Una storia al giorno
28 Dicembre 201328 dicembre. Oggi, reduci da abbondanti pasti e libagioni, non è il caso di andare a ricercare impegnative storie di titani, centauri, eroine o sacerdotesse, ma di riposarsi sulle sponde del mare, godendosi la brezza, ascoltando lo spegnersi delle onde e festeggiando il 31° compleanno di Kakianako Nariki.
Quando eravamo giovani ginnasiali, di fronte a un nome sconosciuto o misterioso, si reagiva ricorrendo a una battuta manzoniana: Carneade, chi era costui? Bene, Nariki è stato il primo atleta di Kiribati a premere il piede su una pista olimpica, quella di Atene 2004. Piccolo e tracagnotto (1,65 per 70 chili annuncia la sua smilza scheda), corse le batterie dei 100 quando ancora non era stata decretata la divisione tra peones e stelle, chiuse in 11”62 e fu tutto. La piccola squadra di Kiribati comprendeva anche una non veloce sprinter, Kaitinako Mwemweata, e un lottatore, Meamea Thomas.
Il vero interrogativo è: dov’è Kiribati? cos’era prima di essere Kiribati con quella bella bandiera con il sole che fa capolino dalle onde? Corrisponde alla isole Gilbert, 1300 chilometri a nord delle Fiji. Quando erano colonie inglesi, si chiamavano Isole Gilbert e Ellice. Ma si sa come vanno le cose: l’indipendenza andò a braccetto con il desiderio di secessione e così Gilbert (visitata da Robert Luis Stevenson nel suo peregrinare nelle isole felici del Pacifico dove finì per riposare per sempre) diventò Kiribati e Ellice si trasformò in Tuvalu. E così la Iaaf ebbe altri due paesi da inserire nel suo sterminato elenco di paesi aderenti che, come è noto, è assai più vasto di quello annoverato nel Palazzo di Vetro dell’Onu. Lo stato delle cose procurava un’intima e conclamata soddisfazione a Primo Nebiolo, papà e pontefice dei piccoli e microscopici stati.
Fu grazie a questa politica, a questo ecumenismo che cerimonie d’apertura dei Mondiali furono frequentate da seminudi indigeni dotati di mazze e di scacciamosche, con l’apparizione di personaggi improbabili, transitati già in picaresche leggende Come il lanciatore di peso delle Samoa Americane iscritto ai Mondiali di Helsinki 2005. Dalle isole natie arrivò a Manila, al bar conobbe tipi simpatici, tracannò qualche birra di troppo e perse il volo per Francoforte. Poco male: ce n’era un altro il giorno dopo. Finalmente atterrò a Helsinki e si presentò alla segreteria-gare: “Sono qui per il lancio del peso”.“Hanno gareggiato ieri”, rispose l’incaricata. “Cosa potrei fare?”. “Domani c’è il giavellotto”. “Bene, faccio quello”. E tornò a casa soddisfatto, con il nuovo record nazionale portato oltre i 50 metri. Ci vuole così poco per essere felici.
Giorgio Cimbrico
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