Gibilisco lontano dal cielo, anche lui è sesto
Il ritorno sulla terra non è un capitombolo, e questo è già un fatto positivo. Rientra nelle leggi dello sport, dove non sta scritto da nessuna parte che chi vince una volta debba poi vincere per sempre. Cosciente di questo, Peppe Gibilisco manda giù il boccone - amaro ma fino a un certo punto - del Mondiale in sala finito male. L'azzurro, a conti fatti, è sesto (5,60 la sua misura valida), anche se si può dire che, per il gioco dei "passo", alla fine è stato l'unico a contrastare il russo Pavlov, oro con 5,80. La rabbia sta nel vedere che per centrare l'argento (o il bronzo) sarebbe probabilmente bastato superare 5,70. E invece no, il siracusano, una volta superata la quota d'ingresso di 5,60 (al primo tentativo) ha voluto evitare di confrontarsi con i 5,70, passando direttamente a 5,80, venti centimetri oltre quanto fatto nel suo unico salto da bandiera bianca. Un errore? Certo, alla fine questo va detto. Ma è troppo facile dirlo ora, con il senno di poi. Gibilisco è un cavallo di razza, che mira sempre al traguardo, talvolta finendo spompato la corsa. Prendere o lasciare. E considerato quanto fatto finora, prendere, assolutamente. Tutta la vita. "Non sono deluso più di tanto - commenta l'azzurro - avevo detto chiaramente alla vigilia che la condizione non era quella giusta. Con una impostazione della gara diversa forse avrei potuto vincere una medaglia, è vero, ma io ho giocato tutte le mie carte per l'oro, non ero venuto qui per il podio. E poi, non avevo le gambe e le braccia per fare un numero molto elevato di salti". C'è chi punta il dito sulla pressione esterna, sulle attese nei suoi confronti, inevitabili del resto. "La situazione, da campione del Mondo, era indubbiamente difficile. Sì, c'era molta pressione, anche se non credo abbia influito più di tanto, non è questo il problema". Il piatto piange? Per Gibi fino a un certo punto. "La stagione indoor si chiude in maniera positiva: il mio obiettivo per questo inverno era saltare 5,80, o giù di lì. L'ho raggiunto, e questo mi basta. Budapest era solo un passaggio, l'obiettivo vero resta Atene. Io non volevo nemmeno venire a fare questi Mondiali, non ero sicuro. Poi, una volta deciso, sei in ballo, e devi fare bene: ma quelle giornate di allenamento perse a dicembre hanno pesato". Ora, il siciliano è atteso da un piccolo intevento chirurgico, prima di riprendere a lavorare in funzione della stagione estiva. "Mi fermo 20 giorni per operarmi di varicocele, poi riprenderò a lavorare. Io sono ottimista per il futuro". m.s.
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