Mori pronto a tornare: "Ricomincio dalla staffetta
Il grande momento è tornato. Un momento atteso da oltre un anno e mezzo, mesi e mesi passati fra mille amarezze, vedendo che gli altri andavano avanti, che passavano i grandi appuntamenti, che l’Olimpiade trascorreva senza poter giocare le proprie carte e completare così quella collezione di medaglie come sicuramente Fabrizio Mori avrebbe meritato. Ma ora il livornese, il campione del mondo 1999 è pronto a fare la sua riapparizione in pista, perché una carriera ricca ed importante come la sua non poteva concludersi con un infortunio: “Il prossimo fine settimana sarà in Coppa Europa per Club per dare il contributo alla staffetta del miglio. Sugli ostacoli bassi c’è Laurent Ottoz che sta correndo molto bene, il posto è suo di diritto. Io riassaporerò la mia gara il 3 giugno a Torino, contro gente che va molto più forte di me, ma questo non mi crea problemi, io devo guardare come sto io”. - Con quale spirito torni in pista: c’è un po’ di paura dentro di te? - Più che paura direi mancanza di abitudine alla gara, dopo così tanti mesi è normale, e quindi vedo il futuro attraverso mille incognite. Devo correre senza guardare gli altri, pensando solo a me stesso e alle mie sensazioni, sapendo di essere passato attraverso mille problemi ma di avere fatto di tutto per risolverli. Il mio è un cammino duro, che passa attraverso giorni e giorni di allenamenti costanti e severi, nei quali devo misurarmi e sentire le sensazioni che provengono dal mio corpo. Le gare serviranno a togliermi tutte le insicurezze che ci sono dopo un anno e mezzo di lontananza e a rimettere in sesto tante cose. - Che rapporto hai ora con il tuo corpo, con quelle parti che ti hanno dato così tanti problemi? - Io mi ascolto sempre, cerco di testarmi, anche quando va tutto bene: lo scorso anno tutto filava a meraviglia, poi un semplice allenamento mi è costato l’Olimpiade. Io cerco sempre sia prima che dopo ogni esercizio di sentire le cose come vanno, è frutto dell’esperienza. - Pensi d’iniziare tardi con le gare? - No, credo che vada bene così, andiamo incontro a settimane ricche d’impegni sia per le Fiamme Gialle che per la Federazione, tra Coppa Europa e Societari, poi la Coppa Europa di Firenze, insomma di occasioni ce ne sono. Riparto nei tempi giusti, anche se in allenamento ho avuto un piccolo problemino all’inserzione del bicipite femorale destro che sul lanciato si fa sentire, ma devo stringere i denti, e comunque ho lavorato bene. - Hai scelto ancora una volta le Canarie per il tuo periodo di preparazione. Perché? - Alle Canarie sono rimasto dal 20 febbraio al 9 maggio: lì il tempo è ideale, è una scelta da prendere in considerazione anche per il futuro e più in generale, perché c’è gente che mette a disposizione strutture, impianto, fisioterapia, insomma quel che serve per creare una stagione buona, visto che per il clima da noi è quasi impossibile correre d’inverno. - Hai un obiettivo cronometrico in testa? - Assolutamente no. Anche se c’è in me la voglia di correre subito veloce, so che sicuramente non sarà così, non dovrò badare al crono, ma a sentire come reagisco fisicamente. Anmche per questo ho scelto la staffetta: è un ritorno soft, non c’è l’impegno della ritmica, molte meno sollecitazioni. La staffetta può dare la sensazione di come sto negli ultimi 50-60 metri correndo bene i primi 300, la partenza in piedi è poi più naturale ed elastica. E’ un indizio, poi si vedranno quali problemi creeranno gli ostacoli. - Allarghiamo il discorso: con quali prospettive si presenta la tua squadra alla rassegna continentale? - Abbiamo sicuramente un buon organico, la squadra sta abbastanza bene, anche se i velocisti avevano qualche problema muscolare, ma come si dice nel basket “abbiamo la panchina lunga”. Le classifiche si vedranno sul posto, contro i russi, in buona parte la nazionale, sarà durissima come contro gli la squadra spagnola, per noi entrare sul podio già sarebbe un buon risultato. - Chiudiamo con i “tuoi” 400 ostacoli. In questi mesi è rimasto tutto come l’avevi lasciato? - Direi proprio di no, i giovani emergono, guardate quel 22enne americano, Bershawn Jackson che ha già corso in 47.63, forse addirittura troppo forte per questo periodo della stagione. Io dico che anche per il grandissimo Sanchez sarà dura restare in sella. Per me sarebbe già bellissimo essere in corsa. Gabriele Gentili Nella foto: Fabrizio Mori (Omega/Fidal)
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