La Di Martino ancora più su: 1,97 a Milano
Un passetto alla volta, Antonietta Di Martino sta tornando a scalare le vette. Milano, Arena, pedana magica per l'azzurra: qui, lo scorso anno, nella finale First League di Coppa Europa, aggiunse un centimetro al suo fresco record italiano. Stasera, ne ha messi due allo stagionale, salendo a quota 1,97 (al primo tentativo, come tutte le misure a 1,89; 1,91; 1,93; 1,95), e provando, per la prima volta nel 2008, la soglia fatidica dei 2 metri (tre tentativi, il terzo dei quali anche abbastanza convincente). Per la Di Martino, vittoria (davanti alla russa Klyugina, 1,97 alla terza prova) e bagno di folla, nell'Arena finalmente tornata a (quasi) riempirsi per l'atletica. "Sono soddisfatta, fare 1,97 era quello che volevo stasera - racconta nel dopo gara - e sapevo anche che avrei avuto dei problemi a 2 metri, come infatti è accaduto. E' una questione di tempi, devo tornare a capire quelli delle altezze dai due metri in su. Ma sono fiduciosa, il terzo salto mi è piaciuto: quando sono riuscita a correre sciolta, senza metterci forza, sono salita nel modo giusto". Per la Di Martino, il prossimo appuntamento è di quelli che possono segnare una stagione: il Golden Gala Kinder + Sport, all'Olimpico, contro Vlasic, Slesarenko, Chicherova, e tutto il Gotha della specialità.
Era la serata di Oscar Pistorius, l'atleta sudafricano biamputato la cui vicenda, il cui desiderio di confrontarsi con i cosiddetti "normododati" ha appassionato il mondo intero. Nella serie B dei 400, Pistorius finisce battuto da Moscatelli (47.26) e Marsadri (47.56), completando lo sforzo in 47.78. E' chiaro che il sogno olimpico sia lontano, lontanissimo, ma una parte del pubblico dell'Arena era lì per lui, come testimoniato dai tanti striscioni e dalla partecipazione con la quale è stata vissuta la prova. "Devo lavorare ancora tanto", il commento semplice e sorridente di questo straordinario ragazzo, che muove l'attenzione del mondo proprio con la forza della sua naturalezza. Lo rivedremo al Golden Gala Kinder + Sport, il meeting che lo ha imposto all'attenzione generale, e verso il quale Pistorius nutre un sentimento davvero profondo. Gli 800 metri al femminile sono l'altro momento significativo in chiave italiana, e raccontano di una Cusma che ormai non ha davvero più alcun imbarazzo a correre al di sotto dei due minuti. Segue come un'ombra la britannica Jemma Simpson, e nel rettilineo finale da l'impressione anche di potercela fare per il successo. Alla fine, cinque centesimi salvano la Simpson (1:59.17, netto progresso rispetto allo stagionale), ma la Cusma può consolarsi decisamente con l'ottimo 1:59.22, ottava prestazione mondiale dell'anno: sono pochi (anzi, pochissimi) gli azzurri che possono vantare un "ranking" del genere. Gli impacci di Annecy sono superati, c'è solo da guardare avanti con grande fiducia, cercando quella finale - un sogno, chissà - che a Osaka è sfuggita per un soffio.
All'Arena era la prima volta per la "nuova" Libania Grenot, dopo il meraviglioso primato italiano dei 400 (51.05) stabilito venerdì scorso a Firenze. Giorni senza dormire, raccontano gli amici, "e senza mangiare granché", aggiunge lei stessa. La britannica Nicola Sanders, argento mondiale a Osaka, è avversario di grande rango. Ma la Grenot non si fa intimidire, e sul rettilineo osa anche l'inosabile, ovvero, la rimonta: si avvicina, supera l'africana (del Botswana) Amantile Montsho, e finisce seconda. 50.88 per la Sanders, 51.16 per l'azzurra, soli undici centesimi in più rispetto a Firenze. "No, ma non sono contenta - si lamenta la bella Libania - posso fare molto meglio, e ci proverò a Lugano".
L'Arena è un piccolo pozzo di umidità, certamente non l'ideale per una prova di resistenza. Ma i marciatori onorano l'impegno, scaldando il bel pubblico assiepato sui vecchi gradoni napoleonici. Non è cosa comune per i colori azzurri mandare nella stessa gara in pista un campione olimpico ed un bronzo mondiale. I 5 chilometri favoriscono ovviamente Ivano Brugnetti, il campione olimpico di Atene 2004, milanese purosangue, che non si risparmia, pur venendo da un bell'allenamento al mattino. Il cronometro dice 19:07.72, niente male, considerati i 32 gradi con oltre il 70 per cento di umidità. "Sto bene, è vero - le sue parole - anche se stasera non è che le gambe girassero molto: mi sono allenato stamattina, questo è un periodo di preparazione, non cerco prestazioni. Proseguirò ad allenarmi a casa, a Milano, e tornerò in una gara in occasione dei Campionati Italiani Assoluti, a Cagliari". Alex Schwazer, il cinquantista azzurro bronzo iridato ad Osaka lo scorso anno, non vuole svelare i suoi segreti: "Certo che mi sono allenato stamattina. Cosa ho fatto? Non lo dico, se no mi prendete per matto...In realtà da subito dopo la Coppa del Mondo di Cheboksary ho lavorato a testa bassa, senza respiro. Tornerò a Livigno stasera stessa, continuando in quota per almeno altre due settimane. Poi, stop, nessuna gara, e partenza per Pechino il 12. L'obiettivo è di "fare" la gara dal primo all'ultimo metro, perché lì troverò tutti i miei avversari, anche quelli che fino ad ora si sono un po' nascosti, e non potrò risparmiare nulla".
L'esultanza di Vincenza Calì segue il primato personale raggiunto nei 100 metri: 11.35 (+1.5), terzo posto dietro Rakia Al Gasrha (Bahrain, uno stupefacente 11.12), e la ghanese Vida Anim, 11.29. Il minimo A di ammissione ai Giochi sfugge per soli tre centesimi, ma è chiaro che questa è un'atleta ritrovata, come già evidenziato nel magnifico - per lo sprint rosa - weekend di Coppa Europa. Il vecchio limite (11.37, corso a Rieti nel giugno 2004) è abbattuto, e il nuovo vale il quarto posto nella lista all-time. Nella scia della palermitana, si segnala anche Manuela Grillo, con un 11.59 (partenza in 0.100!) che avvicina l'11.51 corso a Rieti il 10 giugno. Lo sprint al maschile fa segnare il progresso di Jacques Riparelli, 10.28 in scia al britannico Williamson, solo un centesimo meno (10.27, vento +0.8). Collio non rischia, non si presenta al via, lo rivedremo al Golden Gala (sabato a Madrid la 4x100 senza di lui). Nelle barriere, dispiace dover sottolineare la defezione di Micol Cattaneo, attesissima all'Arena, ma fermata - precauzionalmente - per una contrattura nel riscaldamento; non sembra sia nulla di grave, per fortuna. La vittoria italiana viene grazie a Magdelin Martinez, 14,33 nel triplo (serie: 14,03; 14,33; 14,16; 14,28; N; 14,11) su una pedana da sempre "magica" per la specialità. Al secondo posto addirittura la sudanese Yamile Aldama, decisamente un'altra atleta rispetto al passato, ma comunque ancora capace di atterrare a 14,22.
I 1500 metri mettono in luce l'etiope Mekonnen, l'uomo più atteso, che chiude in un buon 3:34.02, non lontano dallo stagionale (3:33.71). In scia, progressi per gli italiani, entrambi al di sotto della soglia del minimo B (3:39.00): Christian Obrist e Goran Nava, quarto e sesto rispettivamente in 3:38.01 e 3:38.35, performances di tutto rispetto in campo europeo. Per Nava, anche l'ingresso nella top 20 all-time di casa nostra (diciassettesimo posto). Assunta Legnante torna in gara all'Arena e chiude con un buon 18,22 al secondo posto, superata solo dalla russa Irina Tarasova (18,45). L'asta femminile accende la tribuna dell'Arena. Per una volta, è un'azzurra a fare "rumore", superando i 4,35 e sfiorando il record italiano cinque centimetri più su. E' Elena Scarpellini, fresca di miglior prestazione italiana Promesse (la scorsa domenica proprio a Milano, 4,32), capace di elevare ancora una volta il limite a livelli decisamente interessanti (bene anche Anna Giordano Bruno, 4,20). La vittoria va alla russa Shvedova, con 4,65: sono ancora quote negate al colore di casa nostra. Ma qualcosa, decisamente, si muove.
Nella foto in alto, Antonietta Di Martino; in quella in basso, Oscar Pistorius (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)
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