Addio a Mbulaeni Mulaudzi

25 Ottobre 2014

Il ricordo del sudafricano, campione del mondo degli 800 metri a Berlino 2009, tragicamente scomparso ieri a 34 anni in un incidente d'auto

di Giorgio Cimbrico

La strada e le sue improvvise, rovinose insidie si sono portate via tanti campioni e la Polonia ha fornito molti caduti a questo tragico elenco: Steve Prefontaine, Bronislaw Malinowski, Wladyslaw Komar, Tadeusz Slusarsky. Ora è toccato a Mbulaeni Mulaudzi che aveva appena compiuto 34 anni, si era ritirato l’anno scorso ed era uno dei simboli del nuovo Sudafrica, il paese arcobaleno non più chiuso tra le sbarre dell’apartheid, meritando così le parole accorate del presidente della repubblica Jacob Zuma: “Era uno dei nostri eroi”.

Era toccato a lui portare la nuova bandiera dieci anni fa, nella cerimonia inaugurale dei Giochi di Atene, dove era finito secondo nel giorno in cui quella di Yuri Borzakovski, Snell e Wottle dell’evo moderno, si era rivelata per una volta quella vincente. In quel finale elettrizzante il russo ebbe la meglio per sedici centesimi e il sudafricano riuscì a lasciarsi alle spalle Wilson Kipketer, kenyano di Danimarca, che perse l’ultima occasione per conquistare il titolo olimpico.

Per conoscere il giorno più felice della sua breve vita avrebbe dovuto attendere cinque anni e i Mondiali di Berlino, quelli che si risolsero in un trionfo sudafricano sulla distanza nobile degli 800. Ma se la vittoria di Carsten Semenya finì su sentieri controversi, nessuno ebbe nulla da eccepire su quel finale serrato, spalla a spalla, che portò al successo Mulaudzi sullo stortignaccolo kenyno Alfred Kirwa Yego e su Yusuf Kamel, che altri non era che il figlio del formidabile Billy Koncellah: tre uomini in sei centesimi forniscono l’idea dell’equilibrio e della capacità di Mbulaeni, nativo di Muduluni, Transvaal, di spezzarlo.

Pochi giorni dopo, Sandro Giovannelli organizzò la rivincita a Rieti, sulla pista che vanta una delle più nobili collezioni di prestazioni mostre sul mezzo miglio, e Kirwa Yego ebbe la meglio in 1’42”67 trascinando Mulaudzi a 1’42”86, ad appena 17 centesimi dal record sudafricano, 1’42”69 di Hezekiel Sepeng, anche lui argento olimpico in fondo a una finale superata, per bellezza e per somma di tempi, soltanto da quella londinese di due anni fa. Mulaudzi se ne va lasciando un patrimonio che comprende anche il terzo posto ai Mondiali 2003, il titolo ai Giochi del Commonwealth 2002 e una posizione tra i primi 20 nella storia di una delle distanze più affascinanti e coinvolgenti.

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