Howe Besozzi-Torrieri, storie da Aeronautica
Il posto, è un pezzetto di paradiso a venti minuti di macchina da Roma. E il paradiso, talvolta, può anche avere le sembianze di una base militare, seppur molto speciale. Vigna di Valle, a metà strada tra Bracciano e Anguillara, è adagiata sulle rive di un lago azzurro, quello di Bracciano, che da sempre rinfresca la capitale. L'aeroporto Bourlot, che su queste acque si affaccia (costruito in quel punto perché, un tempo, base di partenza degli idrovolanti militari), ospita tanti, tantissimi aerei; tutti però silenziosi, perché fermi, parcheggiati in un museo, struttura tra le più belle dedicate, nel mondo, alle macchine volanti. Certo, in quello di Washington ci sono anche le navette spaziali, residuato delle avventure nel cosmo. Ma Nasa o no, a Vigna di Valle si respira storia a pieni polmoni. E sport. E' qui, nella quiete del Centro sportivo dell'Aeronautica Militare, che ha trovato casa - se così si può dire - Andrew Howe Besozzi, il ragazzo delle meraviglie, il bambino prodigio dell'atletica italiana, che ha attraversato, nel 2003, un anno difficile. L'infortunio (una microfrattura allo scafoide, oggi perfettamente guarita, come testimoniato dal Dottor Combi), la lunga assenza dalle piste, qualche commento maligno. E infine, la decisione di cambiare. Tante cose, a cominciare dal club. Trasferimento societario all'Aeronautica Militare, e trasferimento fisico sulle rive del lago. Per dare un taglio al passato, e ricostruire, ricostruirsi. "Hai visto? - chiede ridendo Andrew - ho tagliato anche le treccine, e non perché sono diventato militare, l'ho fatto prima di venire qui”. Poi, più serio: “Volevo cambiare tutto, e questo è solo un segnale, probabilmente il più evidente per chi mi guarda da lontano. Oggi, quello che ero ieri non esiste praticamente più. C'è il nuovo Andrew". Ha bisogno di sentirsi un altro, il ragazzo, diciannove anni ancora da compiere, ma una serie di esperienze che l'hanno fatto maturare in fretta. "In cosa sono cambiato? Per prima cosa, direi che adesso sono meno giocherellone, affronto le cose con più serietà, metodo. E nel rapporto con gli altri, faccio più attenzione a chi mi sta intorno. Tanta gente, dopo l'infortunio, quando le cose andavano male, è sparita; altra, ha fatto commenti cattivi su di me. Questo mi ha fatto male, è vero: ma è il passato. Oggi considero quel periodo come un’esperienza, una fase della mia vita. E anzi, guardare indietro a quei giorni, mi da la carica per andare avanti". Avanti è la direzione indicata con pazienza certosina, giorno dopo giorno, dalla madre Renée Felton. Che lavora giorno e notte per rimettere il ragazzo in carreggiata. Con risultati che oggi sono già apprezzabili. Andrew si allena regolarmente dalla metà di gennaio: solo lavoro sull'erba, finora, per evitare traumi, ma carichi di lavoro – e prestazioni - decisamente interessanti. Ripetute fino ai 500 metri (tutti sull'erba, sfruttando l'ottima struttura di Vigna di Valle), palestra, salite, ma anche tanta tecnica di corsa, e lavoro sull'assetto dinamico. Renée lo studia al videotape. E lo corregge immediatamente dopo, utilizzando metodiche nuove agli occhi di un integralista italico dell’allenamento, che prendono in esame anche aspetti importanti ma spesso sottovalutati in un atleta, come l’equilibrio, la postura, la percezione di sé in movimento. "Sto bene, questa è la cosa più importante - dice Andrew - Qui a Vigna di Valle ho trovato l'ambiente ideale, tutti i mezzi di cui ho bisogno per lavorare e tanta tranquillità. Proprio quello che volevo. Adesso sono fiducioso. Sono passati solo due mesi da quando ho ripreso a pieno regime, e mi sento già più forte di prima. Ma soprattutto, non ho fretta". Grosseto, luglio 2004, l'appuntamento con il Mondiale giovanile in casa. Un traguardo da sogno, per un ragazzo della sua età. "Sì, ci penso spesso. Praticamente ogni giorno, ma non è un problema. E' un pensiero gioioso. So che ci arriverò preparato, in tutti i sensi; non ho paura della pressione, ormai ho imparato a non dare peso alle attenzioni, e nemmeno alla loro mancanza. Sono il nuovo Andrew, no?". A guardarlo, è difficile non rimanere contagiati dalla sua fiducia. La struttura fisica di questo figlio della California è davvero straordinaria, oggi ancor più importante di prima. Andrew è cresciuto fisicamente: non esprime solo equilibrio, ma anche potenza. E' tirato a lucido, come una macchina da Formula Uno. E i suoi progetti parlano soprattutto di sprint. "Correrò i 100, come gara di punta. Poi, per il resto, vedremo. Sì, anche i 200, certo, e il lungo". Ma niente triplo, nel 2004. La conformazione dei suoi piedi (cavi, e particolarmente fragili) suggerisce prudenza. Per quest'anno, meglio concentrarsi sulla velocità. “In questi giorni ho ricevuto una attestazione di stima che mi ha fatto davvero piacere. E’ successo a Roma, l’altro giorno, nel corso di una cerimonia pubblica: ho conosciuto Candido Cannavò, il giornalista, e mi sono sorpreso che sapese tutto di me, della mia storia. Mi ha detto: "Non preoccuparti di quello che senti dire in giro, dei commenti, sia positivi che negativi. E soprattutto, non avere fretta". Sono parole che mi hanno toccato. Si impara sempre molto da persone che hanno questa grande esperienza. Ricordo, per esempio, i momenti passati vicino al sindaco Veltroni, quando si preparava la candidatura di Roma ai Mondiali di atletica. Una persona di una simpatia straordinaria!”. Nell’entusiasmo che mette nel raccontare le cose, Andrew, per fortuna, non è cambiato. E qui a Vigna di Valle, nella base-paradiso gestita dal Colonnello Pilota Marco Scarlatti (il Comandante del Centro sportivo è invece il Colonnello Giovanni Romeo, con il Maresciallo Fabrizio Leoni ad occuparsi in prima persona dell’aletica leggera), il ragazzo ha trovato una specie di famiglia allargata. In divisa blu. Andrew non è il solo, però, tra quelli che vivono da queste parti, ad aver fatto una scelta radicale. A Vigna di Valle c’è un altro sprinter, che ha messo radici. Nell’agosto 2001, tra la sorpresa generale, diventò il secondo italiano di sempre sulla distanza che ha fatto storia, nel nostro Paese: i 200 metri, grazie ad un 20.38 che lo lasciò solo a pochi centimetri dall’ingresso in una finale mondiale, quella di Edmonton, che avrebbe avuto del clamoroso. Anche per Marco, la base sul lago è diventata il rifugio dopo una rottura, ma di tipo tecnico: la frattura con Roberto Piscitelli, l’allenatore che lo ha scoperto e fatto diventare un campione, avvenuta nell’estate 2003. Da allora, Torrieri ha rimescolato le sue carte. Michele Moretti, responsabile dello sprint in Aeronautica, è diventato il suo nuovo uomo-guida. E Vignadi Valle, la sua casa. Dalla stanza che occupa, nella palazzina recentemente ristrutturata, si vede la pista. Anzi, per essere più precisi, tra l’ottava corsia e il suo letto ci saranno sì e no una decina di metri… “Che altro potrei volere – si chiede col solito piglio il romano – in questo modo ho trovato davvero il mio equilibrio. Sono concentrato giorno e notte sull’atletica…No, così è troppo, vero? Poi non ci crede nessuno…Scherzi a parte, non avrei potuto trovare una soluzione migliore. Lavoro a tutto ritmo, e soprattutto, le condizioni migliori per recuperare mentalmente”. Già, perché chi lo conosce bene, sa che Torrieri, nel burrascoso 2003, aveva perso soprattutto l’equilibrio nervoso. Un paio di colpi di testa, uniti all’infortunio al ginocchio, ne avevano azzerato le capacità prestative. Ora, Marco, è di nuovo una risorsa per l’atletica azzurra. Anche grazie alla vincinanza di Viola, la ragazza che gli sta accanto da poco meno di un anno. “Non ho corso le indoor perché non volevo ripetere l’esperienza dello scorso anno: sono entrato in finale ai Mondiali di Birmingham (20.74 di miglior presatzione sui 200 al coperto, ndr), un'impresa meravigliosa, ma la mia stagione, a conti fatti, si è chiusa lì. Ed eravamo a metà marzo. Quest’anno, poi, volevo correre solo i 60, ma mi sono fatto male subito, alla prima gara, in modo assurdo: ho urtato un atleta fermo in corsia ad Ancona, durante il riscaldamento pre-gara. Poi ho corso lo stesso (6.81, ndr), ma i problemi sono venuti fuori dopo”. Problemi di poco conto, per fortuna. “Sì, certo, sto benissimo. Anzi, in questi mesi ho curato molto la forza, e in questo sono cresciuto molto, lo dicono i test. L’appuntamento in gara è per fine maggio. Correrò la fase regionale dei societari, per completare il rodaggio, e poi ho intenzione di fare enteambi i meeting italiani di Milano e Torino, ad inizio giugno. Con l’obiettivo di andare subito forte. Voglio fare il minimo per l’Olimpiade, e vorrei farlo presto, per poi prepararmi al meglio per il resto della stagione”. Traguardi ambiziosi. Ma Marco Torrieri non è mai stato tipo da giocare a nascondersi. Anzi... In ogni caso, lo aspettiamo. Come aspettiamo Andrew Howe Besozzi. La coppia di sprinter che sta costruendo, in una base militare affacciata sul lago, un 2004 dal sapore particolare. Quello del ritorno. m.s.
Condividi con | Tweet |
|
Seguici su: |