Ashton Eaton l'invasore
12 Giugno 2014di Giorgio Cimbrico
Nel decathlon ci sono stati intrusi che hanno lasciato il segno: nel lontano passato, il lanciatore di peso e bobbista svizzero Edy Hubacher che con 19,17 rimane quello che, dentro le dieci gare – o le dieci battaglie come preferiscono chiamarle i tedeschi - ha spedito più lontano la palla da sedici libbre; in tempi a noi più vicini sono arrivati i picchi del Ddr Rolf Beilschmidt, uno degli ultimi appartenenti alla tribù estinta dei ventralistl che, in un’apparizione, scavalcò 2,27, e dei tedeschi Tim Lobinger (contro il suo 5,76 è andato a battersi l’anno scorso a Talence Renaud Lavillenie) e Peter Blank che in una nona fatica fece atterrare il giavellotto a 79,80. “Piccoli mondiali”, patrimonio di chi con la dimensione multlpla ha avuto un contatto sporadico. Per un desiderio improvviso, per scommessa, per bisogno di una gara-test.
Ora il fenomeno si è rovesciato ed è Ashton Eaton a recitare nel ruolo di invasore di altri territori, smentendo quel tragico luogo comune che voleva i decathleti dei mediocri, costretti a fare dieci fettine del loro relativo talento. Il campione dell’Oregon, che a 26 anni ha già avuto tutto, ha iniziato un piano di distacco e di riabbraccio delle prove multiple che lo porterà al 2020 per un molto probabile attacco al terzo oro olimpico. Così, per quest’anno ha deciso di dedicarsi a una delle poche specialità che non compaiono nel già ricco programma del decathlon: i 400hs.
La sua storia sulla distanza è riassumibile in una riga o poco più: 50”01 all’esordio (“tutto qui? Allora posso far meno”, ha commentato dopo il primo assaggio), 49”69 alla seconda botta, 49”07 alla terza, a Hengelo, dove ha ceduto, per quattro decimi, all’altissimo portoricano Javier Culson ma si è lasciato alle spalle buoni specialisti come l’americano Dutch, il serbo Bekric e il sudafricano Van Zyl. L'11 giugno è poi arrivata anche la prima vittoria nella "Lega dei Diamanti": 49.16 ai Bislett Games di Oslo.
Una decina di giorni prima a Eugene, sugli ostacoli alti, era finito dietro per quella che in ippica si chiama corta incollatura, sei centesimi, al russo Shubenkov uguagliando il record personale in 13”35. Il tempo realizzato nel meeting olandese avrebbe assicurato un posto nella finale degli ultimi Mondiali al neofita Ashton che sta stendendo sulla sua vita e le sue opere altra tinta brillante e può cominciare a chiedere borse interessanti, proponendo questa nuova e inedita parte. Nessun dubbio: lui sì che ha l’X Factor.
Il mese scorso, dopo aver impugnato la matita e inaugurato un blocco di carta, ci eravamo dedicati alla mirabilie di questo giovanotto dal fisico molto normale (e ancora una volta, come già era capitato per Jim Thorpe, Daley Thompson, Dan O’Brien e Brian Clay, sintesi riuscita di due razze) e ne era uscito fuori che in un decathlon ideale, compresi i limiti segnati extra-moenia, il suo record mondiale (9039 punti) potrebbe assumere proporzioni smodate e colossali: 10020. Con il raccolto nei 400hs, il suo totale passa a 11197, media 1018. Nei parziali da brivido realizzati nella storia della specialità (che danno un raccolto finale di 10490 punti), Eaton figura titolare dei 100 (10”21), del lungo (8,23) e dei 110hs (13”35) ed è secondo nei 400 dopo Bill Toomey (45”68 contro 46”02 per l’oro di Mexico ’68 ed ex-marito di Mary Rand) ma è comunque in possesso di un personale di 45”64. Inutile sottolineare che un breve studio sui vertici raggiunti nella specialità-fiume rivela dati sorprendenti o semplicemente dimenticati e che è così bene rinfrescare. Come il 10”23 di Dan O’Brien e il 10”26 di Daley Thompson, l’8,11 di Roman Sebrle, il 46”21 di Dean Macey e il 46”23 di Erki Nool, il 2,27 di Christian Schenk, il pazzesco 55,87 nel disco di Brian Clay. A questo punto, considerato che per un veloce-elastico come Ashton non è consigliabile approdare, come dodicesima spiaggia, alla 20 km di marcia o alla maratona, è possibile attendersi qualche sua intrusione nel triplo. Sedici metri subito naturalmente. E a seguire…
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