Mondiali Indoor passato prossimo

06 Marzo 2014

Doha e Istanbul ultime tappe del giro del mondo al coperto alla vigilia della rassegna iridata di Sopot (Polonia, 7-9 marzo)

di Giorgio Cimbrico

Teddy Tamgho ricorda il titolo di una vecchia canzone dei Beatles: Rubber Soul, anima di gomma. Lui, più che l’anima, di gomma possiede i muscoli. Sotto la sterminata volta dell’Aspire di Doha, nell’ambizioso Qatar che dopo aver catturato una montagna di eventi, ha messo nel mirino anche le Olimpiadi. Il ragazzo di Sevran, periferia parigina, insegue per cinque turni il cubano Yoandris Betanzos, che piazza subito la botta giusta, 17,69. Il momento del sorpasso, all’ultima prova a disposizione, è un vento divino: 17,90, record del mondo. La rincorsa al muro è sempre più incalzante ma saranno necessari altri tre anni, e altri calvari fisici, perché diventi realtà. Fabrizio Donato non poteva non esserci: quinto con 16,88, distante mezzo metro dal podio. Bei salti, come al solito, con gli australiani che fanno discreta incetta (Steven Hooker con 6,01 firma il record dei campionati; Fabrice Lapierre e Mitchell Watt sono primo e terzo nel lungo) e con Svetlana Feofanova che deve abbandonare la pedana con un’ennesima smorfia: Lena Isinbayeva è nel periodo più nero delle sue vicende acrobatiche ma la moscovita si fa fregare dalla brasiliana Fabiana Murer, occhi di cerbiatta e orecchie alla Dumbo.

Teddy Tamgho, oro e record del mondo indoor, a Doha 2010 (foto Colombo/FIDAL)

C’è anche lo spazio per vecchi peccatori e future peccatrici: Dwain Chambers, che ha reso piena confessione di quel che ha combinato, imprime sulla gomma le sue spinte violente e scende di un centesimo sotto i 6”50; Nadezhda Ostapchuk costringe a una delle sue poche rese Valerie Adams, l’All Black con sangue tongano proprio come Jonah Lomu. Il bis a Londra poco più di due anni dopo, ma quell’oro si squaglierà in fretta. Lo scricciolo etiope Meseret Defar entra di diritto nella galleria delle vincitrici multiple con il dono importante della consecutività (quarto titolo sui 3000), e lo sguardo smeraldo di Lolo Jones può inquadrare la seconda corona sugli ostacoli: con 7”72 la ragazza dello Iowa, futura bobbista, migliora il record americano di Gail Devers, non una qualsiasi, e lascia alle spalle due canadesi, Perdita Felicien e Priscilla Lopes Schliep, che pare un toro uscito agli allevamenti Miura. Per Ivan Ukhov – 2,36, cinque centimetri sul resto della compagnia - arriva il primo titolo di spessore assoluto. Del bizzarro talento recapitato dagli Urali sentiremo ancora parlare.

La scena si sposta all’Atakoy Arena di Istanbul, ultima tappa del giro del mondo al coperto. Edizione ricca di cose, cominciando da quelle azzurre. Antonietta Di Martino è una delle protagoniste di una strana gara in cui nel momento più elettrico a tutte viene a mancare la corrente: così, dopo che in quattro vengono respinte a 1,98 (la quota è superata solo dall’americana Chaunté Lowe, ex ballerina di hip-hop) l’argento viene spezzettato tra la nostra moschettiera, l’affusolata svedese Ebba Jungmark e Anna Chicherova, russa d’Armenia. Fabrizio Donato e Daniele Greco sono impegnati nelle prove generali di marcamento per i Giochi di Londra: 17,28 per tutti e due e medaglia di legno al veterano. Il podio è lontano 8 centimetri e vi sale il russo-nigeriano Lyukman Adams. Le medaglie più nobili sono lontane: Will Claye, devoto delle Sacre Scritture, 17,70, e Christian Taylor 17,63. Gi elementi, ancora mescolati, della gara di Londra ci sono tutti. E a dieci centesimi tondi dalla medaglia finisce Emanuele Abate, sesto nella gara che chiude i Campionati, feudo di Aries Merritt che muove i primi passi di una stagione per cui si può spendere un aggettivo oggi troppo usato: straordinaria.

Antonietta Di Martino, argento nel salto in alto ai Mondiali Indoor 2012 (foto Colombo/FIDAL)

Come si dice in gergo, il resto può essere offerto in rapide pillole: la kenyana Hellen Obiri interrompe il regno di Meseret Defar e, sempre sui 3000, chi kenyano è stato, Bernard Lagat, batte un paio di ex-connazionali (Choge e Soi) in fondo A una volata che può esser etichettata come furibonda; con 2,33 Dimitrios Chondrokoukis, greco di madre cipriota, piega l’elegante Silnov e l’esuberante Ukhov ma tre mesi dopo si ritroverà alle prese con un positività allo stanozololo; un altro che ha avuto a che fare con una condanna chilometrica, Justin Gatlin, torna ad accedere i razzi e spara 6”46; Britney Reese, con la sua tecnica primitiva, atterra a 7,23 e lascia le altre a un abisso; Lena Isinbayeva offre un inizio di comeback con una misura per lei routinaria, 4,80; i 400 sono di Nery Bremes, costaricano, in una finale che sembra la finale delle Olimpiadi dei piccoli stati: alle sue spalle, due bahamensi, uno delle Isole Vergini, un ceko, un grenadino. E Renaud Lavillenie assapora un titolo assoluto scavalcando 5,95 e concedendosi assalti prima a 6,00 e poi a 6,02. Due anni dopo salterà un bel palmo in più.

SEGUICI SU: Twitter: @atleticaitalia | Facebook: www.facebook.com/fidal.it


I triplisti azzurri Fabrizio Donato e Daniele Greco, quarto e quinto ai Mondiali Indoor di Istanbul 2012 (foto Colombo/FIDAL)



Condividi con
Seguici su: