Un giorno, un'impresa

01 Maggio 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

1° maggio. Quasi un secolo fa (1915) nasce a Oakland Archie Williams che a vent’anni, da novizio, avrebbe stupito tutti, anche se stesso, strappando il record mondiale dei 400 a Bill Carr che lo aveva ottenuto in 46”2 nell’occasione più importante, la finale olimpica del ’32. “La cosa divertente è quando non sai bene quello che stai facendo. Io, ad esempio, pensavo di finire nei primi quattro e passare il turno”, raccontava lui. La missione fu… molto compiuta quel 19 giugno 1936 allo Stagg Field di Chicago che ospitava i Campionati Ncaa: Archie vinse la seconda batteria delle 440yards in 46”5 e il passaggio ai 400 risultò in 46”1. Sino all’anno precedente stava sopra i 49”0 e solo a primavera era stato capace di correre in 47”4.

Era una delle stelle nere della squadra americana che si presentò all’Olympiastadion di Berlino e mise le mani sulla medaglia d’oro in fondo a un rettilineo finale che vide la formidabile, caparbia rimonta del britannico Godfrey Brown, la resistenza di Archie, la rottura dell'altro americano James LuValle. I tempi manuali (46”5 a 46”7) traggono in inganno; quelli centesimali (46”66 a 46”68) danno la perfetta idea di un arrivo serrato e drammatico. Inspiegabilmente sia l’oro Williams che il bronzo LuValle vennero esclusi dalla 4x400. “Senza quei due, possiamo farcela”, incitò Godfey Rampling, padre di Charlotte, uno dei britannici che contribuirono a creare la leggenda dei capitani coraggiosi, Su Rampling torneremo tra qualche giorno per un semplice motivo: lo merita. Quel giorno l’ultima frazione per la squadra tedesca, che ebbe il bronzo, fu affidata a un giovanotto di Dresda, Rudolf Harbig che di lì a tre anni sarebbe diventato il padrone degli 800 prima, dei 400 dopo, con tempi moderni, 1’46”6 e 46”0.

Quanto a Williams, si laureò in ingegneria meccanica, non trovò lavoro (possibile esistesse un ingegnere nero?), si arruolò nell’aviazione dell’esercito e diventò istruttore di piloti. Dopo la guerra, diventò insegnante di liceo.

Giorgio Cimbrico



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