Mondiali, Weissteiner settima, Cusma record



Da Valencia, la seconda giornata dei Campionati del Mondo indoor. 3000 METRI DONNE Bellissima finale dei 3000 metri donne, conclusa con lo scontato dominio etiope: doppietta Defar-Melkamu (8:38.79 per la prima, 8:41.50 per la seconda) come nelle attese, e con una grande Silvia Weissteiner, che non ha affatto sfigurato nel confronto mondiale. Per lei, settimo posto con 8:49.11, ed una presenza in gara sempre costante. Ritmo assai tattico in avvio, con l'azzurra che ad un certo punto si porta adirittura al comando per sollecitarlo. Ai 1000 metri passa la Augusto (2:59.33), con le finaliste tutte raccolte in un fazzoletto; ai 1600 si muovono le africane, sotto l'azione della marocchina Selsouli. La Weissteiner perde leggermente contatto, ma viene riportata sotto - comunque a distanza - dalla britannica Clitheroe (passaggio al 2000: 5:55.50 per le prime, un secondo circa in più per l'azzurra). Nel finale, la Defar innesta il turbo, raccogliendo l'atteso successo; più indietro, la Weissteiner supera prima la Clitheroe, poi raccolgie anche la Augusto, centrando il settimo posto (con un 1000 finale sul piede del 2:52). "Stavo meglio ieri - le parole dell'altoatesina - oggi le gambe erano un po' dure, ma sono comunque contenta, penso di aver fatto una bella gara, il settimo posto mondiale è un risultato che mi dà grande soddisfazione. Ho pagato un po' quando sono andata a tirare, soprattutto perché nelle indoor, gli spazi sono ristretti, ed il ritmo non è mai costante, tra accelerazioni e frenate per non toccare le avversarie. Ora, comincio a pensare all'estate, sogno di correre i 5000 sotto i 15 minuti; poi, l'ultima stagione indoor, con gli Europei di Torino 2009". 800 METRI DONNE Elisa Cusma, terza nella semifinale degli 800 metri, si toglie un doppio peso dallo stomaco: cancella la piccola delusione di Osaka (dove pur correndo in 1:58.63, uscì dalla finale iridata all'aperto), e anche il record italiano più vecchio dell'atletica femminile: il 2:00.36 con cui ha conquistato la finale mondiale di domani, è infatti migliore del limite nazionale precedente, il 2:00.85 stabilito da Gabriella Dorio a Parigi il 6 febbraio 1982. Un grande successo per la ragazza dell'Esercito, che strappa il primo di una serie interminabile di record alla campionessa olimpica di Los Angeles 1984. Gara simile a quella di molti meeting, con l'ucraina Petlyuk al comando dal primo all'ultimo metro a tirare su ritmi folli: 27.9 ai 200, 57.60 ai 400; Cusma è sempre in scia, ai 600 (1:28.50) le prime tre si staccano, e l'azzurra non deve neanche dannarsi più di tanto per volare in finale. La Petlyuk (1:59.58), trascina sotto i due minuti anche la britannica Meadows (1:59.73): con il 2:00.36 della Cusma, sono i tre migliori tempi delle qualificate per la finale. "Non posso crederci - dice la Cusma - la Dorio è un mito per me, mi ricordo una volta che mi ha salutato, ad un raduno, mi batteva forte il cuore...Sono stanchissima, ho faticato da morire, e nell'ultimo giro credo si sia visto. Domani non mi aspetto nulla, perché sono davvero tutte fortissime: io sono già felice di essere tra le prime sei al mondo, è un grande risultato, che mi da gioia. Il record? E' da un po' che ci giravo intorno, ma se devo essere sincera, non credevo che sarebbe arrivato qui. Quello all'aperto (sempre della Dorio, 1:57.66) è di un altro livello, per me resta un sogno". 60 HS DONNE Al via delle semifinali non si presenta la fresca primatista del mondo Susanna Kallur (Svezia), e questa è già una notizia (il motivo: un infortunio nel riscaldamento). In chiave azzurra, Micol Cattaneo non riesce a ripetere la strepitosa batteria di questa mattina, giungendo quinta in 8.10 (e con una mediocre reazione allo sparo, 0.225). La finale, un sogno alla vigilia (diciamolo), scivola via per un niente: quattro centesimi, tre se si guarda alla lista complessiva dei tempi delle due semifinali. Lolo Jones (Stati Uniti) è un fulmine, il suo 7.82 è il miglior crono delle promosse. "Non sono riuscita a correre fluida, decontratta come questa mattina - commenta Micol Cattaneo, le lacrime a inumidirle gli occhi - così, nella parte finale, non ho recuperato quanto avrei potuto. Sì, sono delusa, e non credo nemmeno di aver fatto una grande stagione invernale: posso decisamente fare di più". Appuntamento rinviato all'estate, aggiungiamo: in queste condizioni la carabiniera di Como può far suo il record all'aperto (il 12.97 di Carla Tuzzi, giugno 1994). 800 UOMINI Non c'è Borza, ma la Russia mette sempre in campo il meglio. Il crono numero uono delle semifinali è di Dmitry Bogdanov, 1:46.83, che si toglie lo sfizio di precedere la solita truppa africana (compresi gli atleti d'importazione). Lukas Rifeser non ne ha più, e si vede: è sesto nella sua semifinale, in 1:51.20. Difficile chiedergli di più. TRIPLO DONNE Finale stellare, con due atlete sopra i 15 metri. Vince sfruttando l'ultimo salto a disposizione la cubana Yargelis Savigne, 15,05 (record continentale), dopo che per gran parte del pomeriggio aveva dominato in solitaria la greca Devetzi (seconda con 15,00, e altre due prove sopra i 14,90. Bronzo alla slovena Marija Sestak, con 14,65. ALTO UOMINI Altra finale dal grande contenuto tecnico: nella sfida tra due grandi della disciplina, si impone il più vecchio, il 31enne svedese Stefan Holm, con un superlativo 2,36; dietro di lui, il rivale Yaroslav Rybakov (Russia), raggiunge quota 2,34, mentre sul terzo gradino del podio sale uno degli uomini nuovi della specialità, il 23enne cipriota Kyriakos Yoannou (2,30, che conferma così il bronzo centrato l'estate scorsa a Osaka), a pari merito con lo statunitense Manson. Bello il gioco dei "passo" sulle vette oltre i 2,30: dopo il successo a 2,34 di Rybakov, Holm gioca le sue carte sulla misura superiore, realizzata immediatamente; un tentativo, fallito, per il russo, e via a 2,38, cima che resterà insuperata. 1500 METRI UOMINI Arrivano le prime medaglie per la Spagna ed il pubblico del Luis Puig si infiamma. Le centrano, d'argento e di bronzo, Juan Carlos Higuero e Arturo Casado, nel convulso finale dei 1500 metri (per i due iberici rispettivamente 3:38.82 e 3:38.88). Ad imporsi (3:38.54) è il keniano Daniel Kipchirchir Komen, ma solo dopo la squalifica - per oscure ragioni - del primo arrivato al traguardo, Deresse Mekonnen (tolto dalla classifica con il neozelandese Willis). Sotto accusa un paio di passaggi, a meno un giro e a meno 100 metri dal traguardo, con Willis finito fuori dalla pista. Nulla di clamoroso, in realtà, ma sufficiente per decretare la squalifica. LUNGO UOMINI Il concorso meno partecipato dell'intera rassegna 8senza i primi tre di Osaka, compreso l'azzurro Howe), produce frutti acerbi. Vince il sudafricano Mokoena, con 8,08, davanti al britannico Tomlinson (8.06) e al saudita Al Khuwailidi, bronzo con 8,01. Considerato che su questa pedana, un paio d'ore prima, due tripliste erano atterrate oltre i 15 metri, l'ipotesi di una manto poco favorevole non regge proprio. C'è da mangiarsi le mani? Chissà, dei se e dei ma... ASTA DONNE Yelena Isinbayeva alla fine ce la fa, ma per una buona parte di pomeriggio vede aleggiare su di lei la scura sagoma della sconfitta. Chiude infatti sì al comando, ma con la stessa misura, 4,75, della statunitese Jenny Stuczinsky, primato personale nella circostanza; e a soli cinque centimetri dalla coppia formata dalla brasiliana Fabiana Murer e Monika Pyrek (4,70; per la sudamericana, primato continentale). La gara è bella soprattutto dal punto di vista agonistico, e, almeno per una volta in questa specialità, la tensione per il confronto sopravanza quella ormai insopportabile dell'inutile caccia al record.

60 METRI OSTACOLI DONNE La finale, uscita di scena per un infortunio patito prima delle semifinali la svedese Kallur, è dominata dalla statunitense Lolo Jones, con un buon 7.80. Le medaglie vanno a Candice Davis (USA, 7.93), e Anay Tejeda (CUB, 7.98), ma negli occhi del pubblico resta soprattutto la rovinosa caduta sull'ultima barriera della spagnola Jospehine Onyia, 8.00 in semifinale e candidata al podio. Lacrime agli occhi, taglia il traguardo, al passo, in 43 secondi e spiccioli: il dato, impietoso, resterà curiosamente negli annali.

60 METRI OSTACOLI UOMINI In mattinata, l'assurda uscita di scena del favorito numero uno, il cubano Dayron Robles, rimasto praticamente fermo sui blocchi dopo il fulmineo avvio - 0.105 - del compagno di corsia, il cinese Xiang Liu. Resta da capire come si possano mettere due atleti di quel calibro fianco a fianco nelle batterie: la spiegazione che Liu (campione olimpico e primatista del Mondo dei 110 in carica) non avesse un tempo stagionale, è comica. Frittata degna di uno chef al contrario. Alla fine, è proprio il cinese ad imporsi, ma senza l'avversario che aveva animato la vigilia per la sfida più attesa dei campionati. Il suo 7.46 è gran tempo, ma è probabile che il match con Robles avrebbe prodotto ben altri frutti. Medaglie all'Highlander americano Allen Johnson (USA, 7.55 e 37 anni compiuti la scorsa settimana), e al 24enne russo Borisov, 7.60. Per vedere Robles-Liu dovremo aspettare - forse - i Giochi olimpici. m.s. Nelle foto, Elisa Cusma, Yelena Isinbayeva, Xiang Liu (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL) File allegati:
- RISULTATI
- FOTO DA VALENCIA



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