Howe saluta con 8,19: da domani in Giappone
Niente fuochi d’artificio, ma comunque la sensazione che il campione sia sempre in grado di piazzare la botta vincente. Andrew Howe (Aeronautica) ha ottenuto oggi pomeriggio a Rieti, nella gara test di lungo allestita prima della partenza per il Giappone - in programma domani mattina - un buon 8,19 (+1.0). Misura che riesce a far sorridere, ma che giunge anche al termine di un pomeriggio in cui non tutto è sembrato filare per il verso giusto. Dopo la pioggia di ieri (motivo del rinvio di 24 ore), finalmente condizioni ideali; sole, aria fresca, leggera brezza in favore di pedana. Howe produce subito un salto magnifico: l’azzurro corre come sa, e finalmente, allo stacco, sale, planando dalle parti dell’8,40. Boato degli spettatori, ma il giudice di pedana alza la bandiera rossa del nullo (questione di millimetri), invalidando la prova. Ecco, questo resterà il salto più bello di Howe, che metterà insieme successivamente una serie di prestazioni in altalena, atterrando al di là degli 8 metri solo alla quarta prova, nell’8,19 vincente (serie: N; N; 7,76; 8,19; 7,82; 7,68). Dietro Howe, un buon Fabrizio Donato (Fiamme Gialle), secondo con 7,83 (+1.3), misura che fa ben sperare in vista del triplo di Osaka (serie: 7,33; N; 7,49; 7,83; N; 7,62), e Francesco Agresti (Fiamme Oro, 7,62). “Niente di eccezionale, ma va bene così – il commento di Howe – non potevo pretendere molto di più da un confronto casalingo, senza avversari di livello mondiale; io, poi, sono uno che si esalta soprattutto quando c’è da lottare, sono fatto per quelle gare lì”. Howe è sereno, anche se convinto che ci sia ancora da fare: “Devo migliorare in alcune parti del salto, in particolare devo riuscire a tracciare una parabola più alta, come ho fatto nel primo salto di oggi; ecco, lì sono entrato con la velocità giusta, più bassa di quella che potrei produrre, ma sono riuscito poi a proiettarmi anche verso l’alto. E’ quello che devo fare”. Un pensiero alla gara mondiale, a poco meno di 24 ore dalla partenza per Kobe (dove sosterrà un camp di allenamento assisito dalla madre René e da Claudio Mazzaufo, prima di ricongiungersi, il 19 con il resto della squadra nazionale): “Non sarò io ad avere la pressione addosso: sono altri, i favoriti. C’è chi ha vinto Mondiali, Olimpiadi. Io devo farne ancora molta, di strada”. Soddisfazione solo parziale per Fabrizio Donato: “Avrei preferito centrare gli otto metri, perché attualmente credo di valere questa misura. Ma la mia rincorsa, per come posso esprimerla oggi, dopo l’infortunio, manca probabilmente di quell’energia necessaria nel lungo; ecco, questa è una rincorsa da triplo”. Concetto sottoscritto dal coach Roberto Pericoli. Marco Sicari
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