Coppa Europa: 5 volte Lambruschini
19 Giugno 2014di Giorgio Cimbrico
Tirando le somme, il titolo di Mister Coppa Europa Fabrizio Mori lo conquista per quel paio di piazzamenti da podio con la 4x400 che lo portano a quota 10. Alessandro Lambruschini, cinque vittorie, due secondi e un terzo posto nelle amatissime siepi, ma anche grazie a efficaci apparizioni nei 3000 e nei 5000, tiene così acceso il derby toscano da renderlo rovente e da convincere il giudice unico a concedergli un’investitura e un ordine cavalleresco. E’ sempre stato disponibile, simpatico, allegro, Sandro, e accetterà di buon grado, senza considerarla una diminutio.
Quando in Europa c’erano punti molto solidi da portare a casa, il concittadino di Indro Montanelli – e, più tardi, da modenese per amore, il genero di Luciano Gigliotti - non ha mai avuto compiti proibitivi: tutto sommato, la vittoria più pregiata è la prima, nell’89, a Gateshead, davanti ad Hagen Melzer, il ddr che tre anni prima a Stoccarda era andato a catturare la lepre ringhiante Panetta in quei metri finali che divennero passi nel delirio e nell’orgoglio di chi, da battuto, restò invitto.
La verità è che sin dal suo primo calcare la scena importante, Sandro era stato costretto a una crudele abitudine: confrontarsi con il meglio assoluto che, nella distanza che aveva scelto, erano i saltafossi del Kenya. E così viene la voglia di schizzare uno di quei racconti di fantascienza in cui un mondo apparentemente normale mette in mostra un aspetto opposto a quello delle realtà che ci è toccata in sorte.
E’ la teoria delle dimensioni parallele e in questa che abbiamo scelto i kenyani, come molti altri popoli dell’Impero che fu e che colorava il mondo in rosa carico, giocano a cricket e a correre proprio non pensano, meno che mai ad affrontare degli ostacoli o a piombare improvvisamente in una pozza d’acqua fredda.
Dato per acquisito questo scenario di purissima e affascinante fantasy, Sandro sarebbe stato medaglia d’argento a Seul, dietro al britannico Mark Rowland, campione olimpico a Barcellona, campione olimpico ad Atlanta. Sempre rimanendo nel campo della fantascienza, e citando un bel film con David Bowie (“L’uomo che cadde sulla terra”), la crudezza della realtà dice che è riuscito a metter le mani sul bronzo del ’96, con la solida soddisfazione di lasciarsi lontano Matthew Birir, campione quattro anni prima, pronto, non rassegnato a rispondere ai vertiginosi cambi di ritmo di Joseph Keter e di Moses Kiptanui dal labbro pendulo. Ad Atlanta si era presentato da campione d’Europa (quel gesto di Panetta non è stato cancellato dalla risacca del tempo) e proprio sulle piste del vecchio continente avrebbe lasciato i suoi ultimi segni: la quinta vittoria in Coppa, a San Pietroburgo, e l’invenzione del secondo posto agli Europei di Budapest, dietro al tedesco Damian Kallabis.
Per ogni altra notizia sul suo passato e sul suo futuro, telefonategli al numero gratuito 80878. Risponderà il suo record personale. Roba da kenyani.
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