Una storia al giorno
10 Dicembre 201310 dicembre. Finiscono sotto una selva di bandiere vita e opere di Mark McKoy che oggi arriva a toccare la linea matura dei 52 anni: la nascita è nel ’61, quando quella parte della Guyana è ancora britannica, così come è in Inghilterra la residenza dell’adolescenza e della prima gioventù, gli studi universitari sono americani, un lungo periodo di allenamento e di riflessione su se stesso è gallese, il vessillo in cui si fascia dopo il successo olimpico è canadese, la moglie è tedesca, la cittadinanza che acquisirà è austriaca.
Dalla gamba fulminea all’attacco dell’ostacolo, Mark fa parte della banda di Charlie Francis: quest’appartenenza e una confessione sull’uso di steroidi gli costeranno due anni di bando che seguono due ingressi nella finale olimpica dei 110: quarto a Los Angeles, a cinque centesimi dal podio, e settimo a Seul quando la “cura” non gli garantisce gli stessi straordinari effetti garantiti a Ben Johnson.
Sono i mesi più drammatici oscuri dell’atletica canadese, dell’istituzione di un commissione d’inchiesta guidata dal giudice Dubin. Confessa tra le lacrime Big Ben, confessa Angella Issayenko, confessa anche Mark che proprio all’inizio di quell’anno alchemico aveva sfiorato il record del mondo dei 60hs a Genova, in un meeting disertato all’ultimo momento (infortunio? chissà)dal giamaicano che verrà rinnegato dal paese d’adozione.
E’ in questa parentesi che si fa avanti Colin Jackson, campione mondiale, primatista del mondo, che offre a McKoy la possibilità di una palingenesi: Mark si trasferisce a Rhoose, nel sud del Galles, alla ricerca degli entusiasmi perduti. Per Barcellona l’operazione recupero è alle spalle: Mark conduce la finale dal primo metro all’ultimo, vince in 13”12 e, a trent’anni abbondantemente compiuti, diventa il più anziano vincitore della prova marchiata a cinque cerchi. Jackson, alla base della rinascita dell’amico, finisce settimo dopo aver fornito un saggio della sua nitida qualità: 13”10 in batteria, come nessun altro nella storia olimpica. Per l’uomo di Cardiff, secondo, settimo e quarto, i Giochi saranno sempre un appuntamento segnato dalla mala suerte.
Per il Canada, uscito a pezzi da Seul, quello di McKoy è un trionfo che mancava dal 1928, quando Percy Williams fece doppietta su 100 e 200. Prima di chiudere e di tornare a Toronto, offrirà all’Austria un formidabile record nazionale: 13”14.
Giorgio Cimbrico
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