Bondarenko show ''Puntate in alto''

08 Febbraio 2015

“Quando sono di fianco all’asticella, e la vedo così alta sopra la mia testa, superarla mi sembra un’impresa”. Bohdan Bondarenko arriva al Banca Marche Palas di Ancona nel mezzo della mattinata dei Tricolore indoor Junior e Under 23. L’affetto dei ragazzi lo travolge immediatamente, e il campione mondiale ed europeo di salto in alto si sottopone più che volentieri all’onda di abbracci, richieste di autografi e selfie. “Poi mi allontano per fare la rincorsa, e vista da fondo pedana, qualche metro più indietro, l’asticella diventa più bassa, più accessibile. Se ho un segreto, è questo: trovare il modo per non avere paura”.

L’arrivo del 25enne ucraino fa ribollire il palazzetto di Ancona. Quando Bondarenko entra in pista, accolto dal boato della tribuna, al suo fianco, per un giorno, ci sono i due freschi campioni italiani dell’alto. Davide Spigarolo (under23), e Jacopo Zanatta (junior), un po’ increduli, non si lasciano sfuggire l’opportunità di fargli qualche domanda. Il 2015 sarà l’anno del record mondiale dell’alto? “Credo che anche il 2014 avrebbe potuto essere l’anno giusto, sembrava fosse così. Quindi sicuramente è possibile. Spero davvero che lo sia il 2015, e spero anche di essere l’atleta che farà cadere il record del mondo!”.

Da under20 l’iridato di Mosca è salito due volte sul podio dei campionati mondiali junior: nel 2006 a Pechino, poche settimane prima di compiere 17 anni, fu di bronzo con 2,26, la stessa misura che due anni dopo gli fece conquistare l’oro. Tre anni dopo era già a quota 2,30. Da piccolo sognavi di fare il salto in alto? “In realtà per un po’ speravo di diventare un grande ciclista. Ma ricordo anche che vedevo questi grandi campioni saltare 2,34, 2,35… ne ero affascinato e intimorito, avrei voluto essere come loro e allo stesso tempo mi sembrava impossibile. Ora supero misure più alte di quelle dei miei idoli. Ma, come tutti, non mi accontento e voglio salire ancora”.

Al coperto però il primato personale resta un datato 2,27 del 2009: “Io non partecipo mai alla stagione indoor. Lo scorso anno ai primi di maggio già saltavo 2.40 (l’11 maggio al Tokyo Seiko Golden Grand Prix ndr) e mi sono confermato su queste misure fino a settembre, quando c’è stata la IAAF Continental Cup a Marrakesh. Cinque mesi di gare, cinque mesi in giro per il mondo, sono un periodo lungo.

Durante l’inverno ho bisogno di riposare e di allenarmi”.

I suoi avversari però non si fermano. Il 4 febbraio scorso l’esordio di Barshim, 2,40 a Banska Bystrica (Slovacchia), ha impressionato molti: “E’ stato davvero molto bravo. Avere avversari di questo livello è un grande stimolo per salire sempre più in alto, oltre che una cosa che bella per l’atletica: il pubblico allo stadio si diverte e si entusiasma, la gente si appassiona. Grazie alla nostra rivalità, in pedana ogni volta va in scena uno show. E’ bello fare felici le persone, come è bello essere qui e incontrare questi ragazzi”.

C’è molta Italia nella vita di questo fuoriclasse del salto in alto, anche primatista europeo con il 2,42 saltato a New York il 14 giugno 2014. Trascorre infatti lunghi periodi di preparazione a Formia, nel centro di Preparazione Olimpica che accoglie anche molti azzurri: “Formia è fantastica, la considero il posto perfetto per allenarsi ad alto livello. Il clima, l’impianto e, perché no, anche la cucina. Mi trovo benissimo e infatti voglio continuare in Italia il mio percorso verso l’Olimpiade di Rio”. Se potessi scegliere preferiresti il record del mondo o l’oro olimpico? “Meglio vincere l’Olimpiade facendo il record del mondo!”.

a.c.s.

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