Assoluti da incorniciare, La Mantia plana a 14,62
Una grande seconda giornata ha chiuso i Campionati Italiani Assoluti di Bressanone, probabilmente una delle edizioni più vive e tecnicamente rilevanti di questi ultimi anni. Calmatosi il vento che aveva condizionato la prima giornata (soprattutto salti e corse veloci), è arrivata una vera e propria messe di risultati di primissimo piano, con almeno un paio di prestazioni da ascrivere nel campo dell’eccellenza. La gara del triplo femminile, tanto per cominciare. Di fronte, per la prima volta nel 2005, le due donne che hanno animato l’inizio di stagione: Magdelin Martinez, l’affermata, bronzo mondiale a Parigi 2003; Simona La Mantia, l’emergente, esplosa quest’anno a livelli internazionali, e già capace di vincere prove del Grand Prix – Hengelo – in giro per l’Europa. La gara è stata nitroglicerina pura. Alla fine, sfruttando l’ultima prova a disposizione, ha prevalso Simona La Mantia (maglia Fiamme Gialle), per soli 3 centimetri, 14,62 (+1.3) contro 14,59 (+0.5, anche in questo caso all'ultimo salto). Magdelin Martinez (Assindustria Padova) aveva cominciato in testa, planando prima a 14,45 e poi a 14,53. La palermitana aveva invece evidenziato problemi nel centrare la rincorsa, collezionando due prime prove poco convincenti. “Ma non riuscivo a concentrarmi, saltando ogni mezz’ora – il commento della La Mantia -. Non ne potevo più, non vedevo l’ora di arrivare ai tre salti di finale, per entrare nel clima vero della competizione”. E infatti, ecco l’escalation: 14,34, un 12,62 (misurato per pignoleria), e poi 14,42 e 14,62. E la gioia. “Io e Magdelin siamo amiche, non esiste nessuna rivalità, io la ammiro molto. Ma sono contenta di aver vinto, ci mancherebbe”. Per la fiamma gialla ora gli appuntamenti della Golden League, prima Parigi e poi Roma (dove ritroverà la Martinez); dopo, i Campionati Europei Under 23 di Erfurt. Il tutto, prima di far rotta verso i Mondiali di Helsinki. Più o meno lo stesso tragitto che dovranno percorre (Golden League a parte) le altre due stelle della domenica di Bressanone: gli sprinter Vincenza Calì e Koura Kaba Fantoni. La prima, palermitana come la La Mantia (che giornata per la Sicilia!) ha corso i 200 metri in un eccellente 23.22 (vento +1.2), performance che costituisce il primato personale dell’azzurra, migliorando il 23.25 vecchio di due anni. “No, non pensavo di poter correre così veloce quest’anno – spiega la portacolori delle Fiamme Azzurre – e in questo periodo soprattutto. Manco di lavoro, ma la freschezza deve avermi ripagato”. Più o meno quello che ha pensato l’uomo nuovo – per i pochi che ancora non lo conoscevano – della velocità azzurra, Koura Kaba Fantoni (Fiamme Gialle). I 200 metri sono percorsi in 20.58, anche in questo caso record personale, ma soprattutto minimo A centrato per i Mondiali di Helsinki. L’emozione di papà Milvio, l’uomo che ha consegnato all’atletica – ma non solo – questa straordinaria colonna d’ebano, contagia alla fine anche il ragazzo: “Vedere mio padre emozionarsi mi fa felice, davvero non so cosa dire. La gara? Ho aggredito la curva, volevo correrla più velocemente possibile, per uscire sul rettilineo in grande vantaggio. E’ esatamente quelo che ho fatto, e questo tempo mi fa felice. Io spero che a Erfurt (Euro Under 23) ci sia anche Andrew, perché con lui, ma anche Anceschi, Rocco, siamo un gruppo di velocisti che può togliersi grandi soddisfazioni”. L’alto maschile dimostra ancora grande salute. Come una roulette, questa volta, dal lotto di tanti prim'attori della specialità, sono usciti i fratelli Nicola e Giulio Ciotti, bravissimi a superare entrambi i 2,28. La vittoria è andata a Nicola, il carabiniere, già 2,30 a Firenze, in Coppa Europa; Giulio, il gemello delle Fiamme Azzurre, è secondo per maggior numero di salti. Andrea Bettinelli arriva al terzo posto con 2,24. Nella gran messe di risultati, finisce nel calderone il 45.89 di Andrea Barberi (Fiamme Gialle) nei 400 metri, ormai diventato abituale frequentatore del terreno al di sotto dei 46 secondi; il romano ha però la zona poplitea della gamba sinistra dolorante, e chiede di fermarsi ai box. Salterà probabilmente i Giochi del Mediterraneo, per tornare al Golden Gala. Piace anche il progresso del’anconetana Daniela Reina (Fiamme Azzurre), titolo e personale portato a 53.47 nel giro al femminile. Conquista la menzione semplice l’eroe di Coppa Francesco Pignata, già 78,36 al primo lancio, e un nullo di pedana da oltre 80 metri. E’ ormai una sicurezza su certe misure. Andrea Longo (Fiamme Oro), altro uomo tra i più attesi, ha ottenuto quel che cercava: sciogliere il ghiaccio con le gare dopo la lunga assenza e tornare a sentirsi fino in fondo un atleta. Il titolo degli 800 finisce nelle sue mani, al termine di una prova iper tattica, chiusa in 1:51.21, una manciata di centesimi davanti all’emergente Maurizio Bobbato (Carabinieri, 1:51.47). Da oggi, si può pianificare il futuro, Helsinki compresa. Gianni Carabelli ha dominato i 400 ostacoli, come da ovvio pronostico. Ormai è lui il leader della specialità in Italia, e la gara di Bressanone lo ha ribadito ancora una volta. Il 49.07 finale è risultato che però non riesce a strappare il sorriso a questo carabiniere di Milano, che ormai sogna e punta deciso a prestazioni cronometriche al di sotto dei 49 secondi. Dietro di lui, è da applausi il 35enne Laurent Ottoz (Fiamme Gialle), che riesce finalmente a conquistare il crono sub-50 in più occasioni aveva già dimostrato di valere: 49.65, il responso del cronometro. I 400 ostacoli al femminile, quest’anno, sembravano un po’ ammalati. La barriera dei 56 secondi, era tornata ad essere tale per le nostre Benedetta Ceccarelli (Fondiaria Sai) e Monika Niederstaetter (Forestale), ritrovatesi ad inseguire – per vari motivi – occasioni di miglioramento. Concretizzatesi, magicamente, nello scontro diretto degli Assoluti. A vincere è stata la Ceccarelli, con un probante 55.66; la Niederstaeter è finita vicina, a 55.95, con un distacco mautrato proprio nei 40 metri che separano il traguardo dall’ultima barriera. Dietro di loro, ed è un piacere, ancora un miglioramento per la 20enne Elisa Scardanzan (Athletic Club Belluno), miglioratasi fino a 57.31 (dopo il 57.33 delle batterie). Sotto i 58 anche Manuela Gentili, 57.73. La gara di asta femminile, svolta sotto un sole e con una temperatura equatoriali, ha visto il successo di Sara Bruzzese, 23enne di scuola Cus Atletica Milano, oggi tesserata per l’Esercito, con 4,10, un solo centimetro meno della sua miglior misura stagionale. Poi, anche tre tentativi, ovviamente falliti, a 4,25. Dietro di lei, Francesca Dolcini (Fondiaria Sai, 4,05) e Anna Giordano Bruno (Cus Trieste, 4,00). Tre italiane sopra i 4 metri nella stessa gara: la specialità è depressa, è vero, ma la statistica è sempre la statistica, ed il dato va sottolineato. Mezzofondo in chiusura. Titoli delle siepi a Yuri Floriani (Fiamme Gialle, 8:44.08) ed Elena Romagnolo (Cus Bologna) 10:22.25. Nei 1500 metri, vittorie per l’altoatesino Christian Obrist (Carabinieri, 3:45.14) e la trentina Eleonora Berlanda (Quercia Rovereto, 4:13.66), al termine di due prove nelle quali la tattica l’ha fatta da padrone. Nel finale, in serata, una delle pagine più belle degli Assoluti. Il ritorno al successo di Paolo Camossi, al settimo titolo assoluto outdoor della carriera, certamente uno dei più sentiti di sempre, dopo le tante peripezie fisiche dei mesi (anni?) passati. Il responso della giuria dice 16,86 (+0.5), la cifra di una nuova rinascita del campione del Mondo indoor di Lisbona 2001, oggi approdato a Bressanone con moglie (Giada Gallina), figli, e due splendidi cani al seguito. La sua voglia di tornare, la sua costanza nel cercare di risalire su una pedana, e, possibilmente, su un podio, sono da encomiare, e rappresentano un esempio. Bentornato, Paolo. Marco Sicari
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