L'analisi di Baldini: "Non male, in fondo"



Stefano Baldini è sul bus che riporta gli atleti in albergo, al termine della maratona di Londra che lo ha visto chiudere al quinto posto, in 2h09:25 (vittoria per il keniano Lel, in 2h07:26). Le gambe pesano ancora, ma l'analisi corre fluida. Stefano, raccontaci la tua maratona. E' stata una gara difficile, questo credo sia chiaro. Il tempo finale non è da buttar via, perché 2h09:25 non è male, anche se tutti sanno che speravo di fare meglio. Ma le sensazioni in corsa non sono state granché. Anzi. Cosa è successo? Sono andato subito in difficioltà, non riuscivo a seguire il ritmo dei primi, malgrado fosse abbastanza abbordabile, e allora ho preferito rimanere leggermente staccato. Dopo il passaggio a metà, ci si sono messi anche i crampi, e tra il ventesimo e il venticinquesimo chilometro ho seriamente pensato di abbandonare. Sì, volevo fermarmi. Ero proprio sulla via dell'albergo. E invece? E invece ho stretto i denti, ho resistito alla tentazione di mollare. Ho proseguito con il britannico Brown e il giapponese Suwa, ritrovando le energie nella parte conclusiva. Alla fine, credo di aver fatto la scelta giusta. Anche la classifica non è male, il quinto posto non va disprezzato, con questa partecipazione. Come mai tutti hanno finito lontano dai propri obiettivi? E' stata una maratona strana, corsa molto a strappi. Il leggero vento che ci ha accompagnato ha spirato sempre in senso contrario, e questo può aver giocato la sua parte. Ma non penso basti da solo a spiegare tutto, anche il fatto, per esempio, che gente come Tergat, Korir e Rutto abbia finito praticamente camminando. Li ho superati intorno al 40esimo chilometro, e sono finiti a oltre due minuti. Da non credere. E' certamente presto per dirlo, ma che risposta daresti se ti chiedessi come va indirizzato il proseguio della stagione di Stefano Baldini? Non so, credevo di aver fatto tutto il necessario. Pensavo di stare bene, non sui livelli di Atene, certo, ma non troppo lontano. Bisognerà probabilmente cercare di migliorare la qualità del lavoro svolto. Non la quantità, che mi sembra quella giusta. Come esci, in definitiva, da questa maratona di Londra? Mah - ride, ndr - in questo momento mi sento un po' bastonato. Marco Sicari

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