Jager, cacciatore USA delle siepi

08 Luglio 2015

Evan Jager, lo statunitense che insidia il dominio africano nei 3.000 siepi e che a Parigi ha perso la vittoria per una caduta sull'ultimo ostacolo.

di Giorgio Cimbrico

Di fronte a una rivoluzione possibile, prima i numeri e i rilievi storici, poi tutto il resto.
All time delle siepi senza gli atleti del Kenya, compresi quelli “prestati” a Qatar e Bahrain, e i maghrebini che hanno gareggiato per il Marocco o per la Francia.

8’00”45 Evan Jager Usa
8’04”95 Simon Vroemen Ola
8’07”44 Luis Miguel Martin Spa
8’07”96 Mark Rowland Gbr
8’08”02 Anders Garderud Swe
8”08”57 Francesco Panetta Ita
8’08”78 Alessandro Lambruschini lta

Ultimo non africano a vincere le siepi alle Olimpiadi, quel buonanima di Bronislaw Malinowski a Mosca ’80 (ma i kenyani non c’erano e Filbert Bayi rimediò la medaglia d’argento); ultimo non africano a vincere un titolo mondiale, Francesco Panetta a Roma ’87. 

E ora c’è Jager, 26 anni, di Algonquin, Illinois, dotato di un cognome che è tutto un programma: traducendo dal tedesco, cacciatore. E così non disposto a farsi abbattere dagli strali della sorte: “Se, per un banalissimo errore, non fossi caduto all’ultima barriera, avrei corso in 7’56”. Quando mancavano 100 metri ho dato un’occhiata al cronometro e segnava 7’41”. Quaranta metri dopo, per dirla come Harper Lee, almeno nella traduzione italiana, il buio oltre la siepe: Jager a terra, scavalcato dal passetto economico di Birech, ma anche lestissimo a tirarsi in piedi e a raggiungere il traguardo. Ondate di applausi dalla folla di St Denis e complimenti sinceri dalla piccola folla di saltafossi kenyani. “Mi hanno fatto piacere ma ho anche capito che li ho scioccati e che per Pechino cominciano ad avere un po’ di timore”. Un altro rinvio storico porta a constatare che gli americani non vincono un titolo globale da 63 anni quando Horace Ashenfelter, di professione agente dell’Fbi, portò a casa l’oro di Helsinki con un record mondiale portato a 8’45”4.

Evan, il biondo che corre con i lunghi capelli raccolti in una crocchia e con una maglia da guerriero medioevale, mezza rossa e mezza nera, ha iniziato con le siepi nella primavera nel 2012: 8’26”14, niente male. Prima, una comparsata ai Mondiali di Berlino 2009, fuori nelle batterie dei 5000. Nel giro di poche settimane, vertiginosi progressi: 8’06”81 e sesto ai Giochi di  Londra. L’allenatore è Jerry Schumacher, il quartiere d’allenamento è a Portland, Oregon, il giardino del mezzofondo americano. Ai Mondiali di Mosca è quinto e subito dopo, in un ritorno alle origini sulla pista dello stadio Baldovino, corre i 5000 in 13’02”40. L’anno scorso, ancora un progresso e ancora un record americano: 8’04”71. Resistente e veloce: non è da tutti i siepisti avere un personale sotto i 3’33” e di 3’50” nel miglio.
Ai Trials di due settimane fa, colpisce la sua capacità di tenere in mano la gara e di andar via con grande autorità. Vista a posteriori, una prova generale in vista di Parigi, dove Evan aveva voglia e mezzi per spaccare storia e tradizione. C’è quasi riuscito. “Ora, un periodo di allenamento in altitudine a Park City, Utah. Poi sarò pronto per Pechino”.



Condividi con
Seguici su: