Gola saluta dopo quindici anni da presidente



Poco meno di un'ora di racconto appassionato, con punte di chiara amarezza ma con una invocazione finale alla pacificazione dell'atletica italiana, che vuole essere, nelle intenzioni dell'uomo che l'ha pronunciata, una sorta di firma conclusiva sui quindici anni del suo mandato. Gianni Gola ha chiuso l'esperienza da presidente della FIDAL questa mattina a Chianciano, con un discorso pronunciato davanti all'Assemblea nazionale che è stato salutato, al termine, da un lungo applauso dei presenti. Gola ha utilizzato spesso nella sua esposizione la classica metafora del bicchiere (mezzo vuoto o mezzo pieno), per descrivere la naturale contrapposizione nei giudizi rivolti al suo operato. "Ho certamente commesso degli errori nel corso di questo lungo periodo - ha detto Gola - errori dei quali già da tempo mi sono assunto la piena responsabilità, nel rispetto del ruolo che ho ricoperto. Ma, sulla base delle esperienze che ho accumulato in tanti ambienti sportivi diversi, ritengo che la quantità di questi errori sia perlomeno nella media generale". Il richiamo a Nebiolo rivela un retroscena: "Degli amici mi sconsigliarono di provare a diventare presidente dopo di lui. Mi dicevano: chi ci prova, si brucia. Ma, mi chiedo, chi non avrebbe rischiato di farlo, considerata la sua statura ed il ruolo esercitato ancora, per anni, a livello internazionale, dopo l'uscita di scena dalla FIDAL?". Gola ha poi sottolineato i punti fermi della sua gestione: "A cominciare dalla trasparenza nei bilanci della Federazione, che abbiamo cominciato a pubblicare ben prima che intervenisse l'obbligo di legge. Abbiamo sempre detto no ai sotterfugi e alla cosiddetta ragion di stato, non arrendendoci alla considerazione che altri, al contrario, queste strade percorrevano con sistematicità. La ferma lotta al doping dell'atletica italiana è un chiaro esempio di tutto questo: troppi dirigenti, in altri ambiti, pronunciano condanna verso il doping a giorni alterni. Noi lo abbiamo fatto costantemente". I risultati ottenuti in campo internazionale sono un altro degli aspetti sottolineati da Gola: "Atene è solo il punto di arrivo. Mi piace ricordare la crescita di specialità dove non eravamo mai emersi, tipo il lancio del martello (l'oro olimpico sfuggito a Vizzoni per soli 38 cm, ndr) o l'asta, o quelle nelle quali non avevamo mai più ripetuto i risultati di un tempo, tipo il salto triplo e i 400 ostacoli (con Camossi e Mori, citati esplicitamente, ndr). Per non parlare del movimento femminile, portato su livelli tecnici di dignità pari a quello maschile, e talvolta anche superiore, come agli Europei di Monaco. E poi, i record di medaglie, quello di Spalato '90 e di Goteborg '95". L'amarezza tocca Gola quando ripercorre la contesa politica: "Inutile nasconderlo, ci sono tante persone, nell'atletica, che mi hanno fatto del male, che hanno trasformato l'opposizione in fatto personale. E molte sono qui, in questa sala. Ma dico: io guardo oltre, non tramerò mai contro l'atletica, non è nel mio DNA né nella mia cultura". Infine, la scelta di due diverse "icone" della sua carriera di dirigente sportivo: la moglie Norma, alla quale ha inviato il suo ringraziamento, e Stefano Baldini, immortalato nell'attimo della premiazione allo stadio olimpico di Atene: "Nel momento in cui la bandiera italiana ha toccato la punta del pennone, accompagnata dalle note dell'inno di Mameli, ho vissuto emozioni che personalmente considero irripetibili. E' questa l'immagine, tra le tante, che più amo ricordare". Marco Sicari
Nella foto, Gianni Gola durante il suo intervento a Chianciano Terme (Petrucci/FIDAL)




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