Una storia al giorno
01 Agosto 20131 agosto. A Brighton, Massachusetts, gli hanno dedicato una statua e oggi, per l’82° compleanno e a quasi tre stagioni dalla morte, qualcuno finirà per portare qualche fiore in ricordo e in onore di Harold Connolly detto Hal, erede della tradizione celtico-americana, quello che combatté la sua Guerra Fredda a martellate, palleggiandosi il record del mondo con Mikhail Krivonosov sino a quando toccò a lui prendere il largo e abbattere la Cortina dei 70 metri.
E’ abbastanza noto che Hal avesse il braccio sinistro “riuscito male” sin dalla venuta al mondo: sette centimetri più corto del destro e tormentato nell’infanzia da una serie di fratture. È meno noto un episodio molto privato: attorno ai vent’anni si chiese se fosse giusto e conveniente continuare a lanciare e così, una sera, andò in un parcheggio vuoto. C’era solo una macchina. “Se la prendo vado vanti”, si disse. Era a 55 metri di distanza e nel buio Hal sentì il crash buono.
Il primo dei suoi sette (sei ufficiali) record del mondo, 68,54, venne nell’ultima tappa di avvicinamento ai Giochi di Melbourne. Lì, dopo un lungo duello a distanza, affrontò Krivonosov in un faccia a faccia che risolve a proprio favore al quinto lancio per meno di un palmo (63,19 a 63,03) calzando scarpe da ballo che favorivano la velocità delle rotazioni. E’ in quei giorni, tormentati dalla crisi di Suez e dall’invasione sovietica dell’Ungheria, che, per usare un verbo amato dai rotocalchi, sbocciò l’amore tra lui e la bella e slanciata Olga Fikotova che giusto il giorno prima aveva conquistato l’oro nel lancio del disco. Anche Olga, su suggerimento dell’allenatore, interpretava l‘esercizio con cadenze artistiche, mettendo sul piatto del grammofono il Bel Danubio Blu.
Si sposarono a Praga e si trasferirono in California dove Connolly avrebbe offerto, nei piccoli santuari atletici attorno a Los Angeles, una serie di record del mondo che si sarebbe prolungata sino al 1965 e avrebbe obbligato i giudici a svolgere la rotella di misurazione sino a 71,26. Così come la moglie (da cui avrebbe divorziato nel ’73), anche Hal ebbe una vita agonistica molto lunga: ottavo a Roma, sesto a Tokyo, non qualificato per la finale del ’68 a Mexico City, provò a conquistare, ormai 41enne, un posto in squadra anche per il ’72 ma ai Trials fu solo quinto. A Monaco di Baviera andò Olga che ebbe l’onore di portare la bandiera americana malgrado l’opposizione del comitato olimpico Usa per la sua dichiarata ostilità alla guerra del Vietnam.
Giorgio Cimbrico
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