Cento metri: da Atene ad Helsinki è sempre Gatlin



Il re dei cento metri, ad un anno di distanza dai Giochi Olimpici, è ancora lui. Justin Gatlin ha conquistato il suo primo titolo mondiale all'aperto, confermando non solo di essere il velocista più forte in circolazione, ma anche una perfetta macchina da finale. Il 23enne di Brooklyn ha infatti vinto, nella sua carriera, tutte e tre le finali di una competizione internazionale a cui ha preso parte: i Mondiali indoor 2003 (sui 60 metri), le Olimpiadi la scorsa stagione ed ora i Campionati del Mondo. Una striscia così vincente che inizia a fare il paio con quella inanellata da Maurice Greene, che dal 1997 al 2001 si fregiò di quattro titoli mondiali (tre all'aperto ed uno indoor) e di un titolo olimpico. L'assenza per infortunio del primatista del mondo, il giamaicano Asafa Powell, non oscura l'impresa del giovane americano, che ha destato, tra tutti i velocisti in gara, la migliore impressione fin dai turni eliminatori. Con 9"88 Gatlin ha realizzato la sua seconda prestazione di sempre, inferiore solo al 9"85 che gli valse l'oro olimpico. Ora il neocampione mondiale andrà all'assalto della seconda medaglia d'oro individuale (cercherà il trittico con l'oro della staffetta 4x100), quella dei duecento metri, dove troverà i rivali più temibili in casa sua, nei nomi di Wallace Spearmon e Tyson Gay, e nel giamaicano Bolt. Proprio la Giamaica, che non trovava il podio in una gara di velocità maschile dal 2001 (argento di Christopher Williams sui 200 ad Edmonton), sorride nonostante non abbia potuto giocare la sua carta migliore, cioè Powell. La medaglia d'argento è infatti sorprendentemente andata al collo di Michael Frater, coetaneo di Gatlin, accreditato di 10"03 nell'occasione del primato del mondo di Asafa Powell, e che in questa stagione aveva sempre perso tranne che al meeting di Madrid dello scorso luglio. Frater, il più giovane di due fratelli sprinters (l'altro è Lindel, ora 28enne), è sbucato dal novero di nomi ben più papabili per il podio, quali Obikwelu, Scott, Zakari. Gatlin a parte, infatti, è sembrato di rivedere la finale dei Mondiali 2003, con 4-5 atleti divisi da un soffio e con il più lesto a gettarsi sulle fotocellule che va a meritarsi il premio, come accadde per Kim Collins, e come è accaduto stasera per Frater, lestissimo e determinante negli ultimi centimetri a porre il proprio busto davanti allo stesso Collins per conquistare l'argento. Ed eccoci al bronzo di Kim Collins, il bronzo più "d'oro" che si possa immaginare, visto come si era messa per il campione mondiale uscente. Recuperata la condizione solo nelle ultime tre settimane dopo una lunga eclissi di risultati, Collins era apparso brillante con il dieci secondi netti di Londra del 22 luglio. Ieri, nei quarti, aveva acciuffato il passaggio alle semifinali con l'ultimo dei tempi di recupero, 10"32, battuto da Scott, dal nigeriano Fasuba e da Burns. Anche la conquista della finale Collins se l'è guadagnata con i denti e con l'agilità che gli ha permesso di anticipare di un centesimo il britannico Gardener in semifinale. Alla resa dei conti, dietro Gatlin, al traguardo è sbucato il body scuro di Collins, lassù dalla seconda corsia, quasi come a Parigi, dove vinse correndo nella prima, e per un altro soffio, questa volta, ha mancato persino l'argento. Marco Buccellato Nella foto: Justin Gatlin vincitore al Golden Gala 2005 (Omega/FIDAL)


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