Una storia al giorno
29 Luglio 201329 luglio. Quando Fred Newhouse avvertì prima un rumore sordo, che il grido della folla di Montreal non riusciva ad attutire, e poi una presenza sulla sua sinistra, sapeva chi stava arrivando: lo chiamavano El Caballo o l’uomo con la il passo da nove piedi, 2,70 o giù di lì. Era Alberto Juantorena Danger di Santiago di Cuba che stava causando il corto circuito dell’ingegnere elettrico del Texas. Fred non andò piano (44”40), Alberto corse come mai aveva corso, 44”26, mezzo secondo abbondante sotto il record personale dei Panamericani dell’anno precedente. Che fosse in forma si era capito nelle semifinali: 45”10 girandosi sette volte per vedere dove si erano ficcati gli altri. Newhose aveva guadagnato la finale in 44”89 e pensava che sarebbe stato l’erede di una tradizione Usa che andava avanti senza interruzioni dal ’56. Si sbagliava.
Vinse Alberto, il primo non anglofono della storia olimpica a fare il colpo sul giro di pista e a raccogliere qualcosa di ancora più storico, assoluto: il primo a diventare padrone dell’accoppiata 400-800, sul crinale della velocità portata agli estremi confini e del mezzofondo interpretato a violento regime di crociera. Quattro giorni prima, senza africani di mezzo (un mese dopo Mike Boit avrebbe snudato le sue grandi zanne per masticare 1’43”57), il cavallo aveva strappato il record del mondo a Marcello Fiasconaro chiudendo in 1’43”50 (1’43”5, dopo successivi aggiustamenti), trascinando il povero Ivo Van Damme (destinato a scomparire cinque mesi, a 22 anni, in un incidente d’auto) a 1’43”86 e provocando un’infinita amarezza a Rick Wohlhuter, schiantato da un principiante che solo ad aprile si era avvicinato con convinzione a questo territorio ignoto, tempestato di trappole che solo chi possedeva gli stivali delle sette leghe poteva evitare.
Non c’è dubbio che in questa sua scelta Alberto fosse stato influenzato da Marcello, un quattrocentista di robusta complessione fisica – come lui – che non aveva avuto bisogno di molte esperienze per frantumare il record del mezzo miglio e che solo traversie fisiche tolsero troppo presto di scena. Con l’ottica odierna un faccia a faccia tra i due purosangue avrebbe costituito un motivo di forte richiamo e avuto un valore consistente, anche sotto il profilo economico. Alberto seppe offrire ancora un momento d‘oro di lì a un anno, alle Universiadi di Sofia, distribuendo con grande equilibrio (51”4 e 52”) per spostare il record a 1’43”44. I successivi capitoli sarebbero toccati a Sebastian Coe.
Giorgio Cimbrico
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