Una storia al giorno
25 Agosto 201325 agosto. Nel 1869, a Ballyneale, contea di Tipperary, viene al mondo Tom Kiely che, dopo 16 secoli di attesa e cioè dall’abolizione delle Olimpiadi, tornò a offrire l’ideale dell’atleta completo, del tuttofare di talento. Ma la storia di Tom non è solo quella del primo decathleta dell’evo moderno, è qualcosa di più: è la vita di un uomo saldo nelle radici, negli ideali, negli obiettivi.
Quando Tom era nato, era ancora viva e spaventosa l’eco della terribile carestia (the Great Famine) che, negli anni Quaranta del XIX secolo, aveva spopolato l’Irlanda portando la morte o costringendo all’emigrazione in America e in Australia. L’idea di una nazione irlandese, viva da sempre, era diventata sempre più forte e avrebbe portato a insurrezioni soffocate nel sangue: la più vicina a noi, ricordata da una magnifica poesia di William Yeats, è quella legata alla Pasqua del 1916.
Nel 1904 Kiely, piuttosto famoso come martellista e nel 1899 per breve tempo anche primatista del mondo, decise di prendere parte alle Olimpiadi di St Louis in quella prova che ebbe l’etichetta di All Around Championship, dieci prove da sostenere nella stessa giornata: 100 yards, lancio del peso, salto in alto, 800 yards di marcia, martello, asta, 120 yards ad ostacoli, peso da 56 libbre (più o meno 25 chili), lungo e miglio.
La federazione britannica si offrì di sostenerlo ma lui rifiutò; ebbe offerte di sponsorizzazione e di aiuto dall’altra parte dell’Atlantico (dove la componente celtica era forte) e lui rispose di no. Doveva essere la sua avventura, la sua insurrezione personale. Mise assieme i soldi del viaggio grazie ai premi che aveva ricavato nelle sue esibizioni di all aro under e, giunto in quella che era ancora una città di frontiera, declinò una volta per tutte l’invito a partecipare come britannico o americano. “Io sono irlandese e voglio gareggiare per la mia patria”. C’era un piccolo problema: l’Irlanda non esisteva, era una colonia britannica esattamente come l’Africa Orientale o la Giamaica e ancor oggi gli annali danno Kiely come atleta del comitato olimpico di Gran Bretagna e Irlanda. In qualche modo l’amato paese compariva. Sarebbe venuto definitivamente alla luce meno di vent’anni dopo, in fondo a una cruenta guerra civile, come Stato Libero d’Irlanda.
Kiely ebbe a che fare con una pattuglia di americani e con un altro irlandese, John Holloway. Pareggiò con l’altro “verde” la marcia, vinse il martello (con 36,76), le 120 yards ad ostacoli (con 17”8) e il maxi-peso scagliandolo vicino ai 9 metri. Se la cavò nelle altre prove (da citare l’11”2 sulle 100 yards) e divenne campione olimpico con un centinaio di punti sull’americano Adam Gunn. Quando nell’autunno 1951 chiuse gli occhi, l’Eire era nata da due anni. Morì felice.
Giorgio Cimbrico
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