Internazionale, storie e verdetti americani
Il calderone dei Trials, oltre all'attività del Grand Prix e ad un'attività frenetica in quasi ogni angolo del pianeta, ha caratterizzato la settimana in cui il mondo guardava a Grosseto. Gli occhi del mondo che sono usciti strabiliati in un rettilineo infinito e velocissimo, inusitatamente bello. Ad un mese dall'inizio del programma di atletica dei Giochi Olimpici si iniziano a delineare le selezioni nazionali che prenderanno il volo per la Grecia. Non è così certo che si possa dire la stessa cosa per la selezione statunitense. Da come si sono messe le cose, per le recenti notizie che riguardano le positività a varie e diversificate sostanze per la Edwards, per Wade, Grimes e con il pentolone Balco ancora in corso di scoperchiamento, la rappresentativa USA potrebbe essere cambiata rispetto a quella uscita dalla pista di Sacramento. Qualcosa, a posteriori, è stato già deciso, e dalla IAAF: l'ineleggibilità alle competizioni per Jerome Young nel biennio 1999-2001 (da giugno a giugno). La conseguenza più immediata sarebbe l'annullamento dell'oro olimpico della staffetta americana a Sydney. Michael Johnson, Pettigrew, Angelo Taylor ed i gemelli Harrison lascerebbero così il passo alla Nigeria (ed a seguire Giamaica e Bahamas, che centrerebbe un altro podio dopo quello più alto con la 4x100 femminile). Trials parte seconda: di tutto di più Diario di una cronaca da stadio (e soltanto di quello): lunedì passa l'esame Jearl Miles-Clark, all'ennesima promozione a 38 anni. L'ex-iridata dei 400 continua la sua seconda carriera sugli 800 e vince in 1:59.06. Paga il dazio del "dentro o fuori" un valoroso mezzofondista come David Krummenacker, che non passa per l'opposizone della novità Jonathan Johnson (1:44.77) e dei più collaudati Robinson e Peterson. Sono le due finali più interessanti di giornata. Per il resto passano le favorite dell'alto (Waller 1.98, poi Howard ed Acuff) e l'ipovedente Runyan sui 5000 assieme a Culpepper e Flanagan. Si scaldano le braci per i 400: Sanya Richards con 50.22 (limite USA junior) e Monique Hennagan con 50.31 segnano i tempi migliori nei quarti, mentre le semifinali maschili fanno due vittime illustrissime: Jerome Young (altra patata bollente che si raffredda) e Tyree Washington. Della nouvelle vague dei giovani avevamo già fatto alcuni nomi: in finale ci vanno tutti: Wariner, Rock Williamson, Willie, i due Harris. Delude anche il tanto atteso Potter, altro bianco già in pista con la staffetta a Parigi, che resta fuori della finale. Dopo la sosta forzata (il programma, non il caldo, ha concesso due giorni di tregua), si riprende con la quinta tornata di gare: è il giorno del lungo e di Marion Jones. La serie è priva di salti nulli, il migliore a 7.11, ed almeno la pedana per Atene è cosa certa. Nei cento, vista la situazione imbarazzante che si è creata con la Edwards, e con la Devers che a 38 anni forse potrebbe scegliere di fare solo gli ostacoli, chissà che non si riapra il portoncino sul retro dopo aver ricevuto in faccia il portone barocco. Promossa anche la graziosa Upshaw, con 6.83 e quattro salti oltre i 6.75. E' il giorno di Jeremy Wariner: vi abbiamo ripetuto fino alla nausea a cominciare dalle indoor questo nome, ed ora ce lo ritroveremo ad Atene come prima scelta americana: il texano ha ereditato, come avrete certamente letto, il titolo di bianco più veloce degli USA dai tempi in cui sul giro si impose Larrabee. Non sono molti i casi di bianchi americani che trovano spazio dai 100 ai 400: l'ultimo è stato Kevin Little, che era un ottimo duecentista. Il ragazzo texano ha staccato il biglietto vincendo in 44.37, personale e mondiale stagionale, portando con sé Otis Harris ed il solo Brew della (si fa per dire) vecchia guardia. Fuori per un maledetto centesimo il compagno di team di Wariner, il nero Williamson, che a Kingston si era laureato campione del mondo under 20 due anni fa. Sesto giorno con molto mezzofondo e con le batterie dei duecento: Greene non si presenta (e si sapeva), e le scie le lasciano subito uno strabiliante Crawford (19.88!), Gatlin (20.06) e Gay (20.07). Fra le ragazze la quarta batteria vanta Marion Jones che risistema il personale stagionale con 22.93 (quinta) per poi dare l'addio prima delle semifinali. Un nome di un certo spessore si garantisce titolo e viaggio: Deena Drossin-Kastor, con 31:09.65. Il settimo giorno si conclusero le fatiche dei decatleti: i più forti, come nelle leggende epiche, vinsero: Pappas, campione del mondo, cede il titolo a Brian Clay, ed il terzo è Paul Terek, che è anche provetto astista da 5.70 (qui solo 5.20). Il secondo turno dei 200 fa fuori Coby Miller, e sui 110 non si presenta Larry Wade, che è stato nominato nell'elenco di coloro che devono spiegarsi meglio, ed in attesa di fare chiarezza ha saltato le selezioni; Wade è membro dell'HSI ed è il simpaticone che si era precipitato a spegnere le finte fiamme sotto le scarpette di Maurice Greene, a Carson. Subito ai box Dawane Wallace, che gareggia ma non finisce la batteria. Il settimo giorno consegna alla notorietà un ragazzo di nome Melvin Lister, che ha 26 anni e che da un lustro gareggia ogni tanto sì ogni tanto no, invero più spesso quando era ventenne che nelle ultime stagioni. Varcata la soglia dei diciassette in qualificazione, ha trovato la giornata di grazia di sabato, per l’appunto un 17. Primo salto: 17.21 e comando della classifica; non sembra vero. Al secondo e terzo turno di salti, prima la cavalletta Bell poi Walter Davis, all'ultima spiaggia per l'esclusione dai Giochi nel lungo, lo sopravanzano con 17.49 e 17.38. Lister galleggia attorno ai diciassette, e vede spegnersi la luce al quarto turno, perché Timothy Rusan ha trovato un metro e sette di vento a favore ed è planato a 17.37, per poi smorzarsi in due nulli finali. Accade l'inverosimile all'ultimo turno, dopo che Lister ha aumentato la sua dose di rabbia con un salto di 17.34, personale ancora disintegrato, ma che serve a nessuno tantomeno a lui. All'ultimo volo i numeri vanno oltre l’immaginazione e scompaginano l’esito della gara: 17.78 per Lister, 17.63 per Davis, 17.57 per Bell, già a 17.58 al terzo turno. Rusan annichilisce con 17.37, che ora non serve a lui. Se dovevamo pensare una favola di un anatroccolo che poteva diventare un cigno nel solo giorno che importasse, stavolta la favola è quella di Melvin Lister, che contro ogni pronostico è campione degli Stati Uniti di salto triplo e si è dimostrato più forte nel giorno in cui serviva farlo. Il settimo giorno porta vicina al mondiale junior dei 400 Sanya Richards, che con 49.89 perde dalla Hennagan (49.56!). Terza la Trotter in 50.28. Dalle semifinali dei 200 maschili vanno in finale tutti i migliori, con Crawford a guidare la carica in venti netti e annotiamo il ritorno a crono importanti per Williams con 20.15 e Patton con 20.17. Passa anche Capel, ma non brilla. Il D-Day: Gail Devers per due millesimi è ancora una volta campione statunitense con 12.55, a dispetto della resistenza di Joanna Hayes. Passa anche la Morrison, per un centesimo sulla Carruthers. Delusione per la bionda Adams. Sospiro di sollievo per Allen Johnson, che ha trovato in Trammell e Ross pane per i suoi denti: il giovane ha chiuso in 13.09, il più esperto Ross a 13.21 e Johnson con 13.25 si è visto pericolosamente addosso Bramlett, ormai abbonato al destino del quarto. Le semifinali avevano mietuto vittime illustri: Sheena Johnson, la rivelazione dei 400hs, che ha ceduto di schianto ed ha preso quasi un secondo dalla Hayes, e Chris Phillips. Stacy Dragila ha ottenuto il visto con 4.65, e le faranno compagnia Schwartz e Suttle. Dai salti anche il 2.33 di Nieto, che ha battuto Hemingway (2.30); niente doppietta per la Runyan, ritirata nella finale dei 1500, dove non ha preso il via, pur se qualificata dalle batterie, Suzy Favor Hamilton. Il gran finale: un soffio di vento ha diviso Crawford e Gatlin, 19.99 contro 20.01, e stesso destino è stato concepito per Williams e Patton, ma Patton, quarto per due centesimi, non gioisce. Due ex-titolari nelle retrovie: J.J.Johnson ed il campione del mondo Capel, che sui 200 per tutta la stagione non ha suscitato grandi emozioni. Non ha concluso la finale Tyson Gay, che poteva lottare per la terza piazza. I Trials si chiudono nel segno di Allyson Felix, la 18enne di Los Angeles, che vola controvento in 22.28 per piegare Muna Lee (finalmente in una grande vetrina), seconda in 22.36, e la Edwards (per ora terza sui 200 e seconda sui 100, poi si vedrà ma il suo sembra davvero un passo falso non così grave), in 22.39. Grand Prix a Madrid Alcuni ottimi risultati hanno caratterizzato il sabato madrileno: della serata veloce ha beneficiato anche Andrea Barberi, sceso a 45.98 nella sua serie dei 400. Ancora eccezionale Francique con 44.57 nella serie dei più forti. Dagli 800 è arrivato il mondiale stagionale di Bungei, 1:43.72, e dalla pedana del lungo l'ennesimo super-salto di Dwight Phillips con 8.36. In tema staffette grandi protagonisti (ed un po' inaspettati) i tedeschi, che hanno realizzato un gran 38.30 praticamente senza avversari, viste le squalifiche in cui sono incorsi i team olandese, spagnolo ed ucraino. Quasi lo stesso copione al femminile, con Cuba in 43.04 sulle olandesi (43.69), mentre perdevano la strada della linea d'arrivo spagnole e britanniche. Elisabetta Artuso non ha ottenuto la prestazione cronometrica che cercava (2:03.54), in un 800 poco brillante per tutta la compagnia, mentre chi è andata fortissimo è la Mothersill che ha battuto la rivelazione Lalova in 22.47 controvento (22.51 per la bulgara). Male Sonia O'Sullivan e l'australiana Johnson, staccate e precedute da dieci atlete sui tremila, e con tempi inaccettabili. Dall'alto un ennesimo due metri per la Cloete, mentre ci permettiamo di segnalare l'islandese Elisdottir, tutt'altro che una sconosciuta, che nell'asta si è assestata in questa stagione attorno ai 4.50 e che a Madrid, nell'exploit del 4.80 della Feofanova, si è guadagnata spazio prestigioso con 4.60. Chiusura da Madrid con il gran lancio di Osleidys Menendez, ancora ai massimi livelli nel giavellotto con 67.87. Ultimo minuto: Grand Prix a Salonicco Occasioni dell'ultima ora per guadagnare un posto al sole, e proprio in Grecia: i risultati non sono stati entusiasmanti: il polacco Plawgo ha debuttato ieri sera, correndo i 400 ostacoli in 49.22. Un'altra polacca, ben conosciuta in Italia, è salita a 4.71 nell'asta: Anna Rogowska. Nelle scorse settimane l'avevamo citata all'ombra delle due regine Isinbayeva e Feofanova nelle gare-record. L'altro risultato interessante dei salti è il 14.90 della giamaicana Smith nel triplo, che da inizio stagione (indoor comprese) ha cambiato passo, anzi salto. Chi sale e chi scende Blanka Vlasic ha portato il primato croato dell'alto a 2.02 domenica a Bastad, in Svezia. Nella stessa occasione Kajsa Bergqvist, al debutto stagionale con 1.80, ha lasciato intendere che ai Giochi non ci sarà per ragioni fisiche, e la gara perde una protagonista fra le più attese. Recupero-lampo invece per il campione del mondo Freitag, che dopo aver superato i 2.34 nei giorni scorsi a Salamanca, si è imposto con 2.31. In inverno si era dovuto sottoporre ad un nuovo intervento e sembrava scontato il forfait per le Olimpiadi. Sempre a Salamanca 21.06 per Martinez nel peso e risveglio dei cubani degli ostacoli (13.37 di Yoel Hernandez ed un Aniel Garcia lontano dalla miglior forma ma in progresso con 13.74). Sempre più in alto Stefan Holm, che nell'atteso appuntamento di Eberstadt ha portato il personale all'aperto a 2.36; personale anche per l'ucraina Mykhalchenko (2.01) davanti alla connazionale Styopina (1.99) e partecipazione italiana premiata con il quinto posto di Talotti (2.27); decimo Nicola Ciotti ed undicesimo Giulio Ciotti, entrambi a quota 2.20. Holm ha battuto il ceko Baba (2.33), ed oltre 2.30 sono andati anche Sokolowsky ed il polacco Wolski. Frullani secondo in Gran Bretagna William Frullani ha mancato il nuovo tentativo di ottenere il minimo olimpico fissato ad ottomila punti, nonostante la consueta promettente prima giornata. Ad Hexham, in Gran Bretagna, ha chiuso al secondo posto il decathlon che ha visto vittorioso Dean Macey con 7842 punti. Per l’azzurro il punteggio di 7732 punti, che è stato fortemente penalizzato da un errore tecnico nella prova dei 110 ostacoli, è stato ottenuto con i seguenti parziali: 10.86/+0.2, 7.60/0.0, 14.49, 2.07, 49.16, 15.63/+0.3, 44.96, 4.60, 50.86, 5:16.60. Allez la France Nel segno di Christine Arron i campionati dei galletti, dove lo sprint al maschile ha visibilmente segnato il passo, complici anche diversi infortuni. Nemmeno gli eroi di Parigi brillano: Raquil è reduce da un infortunio ed ha vinto il titolo nazionale con 46.21, e Djhone si è dedicato alla velocità (20.67). Nel mezzofondo Tahri si è imposto in un 1500 tattico, mentre Baala ha saltato la rassegna. Negli ostacoli ha iniziato tardi la stagione ma fila come un razzo Ladji Doucoure, che fra batterie e finale ha destato eccellente impressione con 13.35 e 13.25 ventoso. Prima di passare al fronte femminile val la pena di segnalare la più grande gara di lungo che la storia dei campionati francesi ricordi: Salim Sdiri con 8.23 è soltanto la ciliegina. Sono andati al personale la novità Gomis con 8.21 ed Erin con 8.09; in mezzo, Yann Domenech con 8.19 ed il gran ritorno dopo varie stagioni di dolce-amaro per Emmanuel Bangué, quarto con 8.12. Salti in evidenza anche con il triplo di Taillepierre, al primato con 17.16. Dicevamo della Arron: ha dominato la velocità con 10.95 e 22.67, rintuzzando la Hurtis che aveva scelto di gareggiare solo sulla distanza doppia (per lei 22.78). Nei salti presenza per Thaimi O'Reilly, 5.97 nel lungo ed un buon 13.65 (terza) nel triplo. Dai lanci 71.60 per la Montebrun e 18.63 per Laurence Manfredi. Varie dall'Europa L'Ungheria prepara al meglio il settore lanci: dopo l'over 70 di Fazekas, continuano a progredire Kovago e Varga, che a Budapest hanno lanciato rispettivamente a 67.52 e 66.73. Varga però non andrà ad Atene, in quanto gli è stato preferito Gabor Maté. Sempre dall'Ungheria martellate da 80.15 di Pars a Veszprem e 67.60 della Orban per il primato nazionale promesse. Lanci da Minsk: notizie più precise in merito ai campionati di Bielorussia. Le prestazioni date in precedenza sembra che fossero riferite alle qualificazioni...Le finali dicono di un martello spaventoso (Tikhon 83.97, Devyatovskiy 82.91, Astapkovich, quarantun'anni, 82.23!), sia la maschile che al femminile (Olga Tsander oltre ogni previsione con 74.72). A Mosca, in attesa di conoscere gli esiti dei campionati junior che erano in programma in contemporanea con i mondiali di Grosseto, i campionati moscoviti hanno distribuito buone cose nei concorsi (Sosunov 8.21, Gerasimov 5.75, Konevtsova 69.84 nel martello). Un altro martello di Thor Olli-Pekka Karjalainen è primatista mondiale junior (prima dell'introduzione dell'attrezzo di categoria): ora ha 24 anni, ed a Lahti, mercoledì scorso, ha portato il limite finlandese ad 83.30. Ha battuto l'ungherese Pars, finora secondo in gara solo al connazionale Annus nel corso della stagione. Sempre in Finlandia, a Lapinlahti, domenica successo per Eleonora Berlanda sui 1500 (4:16.12). Italia rappresentata anche in Inghilterra. A Loughborough Marco Lingua ha ottenuto 74.50 nel martello, perdendo dall'italo-argentino Cerra (75.03). Campionati d'Africa a Brazzaville Ben trenta medaglie hanno premiato lo squadrone sudafricano, che però era praticamente al completo a dispetto delle numerose "latitanze" di altre rappresentative nazionali. Sud Africa e Kenya hanno messo assieme diciassette medaglie d'oro, soltanto tre l'Etiopia, che non ha schierato i migliori. Vittorie da segnalare: Milazar 45.03 nei 400, Kamathi sui diecimila che ancora spera nella selezione per Atene, Herbert sui 400hs, Yiampoy sugli 800. Nel triplo femminile gran 14.90 per la Aldama, che era in Congo naturalmente come sudanese, sulla Ndoye (14.44) che si rifarà col record nazionale nel lungo (6.64). Al Senegal, oltre alla 4x400, l'individuale femminile con la Fall che scende a 50.62; sotto i 51" anche Kaltouma Nadjina del Ciad. In settimana il ritorno della Golden League a Parigi. Nel weekend la nazionale under 23 va in trasferta a Manchester per un incontro internazionale con i pari categoria britannici e tedeschi. Marco Buccellato
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