Caimmi, una vittoria proiettata verso la maratona



Si sente dalla voce, che Daniele Caimmi è un’altra persona. La vittoria di Macerata c’entra, sì, ma la sua gioia ha radici più profonde. Il portacolori che ieri ha pilotato le Fiamme Gialle verso il titolo italiano di corsa campestre è pronto a partire, la prossima settimana, per la Namibia, per andare a costruire la condizione giusta per tornare alla maratona: “Roma mi aspetta: appena tornato dalla Namibia correrò la Roma-Ostia dove spero di ritoccare il mio personale sulla mezza maratona, poi Roma. Ci tengo molto a questa mia apparizione romana, anche se, visto la mia lontananza da questo tipo di gare, non mi aspetto niente dalla Maratona capitolina, quel che verrà verrà, è una tappa di passaggio, il mio vero obiettivo sono gli Europei di Goteborg dove voglio davvero fare bene”. - A 24 ore dalla vittoria di Macerata, quali sensazioni le sono rimaste? - La consapevolezza di essere sulla strada giusta. Dopo due anni che non facevo più niente ora devo solamente lavorare per recuperare il tempo perso. E’ stato un successo che premia non solo me, ma anche chi per tutto questo tempo mi è stato vicino. Ma al di là della vittoria sono altre le considerazioni che mi rendono strafelice. - Quali? - Il fatto che ci sia la salute e che la condizione cresca. Dopo i problemi alla schiena e la frattura di due vertebre che mi hanno tenuto fermo per oltre un anno, tanta gente mi diceva che non avrei più potuto fare la corsa campestre ed ora l’ho addirittura vinta. Tanti mi dicevano che non avrei potuto fare neanche la maratona, la mia scommessa ora è smentirli anche in questo caso. La cosa più bella però è correre, sono contento di ogni giornata che posso farlo. C’è più sofferenza nello stare fermo che nel faticare correndo. - Non è che dopo questa vittoria ci sia la possibilità di rivoluzionare i programmi e fare un pensierino ai Mondiali di Fukuoka? - No, perché il cross non l’ho preparato in questa stagione. Sono andato agli Europei perché avevo già una buona condizione e lì sono andato appena discretamente perché mi sono trovato a correre su un percorso troppo veloce, non adatto alla mia forma di allora. Anche questa di Macerata è stata una gara interpretata all’impronta, nella quale correvo per dovere di società perché mi piaccono molto le competizioni di squadra, ora però voglio tornare stradista. - Torniamo però un attimo alla gara marchigiana: si aspettava questa vittoria? - Io sono un combattivo, che non molla mai e va sempre all’attacco. Di Saverio ci diceva cosa fare a me e De Nard. Quando Gamba è caduto ci siamo trovati in difficoltà, non sapevamo se attaccare o rimanere coperti per non perdere il terzo elemento, quello che avrebbe fatto classifica. Dopo un po’, visto che dietro Gualdi si era assestato fra i primi dieci, abbiamo cominciato a spingere per staccare Maurizio Leone, l’avversario più pericoloso. Ci tenevamo a questo successo, volevamo fare la Coppa Europa nel 2007, ora abbiamo staccato il biglietto. - Chi deve ringraziare per questo ritorno in grande stile? - Devo dire grazie soprattutto a Gianluca Carretta, il chiropratico marito di Maria Guida che mi ha rimesso in sesto insieme al dottor Rossetti. Poi al mio allenatore Massimo Magnani che non ha mai perso la fiducia in me. Senza naturalmente dimenticare mia moglie, Rosaria Console. - Non è stato pesante vedere lei che correva, che vestiva la maglia azzurra mentre suo marito era costretto a “rimanere in panchina”? - Pesante lo è stato, ma non c’è stata mai la minima invidia. L’ho sempre detto e lo ripeterò all’infinito: vorrei tanto che Rosaria vincesse qualcosa d’importante, agli Europei o ai Mondiali, perché nessuna come lei se lo merita, lo vedo l’impegno che mette in allenamento ma anche il sostegno che mi ha sempre dato, come si è prodigata per tenermi tranquillo. E’ fantastica, e non lo dico solo perché è mia moglie. - Sa che Gigliotti è pronto a scommettere sul suo ritorno a grandi livelli? Ci ha confidato che la vede anche meglio di Parigi 2003… - Che devo dire, ci spero anch’io, ma non voglio precorrere i tempi. A Roma prenderò quello che viene, non chiedo nulla e non mi aspetto nulla, anche se il mio impegno sarà massimo anche per onorare la fiducia degli organizzatori nei miei confronti. Se mi guadagnerò la maglia per Goteborg, in Svezia voglio però fare qualcosa d’importante. D’altronde con gli Europei ho un conto in sospeso… g.g. Nella foto: Daniele Caimmi dopo la sfortunata maratona degli Europei di Monaco 2002, conclusi ai piedi del podio (foto Omega/FIDAL)


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