochi di Tokyo (tre anni fa 9.80 per l’oro e 9.84 nella semifinale). Spettacolare la sfida che vede il successo di Noah Lyles: lo statunitense oro mondiale festeggia il titolo a cinque cerchi in 9.79 con appena cinque millesimi di vantaggio. Battuto il giamaicano Kishane Thompson, al comando della gara fino a pochi centimetri dal traguardo prima di essere superato e argento con lo stesso crono di 9.79. Bronzo all’ex iridato Fred Kerley (Usa, 9.81), quarto il sudafricano Akani Simbine (9.82) ancora ai piedi del podio mentre Jacobs precede Letsile Tebogo (Botswana, 9.86), Kenny Bednarek (Usa, 9.88) e l’altro giamaicano Oblique Seville (9.91).

Dopo l’arrivo Jacobs, con il ghiaccio sulla coscia sinistra, commenta: “Non posso essere troppo contento. Sono uscito molto bene dai blocchi con un tempo di reazione molto buono (0.114) ma nella fase in cui dovevo continuare a spingere non ci sono riuscito. Ho dato tutto me stesso, il cento per cento, perché cerco sempre di tirare fuori il meglio nelle occasioni importanti. Sicuramente avrei voluto la medaglia e mi dispiace, credevo di poterla prendere. Tra me e l’oro c’erano solo sei centesimi, gli altri sono stati più veloci e più bravi. Ma questa gara è anche una soddisfazione, dopo un anno e mezzo difficile. È stata una stagione complicata, ho cambiato tutto per ritrovare me stesso e la forma che da un po’ di tempo non avevo, però credo in questo progetto e siamo arrivati comunque a 9.85. Era da tre anni che non correvo così forte, vuol dire che sono a buon punto anche se non è bastato per vincere ancora. Non finisce qui, ci sono altri quattro lunghi anni da affrontare prima della prossima Olimpiade. Ho avuto un crampo alla coscia, una strana sensazione al bicipite femorale, ma sono abbastanza sereno e pronto a scendere in pista con la staffetta, siamo qui da campioni olimpici”. Eliminato l’altro azzurro Chituru Ali, settimo nella sua semifinale in 10.14 (+0.7).

Ci sarà un azzurro nella finale dei 1500 metri. È da applausi Pietro Arese che conquista il fondamentale sesto posto in 3:33.03 con un brillante rettilineo conclusivo. Il torinese, bronzo europeo quest’anno, si qualifica per la gara che assegna le medaglie olimpiche martedì sera. Out invece Federico Riva, nono con 3:35.26. Più veloce l’altra semifinale e per andare avanti non basta il record personale a Ossama Meslek che in 3:32.77 diventa il secondo italiano di sempre ma è ottavo al traguardo e quindi escluso dalla finale a cui accedono i primi sei. Brilla nei 400 metri il primatista italiano Luca Sito, promosso in semifinale con 44.99 alla seconda volta in carriera sotto i 45 secondi e alla terza gara in tre giorni dopo aver già corso con la staffetta mista, mentre Davide Re (46.74) sarà ancora al via domani mattina nel turno di ripescaggio. Oro del salto in alto all’ucraina Yaroslava Mahuchikh con 2,00 alla prima prova, stessa misura dell’australiana Nicola Olyslagers che è argento per aver valicato la quota al terzo tentativo. Bronzo a pari merito per Iryna Gerashchenko (Ucraina) e Eleanor Patterson (Australia) con 1,95. Nel martello domina il canadese Ethan Katzberg che lancia subito a 84,12 con ampio margine sull’ungherese Bence Halasz (79,97), terzo l’ucraino Mykhaylo Kokhan (79,39).

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100 uomini (finale) - Non era mai accaduto di vedere otto uomini nella stessa gara (non ventosa) sotto i dieci secondi. Succede ai Giochi di Parigi, in una finale dei 100 che passerà alla storia come la più veloce di sempre per il valore complessivo. Tra i protagonisti c’è Marcell Jacobs che si batte come un leone dopo essere entrato in pista sorridente, in nona corsia, unico europeo al via, presentato per ultimo e accolto dall’applauso dello Stade de France gremito. Giù il cappello di fronte all’azzurro che in 9.85 sfiora il podio, a tre anni dall’oro di Tokyo, con il miglior crono mai visto per un quinto posto (a dirla tutta, per i piazzamenti dal quarto all’ottavo). Nel momento clou dell’anno torna ad avvicinare il proprio record europeo: adesso portano la sua firma tre dei quattro tempi più veloci di ogni epoca a livello continentale. E va in doppia cifra con il decimo “sub 10” della carriera, il quarto della stagione. All’arrivo, tutti con il fiato sospeso per il verdetto e dopo vent’anni l’oro dei 100 riprende la strada degli Stati Uniti con il 9.79 di Noah Lyles, personale migliorato di due centesimi dal triplice campione mondiale (100, 200 e 4x100). Che beffa per il giamaicano Thompson (9.77 in stagione) e scende di un gradino Kerley (9.81), argento nella scorsa edizione. Solo dodici centesimi tra il primo e l’ottavo, in un epilogo che per certi versi ricorda quello del lontano 1952 a Helsinki dove sul filo di lana fu valutato un distacco di tre centimetri tra i primi due.

100 uomini (semifinali) - Il miglior Marcell Jacobs dell’anno raggiunge la finale olimpica, da campione in carica. Si esprime al massimo l’azzurro che dall’ottava corsia, nella seconda delle tre semifinali, si trova in linea con gli avversari per gran parte della gara. Negli ultimi metri emerge il sudafricano Akani Simbine, vincitore in 9.87. Per appena un centesimo l’oro europeo non riesce ad agguantare il secondo posto del botswano Letsile Tebogo (9.91) che significa pass diretto per la finale, ma Jacobs chiude bene e con 9.92 (eguagliato lo stagionale) soffia la terza piazza allo statunitense Kenny Bednarek (9.93). È la nona volta in carriera di Marcell sotto i dieci secondi (la decima se si considera anche un tempo ventoso) e la terza quest’anno. Fa una smorfia quando vede l’ordine di arrivo, batte il pugno destro sul palmo dell’altra mano e deve attendere i risultati della terza semifinale, ma è qualificato con il miglior tempo di recupero (settimo in totale). Nella prima invece l’argento europeo Chituru Ali si trova a rincorrere, contro avversari di altissimo livello, ed è settimo in 10.14 (+0.7). Davanti convince il giamaicano Oblique Seville, al personale di 9.81 controllando il campione mondiale Noah Lyles (Usa) che si impegna ma viene sconfitto con 9.83. “Ho perso un po’ l’assetto durante il lanciato - commenta Ali nell’inedito look con i capelli tinti di rosso - e in una semifinale olimpica non si può sbagliare niente”. L’ultima ‘semi’ vede sfrecciare il giamaicano Kishane Thompson in 9.80 (+0.5) e Fred Kerley (Usa, 9.84).

1500 uomini (semifinale) - Dopo sedici anni torna un azzurro dei 1500 nella finale olimpica. Il merito è di Pietro Arese, con una volata che lo conduce alla sesta posizione in 3:33.03 dopo essere entrato in rettilineo al settimo posto e approfittando anche del cedimento del portoghese Isaac Nader, ottavo con 3:34.75. In una semifinale piena zeppa di big non vuole sorprese il norvegese campione olimpico Jakob Ingebrigtsen che stavolta si porta in testa per dettare il ritmo e vince con 3:32.38 a precedere l’iridato britannico Josh Kerr (3:32.46). Ma il torinese mette in mostra lo spunto che gli ha già dato il bronzo europeo un paio di mesi fa e riporta l’Italia in finale (l’ultimo era stato Christian Obrist nel 2008). “Non ci credo!”, esclama Pietro Arese. “Ma ho pensato a quegli ultimi cento metri favolosi dell’Olimpico a Roma e ce l’ho fatta. Era una semifinale molto difficile, però quando l’ho vista mi sono detto di concedermi solo ieri sera per lamentarmi”. Più dietro Federico Riva (3:35.26) che paga lo sforzo del round supplementare e arriva nono: “L’obiettivo realistico era la semifinale. Il turno in più mi ha un po’ tagliato le gambe, forse senza quella avrei potuto anche centrare la finale”. È invece una gara agrodolce per Ossama Meslek, capace di abbassare nettamente il record personale con 3:32.77 (era di 3:33.92 nella scorsa stagione) diventando il secondo azzurro di sempre (un centesimo in meno di Gennaro Di Napoli nel 1990). Un crono che non è sufficiente per la finale, perché il vicentino si piazza ottavo: “Soddisfatto a metà. Nei grandi eventi non bastano i personali, ma essere così vicini alla finale è dura da accettare”. L’ultimo posto utile, il sesto, va al norvegese Narve Gilje Nordas in 3:32.34 mentre si impone lo statunitense Yared Nuguse con 3:31.72 seguito dal connazionale Hobbs Kessler (3:31.97).

400 uomini (batterie) - Di nuovo sotto i 45 secondi, per la seconda volta in carriera. È ancora in gran forma Luca Sito che si prende un posto in semifinale con 44.99 sui 400 metri, terzo nella propria batteria e qualificato senza bisogno dei ripescaggi. Dopo il doppio impegno nella 4x400 mista, conferma tutte le sue qualità il ventunenne milanese che torna oltre il muro già abbattuto con il fantastico record italiano (44.75) degli Europei. In piena spinta anche nel rettilineo conclusivo, riesce a spuntarla nei confronti del tedesco Jean Paul Bredau (45.07) e del belga plurimedagliato in staffetta Dylan Borlée (45.36) alle spalle di Muzala Samukonga (Zambia, 44.56) e di Bayapo Ndori (Botswana, 44.87). “Bisognava arrivare tra i primi tre - commenta Sito - altrimenti sarebbe stata una fatica incredibile, ma sono riuscito a recuperare da ieri sera ed è un contesto così bello che mi aiuta. Non vedo l’ora di correre la semifinale, essere qui è un sogno che si avvera”. Nel turno di recupero di lunedì mattina, tra poche ore, ci sarà invece Davide Re. Il ligure non va oltre l’ottava piazza con 46.74 nella batteria vinta dal grenadino Kirani James (44.78 per il già campione olimpico e mondiale) in una stagione fortemente condizionata dall’edema osseo al piede destro che aveva costretto l’azzurro a rinunciare a Roma 2024. Fa subito sul serio l’ex iridato Michael Norman (Usa) in un formidabile 44.10, assente invece il bahamense Steven Gardiner, oro tre anni fa a Tokyo.

Alto donne (finale) - Percorso netto fino a 1,98 per le due primedonne della specialità e la gara si decide a 2,00. La campionessa e primatista mondiale Yaroslava Mahuchikh è infallibile anche a questa misura, invece l’iridata indoor Nicola Olyslagers va a segno con il terzo e ultimo salto che significa il suo secondo argento olimpico di fila. Le stesse bandiere, Ucraina e Australia, sul terzo gradino del podio condiviso da Iryna Gerashchenko e Eleanor Patterson con 1,95 alla prima.

Martello uomini (finale) - C’è da andare indietro di oltre un secolo (al 1920) per ritrovare un gap così ampio tra oro e argento nella finale olimpica del martello. Al lancio di apertura il canadese Ethan Katzberg con 84,12 ‘uccide’ la gara, appena 26 centimetri in meno del personale ottenuto in primavera, e aggiunge il titolo olimpico a quello mondiale dell’anno scorso. Dopo due bronzi iridati è secondo l’ungherese Bence Halasz (79,97) mentre l’ucraino Mykhaylo Kokhan (79,39) prevale per il terzo posto sul norvegese Eivind Henriksen, quarto a 79,18.

800 donne (semifinali) - Si candida per l’oro Keely Hodgkinson, la britannica sempre d’argento finora nelle rassegne globali, che spadroneggia con 1:56.86 sulla sudafricana Prudence Sekgodiso (1:57.57). Nelle altre semifinali vincono l’etiope Tsigie Duguma, al successo con il personale di 1:57.47 davanti a Shafiqua Maloney (Saint Vincent, 1:57.59), e la keniana campionessa mondiale Mary Moraa (1:57.86). Prima delle escluse, l’altra ‘brit’ Jemma Reekie a cui non basta il crono di 1:58.01.

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