Sulle ali del vento
30 Marzo 2015Panoramica sugli exploit ventosi nei 100 metri a partire dal recente 9.87 (+3.3) del giovane giapponese Kiryu in Texas. Ma se Eolo fosse stato più generoso dove sarebbe potuto arrivare l'Usain Bolt di Berlino 2009 (9.58 record del mondo)?
di Giorgio Cimbrico
Via col vento, sulle ali del vento, sotto la spinta di Eolo quando gonfio di forza lascia la sua caverna: sono le definizioni registrate negli anni quando qualche velocista ha conquistato un attimo di notorietà cavalcando una corrente al di là di una legalità fissata in due metri al secondo. L’ultimo ad aggiungersi in questa galleria (del vento?) è il giovane giapponese Yoshihide Kiryu che nella serie a inviti delle Texas Relays ha corso e vinto in 9”87 con una brezza di coda di 3,3, esattamente la stessa intensità registrata per la gara femminile, finita nelle mani della magrolina trinidadegna Michelle Lee Ahye in 10”87.
Prima annotazione: il Texas è un “grande paese” battuto da forti o fortissime correnti: una serie di località dello stato della stella solitaria (Auburn, Dallas, Austin, Houston, El Paso) compare nella all time marchiata dal vento illegale, una storia che inizia nel 1978 quando a Dallas, in una tempesta (11,2 a favore), William Snoddy volò in 9”87 che al tempo era il più veloce tempo registrato da un bipede.
Il record del mondo era il 9”95 di Jim Hines ai Giochi Olimpici di Mexico City, nel ’68 che rivoluzionò l’atletica.
Diciotto anni dopo, a El Paso (situata per di più oltre i 1000 metri di quota), con un vento che venne indicato in modo abbastanza grossolano (ma certamente superiore ai 5 metri al secondo), Obadele Thompson, velocista di Barbados ed ennesimo compagno di vita di Marion Jones, bruciò i 100 in 9”69 che, in una combinata assoluta, gli assegnerebbe il terzo posto di sempre, dietro a Usain Bolt 9”58, a Tyson Gay 9”68 ventoso (a Eugene, Oregon) e sullo stesso livello di Yohan Blake, 9”69 a Losanna con una bavetta (0,1) sfavorevole. Thompson ha chiuso la carriera con il 9”87 firmato a Johannesburg, a quasi 2000 metri di altitudine quando colse la gara della Coppa del Mondo del ’98.
E ora un innocente giochetto: si dice che ogni metro di vento a favore regali cinque centesimi e la prestazione di Kiryu (10”05 il record personale del giapponese, che è anche record asiatico juniores) all’ingrosso conferma la valutazione. Quando il miglior Usain della premiata ditta Bolt portò al delirio il pubblico dell’Olympiastadion berlinese con il 9”58 avvicinato solo a Londra 2012 (9”63), ebbe 0,9 a favore che, in purissima teoria potrebbe avergli regalato quattro centesimi. Proviamo a immaginare il Lampo nella tempesta che spinse il carneade Snoddy: il 9”58 ufficiale, il 9”62 calcolato cancellando il vento, può scendere tra 9”03 e 9”07, facendo la gioia di chi si eccita a spostare i limiti umani sino e oltre soglie mostruose. D’altra parte quando qualche anno fa Usain decise di andare a far felice la comunità giamaicana della Pennsylvania andando a correre le classiche Penn Relays, offrì una frazione al fulmicotone, intorno agli 8”7. Oltre il muro dei 45 orari.
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