Internazionale: Boston, il record "impossibile"
L'incredibile epilogo della 115° maratona di Boston caratterizza il notiziario internazionale di questa settimana. Oltre alla gara-copertina, l'altra straordinaria maratona di Londra, la panoramica delle corse su strada in Europa e la sintesi dei principali risultati ottenuti in pista nel corso del fine settimana.
Boston, la leggenda stupisce
Incredibile, ma vero: su un percorso come quello della maratona del Massachusetts, noto per la durezza dovuta ai tanti saliscendi e soprattutto alla ben conosciuta "Heartbreak Hill" (la lunga salita-infarto dove costruì il trionfo, nel 1990, Gelindo Bordin), ben pochi, se non nessuno, ritenevano possibile un impresa cronometrica come quella di oggi. Geoffrey Mutai e Moses Mosop hanno infatti realizzato l'impossibile, correndo entrambi, e in che misura, sotto il primato del mondo di Haile Gebrselassie (2h03'59", Berlino 2008).
Di impresa "impossibile" si parla per il margine di miglioramento inferto alla specialità (enorme quanto imprevedibile), ma per quanto possa apparire paradossale in virtù delle salite che costellano il tracciato della maratona di Boston, questo è in declivio. La pendenza tra l'avvio del percorso e il traguardo è di circa 3,2 metri per chilometro, mentre il limite per l'omologazione di un eventuale primato è di un metro per chilometro, cioè un massimo di pendenza "consentita" di 42 metri. In sostanza, la partenza da Hopkinton è situata a circa 125 metri sul livello del mare. L'arrivo, in centro città a Boylson Street, è a livello del mare.
In aggiunta, le regole per l'omologazione di un primato del mondo nella maratona prevedono che la distanza tra partenza e arrivo, in linea d'aria, non debba essere superiore a una percentuale del 50% della distanza complessiva (Boston ha una percentuale del 91%), e che questo parametro, qualora superiore al 50%, favorisca gli atleti in caso di aiuto costante dovuto alla presenza di vento (come accaduto oggi).
Bourifa quattordicesimo in 2h13'45"
Per le ragioni sopra esposte, con ogni probabilità, il record del mondo di Mutai non potrà essere omologato, ma il valore della sua prestazione (e di quella di Mosop) non ne esce sminuito. Ecco i risultati, straordinari: Geoffrey Mutai 2h03'02" (57 secondi sotto il record mondiale ufficiale). Moses Mosop, l'esordio sui 42 km più veloce della storia della specialità, 2h03'06", cinquantatré secondi meno di Gebrselassie. Terzo Gebremariam, vincitore a New York in novembre, 2h04'53". Quarto Ryan Hall, il bianco statunitense, 2h04'58", sotto il primato USA di Khalid Khannouchi, ma anche egli, probabilmente, senza la legittimazione del record nordamericano. Ancora, l'etiope Cherkos 2h06'13", Robert Kiprono Cheruiyot 2h06'43", altri due specialisti sotto le 2h07', ancora due sotto le 2h09'. Quattordicesimo Migidio Bourifa (2h13'45", primo nella categoria Master), dopo una metà gara che l'ha visto transitare in 1h04'55".
Stupefacenti anche i risultati femminili: ha vinto la kenyana Kilel, prima in 2h22'36", che ha battuto (sputando l'anima in un finale entusiasmante) la statunitense Desiree Davila, seconda in 2h22'38", e l'altra kenyana Sharon Cherop, terza in 2h22'42". performances strabilianti anche per Caroline Rotich, quarta in 2h24'26", per la neo-mamma Kara Goucher (2h24'52"), per l'etiope Dire Tune (2h25'08"). Gloria, notizia nella notizia, per una colombiana, Yolanda Caballero (2h26'17"), che dal nulla ha superato nomi di alto rango quali Alice Timbilili e le russe Skvortsova e Pushkareva.
Mutai e Mosop
Chi sono i due protagonisti della straordinaria corsa di Boston? Geoffrey Kiprono Mutai (29 anni) lo scorso anno ha corso due maratone velocissime (Rotterdam e Berlino) perdendo in entrambe le occasione da Makau, terzo ieri a Londra, ma con tempi di altissima qualità come 2h04'55" e 2h05'10". In marzo è arrivato quinto ai mondiali di cross. Moses Cheruiyot Mosop ha 26 anni, primo alla Stramilano 2010, ha già nel palmarès un bronzo mondiale sui 10000 metri a Helsinki e un argento mondiale nel cross risalente al 2007.
Londra, parlano le cifre
In vetrina meritano spazio non soltanto Emmanuel Mutai (2h04'40" e record della corsa) e Mary Keitany (2h19'19", strepitosa in una seconda parte di gara da 1h08'41"), da ieri entrambi detentori del quarto tempo di sempre al maschile e al femminile, ma tutto il "gruppone" dei primi classificati, che in particolare nella maratona femminile ci permette di aggiornare la statistica molto in profondità. Tra le ragazze, infatti, si sono registrati i migliori risultati cronometrici di sempre dall'ottava posizione (2h24'33" della portoghese Jessica Augusto, debuttante di grido) alla ventesima (2h29'52" della giapponese Ogi), oltre che per la terza classificata, Edna Kiplagat (2h20'46", mai nessuna così veloce per agguantare un terzo posto). Menzione particolare per la britannica Pavey, esordiente sui 42 km e coetanea di Paula Radcliffe, alla ricerca del "passi" per Londra 2012, diciannovesima in 2h28'24".
L'altro Mutai
A quarantuno secondi dal record del mondo detenuto da Haile Gebrselassie, Emmanuel Mutai ha centrato il successo a Londra dopo il doppio quarto posto nel 2008 e nel 2009 ed il secondo della scorsa stagione (secondo anche a New York). Il kenyano è ancor giovane (26 anni e mezzo), ma ha nel suo palmarès già il titolo di vice-campione del mondo. Non vinceva una maratona dal grande debutto di Amsterdam, tre anni e mezzo fa. Non vinceva una gara in assoluto dal 2008, allorquando si impose in una mezza maratona in Scozia. Come la Keitany, la seconda metà di gara di Mutai è stata più veloce della prima 1h02'44" e 1h01'56". Ultimi dodici chilometri in 35'20".
Gli altri: mai nessuno a 32 anni era stato così veloce come Martin Lel, già plurivincitore a Londra, che ha trovato spazio tra i top runners solo dopo il precoce forfait del campione olimpico Wanjiru. Lel ha risposto con una gara tutta da protagonista, infilando la ciliegina dello sprint negli ultimi trenta metri per assicurarsi il secondo posto (in 2h'5'45"!), sul più giovane Patrick Makau Musyoki. Eccellente anche il brasiliano Marilson dos Santos (2h06'34"), un po' sotto le attese il vincitore uscente Kebede (2h07'48").
La migliore di sempre
Dietro la Keitany, che ha saputo materializzare le attese cronometriche dopo due anni di prestazioni superlative nelle mezze maratone più importanti del mondo e un debutto non eccezionale a New York in autunno, la russa Shobukhova, prima l'anno scorso, che ha migliorato il primato nazionale in 2h20'15". Terza, come detto, Edna Kiplagat in 2h20'46". Fuori dal podio le etiopi migliori, Bezunesh Bekele (2h23'42") e Atsede Baysa (2h23'50"). Delle giapponesi, in gara quasi al completo per giocarsi le chances mondiali, la migliore è stata la 32enne Akaba (sesta come nel 2010 ma col record personale), che si è espressa a 2h24'09". Settima in 2h24'24" la tedesca Mikitenko, accreditata di ben altre ambizioni di classifica alla vigilia. Visti i responsi tecnici delle "élite runner", pur non essendoci stato il primato della corsa femminile (è il record del mondo della Radcliffe, inavvicinabile al momento), si è trattato comunque della miglior maratona femminile mai disputata sotto il piano squisitamente cronometrico: in venti hanno corso sotto le due ore e trenta, in nove (mai accaduto prima) sono scese sotto le due ore e venticinque minuti.
La maratona di Vienna e il ritorno di Gebrselassie
L'occhio mediatico (e gli oltre trecentomila spettatori disseminati lungo il percorso) era rivolto più che ai maratoneti, al primatista del mondo dei 42 km Gebrselassie, che aveva scelto di partecipare alla gara sulla mezza distanza, vinta in 1h00'18", che ha festeggiato al meglio il trentottesimo compleanno e confermato lo stato di pieno recupero delle ultime settimane. La gara di Gebrselassie è partita due minuti dopo l'avvio di quella dei maratoneti, raggiunti dopo l'undicesimo chilometro, poi è stato un monologo senza lepri alla ricerca di una prestazione inferiore all'ora.
La maratona viennese (ventottesima edizione) è stata vinta dal 22enne kenyano John Kiprotich in 2h08'29" (circa sette minuti di miglioramento) sul più noto Ivuti (2h08'41") e su Evans Kiplagat (2h09'22"). Otto kenyoti nelle prime otto posizioni, a sancire un dominio senza discussioni. Ottime prestazioni anche nella corsa femmnile: prima al traguardo, dopo una lunga battaglia, l'etiope 23enne Fate Tola in 2h26'12 sulla portoghese Ana Dulce Felix (2h26'30", domenica d'oro per le lusitane visto anche il risultato della Augusto a Londra) e sulla kenyana Peninah Arusei, che partiva coi favori del pronostico (terza in 2h27'17" dopo aver guidato a lungo la corsa).
L'altro Kiprotich
Mentre a Vienna il successo arrideva a John Kiprotich, nella maratona olandese di Enschede il 21enne ugandese Stephen Kiprotich non esauriva semplicemente il compito di pace-maker affidatogli, ma completava la gara in un eccellente 2h07'22", primato della corsa, primato d'Uganda e, come spesso capita da alcuni anni, prestazione sensazionale per un esordiente. La scorsa stagione si era cimentato con discreti risultati nelle siepi e sui 10000 metri.
Le altre maratone
Nome nuovo dalla maratona polacca di Cracovia: la 42 km femminile è stata vinta dalla debuttante ucraina Tetyana Hamera-Shmyrko in 2h28'14", nuovo primato del percorso. A Madrid vittoria con tempo-record del kenyano Moses Arusei in 2h10'58", a precedere il vincitore uscente Cherogon (2h11'03"). Un atleta assai conosciuto in Italia, l'ucraino Matviychuk, si è classificato decimo in 2h16'21". A Zurigo ancora Kenya con John Kyui, due ore e dieci minuti esatti, sul russo Sokolov (2h10'23"), e vittoria femminile di un'altra atleta ucraina (la Stanko, 2h33'24"). Nella maratona belga di Anversa primato maschile del percorso con Elijah Kemboi in 2h11'15". Per finire, a Belgrado (ventiquattresima edizione della maratona serba) si sono imposio l'etiope Tsegaye Gebrselassie in 2h14'41" e la kenyana Frashiah Waithaka in 2h34'31", che ha preceduto la ventenne etiope Merseret Hailu Debele (2h34'38").
Panorama stradale
Maratone a parte, ecco quanto successo nei circuiti cittadini nelle ultime ore: a Nizza il kenyano Matebo (2h07'31 un mese fa a Barcellona) ha vinto la mezza maratona provenzale in 1h00'06" dopo un avvio fin troppo veloce (27:54 al decimo chilometro e 42'25" al quindicesimo, precedendo Silas Kipruto (1h01'11"). La tedesca Sabrina Mockenhauptsi è laureata campionessa nazionale di mezza maratona in 1h11'20".
Pista, campionati australiani a Melbourne
La regina dei "canguri" è Sally Pearson-McLellan, che colleziona altri tre titoli nazionali su 100, 200 e 100 metri ostacoli, vinti in 12"83 controvento. Il "re" è il lunghista Watt, da inizio stagione su misure importanti, che all'ultimo salto della finale maschile ha raggiunto la misura di 8,44, non lontano dal record australiano di Jay Taurima. Nelle altre gare (alcune deludenti, soprattutto al maschile), 2'00"80 di Tamsyn Lewis sugli 800, 61,79 della discobola campionessa mondiale Samuels e 45"48 del sorprendente junior Steve Solomon sui 400 metri.
USA, le MtSAC Relays di Walnut
Già in ottime condizioni i mezzofondisti: Russell Brown ha migliorato il primato della manifestazione sui 1500 metri correndo in 3'35"70 (mondiale stagionale), ma è stato soprattutto Chris Solinsky (detentore del primato nazionale sui 10000), la rivelazione della passata stagione, e migliorarsi sulla distanza principe del mezzofondo in 3'35"89. Altro miglior tempo dell'anno sui 5000 femminili per opera di Molly Huddle (15'10"63, ben tre ragazze sotto i 15'20"). Novità dagli 800 maschili con il 22enne Charlie Jock (1'45"19), campione under 23 dell'area nord e centroamericana.
Nella giornata conclusiva sorpresona sui cento maschili, dove si è imposto il norvegese nero Ndure in 10"06, un centesimo meno di Michael Rodgers (solo ottavo l'inglese Chambers in 10"36), e prima volata seria di Carmelita Jeter, che in assenza di vento si è eclissata in 10"99 regalando oltre tre metri alla seconda classificata. Sugli ostacoli alti femminili è riapparsa la Demus (che esordirà più avanti sui 400 ostcaoli), quarta in 12"96 (vince la Crawford in 12"86).
Salti e lanci
Il 2,34 alla prima prova di Jesse Williams è stato il miglior risultato tecnico delle gare in pedana. Lo statunitense ha poi fallito due prove a 2,37 e rinunciato alla terza (secondo il più maturo Tora Harris con 2,31). Nel lungo 6,83 della campionessa mondiale Reese su Brianna Glenn (6,75). Martello maschile al campione d'Europa Charfreitag (76,18), quello femminile alla solita Campbell (72,59).
Ostacolisti in crescita
Sempre a Walnut le novità 22enni Spurlock e Brookins sono scesi rispettivamente a 13"33 e 13"42 con vento nei limiti. Il regolare Osaghae, in un'altra serie, ha corso in 13"27 ventoso. A Greensboro Fred Townsend ha portato il primato personale sui 110 ostacoli a 13"42 (+0,6). Sul fronte europeo da segnalare il 13"37 del britannico Andrew Turner in California.
I primi "meno 10"
Grazie al vento ballerino arrivano i primi cento metri a tre cifre della stagione. A beneficiarne soprattutto il giamaicano Steve Mullings, che con il corposo aiuto di due metri esatti a favore ha corso in 9"90 a Starkville. Nel Tom Jones Classic di Gainesville il giovane Demps ha corso i 9"96 (+2,4). Più in dettaglio, a Gainesville sono andati molto veloci un po' tutti, sotto le folate di Eolo. Justin Gatlin ha perso nei 200 con lo stesso tempo del vincitore William Perry (20"36). David Oliver ha battuto ancora il giamaicano Thomas in 13"09 (contro 13"20). Sempre su buonissimi livelli il bahamense Pinder (45"20). La prestazione più clamorosa, pur se inficiata da 3,7 metri di vento a favore, è arrivata dalla ostacolista Wells, che ha fulminato il cronometro con un clamoroso 12"35. Occhio alla ragazzine: la Scott, in evidenza fin dalla stagione al coperto, ha firmato i cento metri in 11"17. Tornando a Walnut, l'altra junior Payne ha firmato un promettente 22"83 sui 200, con vento legale.
Periscopio americano
La campionessa universitaria Lakya Brookins si è migliorata ad Auburn in 11"10 (+0.1) superando Sheniqua Ferguson delle Bahamas (11"17). Buoni risultati anche da Natasha Hastings 50"98 nei 400, e dalla saltatrice di Anguilla Shara Proctor (6,68). Grazie al vento troppo sostenuto un altro atleta di Bahamas, il triplista Leevan Sands, ha raggiunto i 17,39. Uno dei giovani più interessanti della nidiata di velocisti USA, Rakieem Salaam, è sceso a 20"27 sui 200 metri in Oklahoma, miglior prestazione mondiale stagionale. Altro miglior tempo della stagione ancora dai 200 metri, ma femminili, con Lauryn Williams che a Miami ha surclassato in 22"65 la trinidegna Hackett, una delle sprinters più in forma del momento (22"92). Nell'altitudine di El Paso Kirani James ha vinto una gara di 200 metri in 20"41, precedendo di un centesimo Churandy Martina.
Blake batte Powell
A Kingston esordio stagionale sui 200 metri per Asafa Powell (20"55), sconfitto da Yohan Blake (20"33) e dall'antiguano Bailey (20"51). Al rientro dopo la sospensione della scorsa stagione, la campionessa olimpica dei 100 metri Shelly-Ann Fraser-Pryce ha vinto i 200 in 22"69. Ottima impressione ha destato Kaliese Spencer sul piano (50"95 nei 400).
Marcia
Si sono disputati a Wajima i campionati nazionali giapponesi per i cinquantisti, orfani del favorito Yamazaki, fermato da un infortunio: vittoria di Koichiro Morioka in 3h44'45", che si è garantito il posto in squadra per i mondiali di Daegu. Ottimi i piazzati: secondo Takayuki Tanui in 3h48'21", terzo Hiroki Arai in 3h48'46". A Zaniemsyl (Polonia) 1h20'51" di Grzegorz Sudol su Rafal Augustyn (1h20'57") e Rafal Sikora (1h21'04").
Lutto
Tragedia familiare per Vasiliy Kaptyukh, il discobolo bielorusso che fu bronzo ai Giochi di Atlanta e ai mondiali di Goteborg e di Parigi, otto anni più tardi. Il primogenito 21enne Roman è tra le vittime dell'attentato terroristico che la scorsa settimana ha devastato la metropolitana della capitale Minsk.
Nella foto d'archivio, Geoffrey Mutai (foto Giancarlo Colombo/FIDAL)
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