Basta gare di lanci: lo ha deciso l'UEFA



Adesso è ufficiale. La UEFA, la Federazione europea di calcio, ha autorizzato, a partire dal prossimo anno, l'utilizzo di superfici sintetiche per lo svolgimento delle partite dei suoi tornei. No, non avete sbagliato a digitare l'indirizzo nel vostro browser: questo è ancora un sito di atletica. Ma la notizia, seppur ad una occhiata distratta riferibile solo al "sacro pallone", ha (diciamo che potrebbe avere, per essere rassicuranti, secondo l'impostazione giornalistica corrente) pesanti ricadute sulla regina degli sport. Perché? Per il semplice motivo che le gare dei lanci, soprattutto dei lanci lunghi, sono, per la loro stessa natura, incompatibili con simili superfici. Difficile, infatti, immaginare un terreno sintetico che ammortizzi senza danno una palla di ferro da 7 chili e 2 proveniente da 70 metri di distanza, o che lasci sfilare senza effetti permanenti un giavellotto penetrato al suolo (qualora ci riuscisse) dopo una caduta verticale di 40 metri. Insomma, lo scenario è questo: nel giro di qualche anno, tutti - o la maggior parte, ma vedrete che saranno tutti - i grandi stadi d'Europa muteranno la natura del loro manto d'erba, trasformandola in un meraviglioso, morbido "zerbinone". Materiale che ha costi molto elevati per la posa in opera, ma praticamente nulli in fatto di manutenzione, garantendo quindi, a gioco lungo, risparmi milionari (e determinando di conseguenza l'obbligatorietà della scelta). Per non parlare degli innegabili vantaggi (la Uefa li definisce così) che verranno alla natura del gioco e allo spettacolo, financo alla salute e alla motivazione (sic) dei giocatori. Il fatto che ormai molti stadi siano dedicati solo al calcio, non è una risposta al problema (l'obiezione è, per fare un esempio: ma che c'entra l'atletica con lo stadio Meazza di Milano?): è infatti il principio tecnico, sancito dalla Uefa, che determina l'ostacolo. Se, infatti, il terreno sintetico sarà utilizzabile dal 2005 anche nelle massime competizioni, lo sarà presto, per analogia, anche nelle serie minori, determinando la trasformazione, progressiva nel tempo, della maggior parte degli impianti, compresi quelli destinati alla pratica di tutti i giorni, dove calcio e atletica (faticosamente) convivono. Rendendo fuorilegge, di fatto, il martello (che ha già i suoi bei problemi con la sicurezza) e il giavellotto, con il disco posto in un pericolosissimo limbo (vediamo, oggi sì, oggi no). I produttori dei manti, ovviamente, spinti da nobili cause (ari-sic), spiegano da tempo che non è vero, che sarà possibile praticare le due discipline negli stessi impianti. Affermando che esistono rimedi (ad esempio, coperture provvisorie, o di settore) che consentono di far svolgere le specialità dell'atletica anche su queste superfici: ma ve lo immaginate, voi, l'assessore di turno (è sempre la pratica quofidiana, il problema) che provvede alla spesa supplementare per l'atletica? Per quei tre-quattro che tirano quelle cose, pure pericolose, per terra? Mah. La questione, nell'atletica, è nota da tempo. A più riprese la EAA, per bocca del suo presidente Hansjorg Wirz, ha denunciato il fatto e interpellato la UEFA, chiedendo di riflettere sulle conseguenze di una scelta che non è solo tecnica. Vanamente, viene da dire, ma sarebbe stato strano il contrario, in un contesto sempre più indirizzato alla soddisfazione delle esigenze delle maggioranze, a scapito di tutti gli altri, chiunque essi siano. Allegria. La strada del ghetto (culturale) è stata asfaltata. Marco Sicari File allegati:
- L'articolo su UEFA.com



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