Bolt vs Gatlin: atto 200

24 Agosto 2015

Ai Mondiali di Pechino, i due big della velocità sono pronti ad un nuovo scontro sul mezzo giro di pista

di Giorgio Cimbrico

Bolt versus Gatlin: non resta che prepararsi al secondo atto, che sta per andare in scena all’Opera di Pechino, preceduto da un paio di prove generali. Se in questi anni di regno sui 100 Usain ha mancato un colpo (a Daegu: quella falsa partenza è diventata la più famosa della storia), sui 200, distanza d’origine e di sviluppo del Lampo, percorso netto da Pechino in poi. Sono suoi cinque dei primi dieci tempi della storia e se il giovanotto scalda ancora il sogno di un altro acuto da record, è legato proprio al mezzo giro: “Prima di chiudere, vorrei scendere sotto i 19 secondi”. Con generoso crono manuale, il 19”19 berlinese potrebbe rientrare in questa dimensione. 18”9? Può darsi.

Sui 200 Gatlin lo scattista ha poche referenze e una microcollezione: il bronzo olimpico di Atene 2004, la vittoria mondiale a Helsinki 2005 (ottavo un 19enne e infortunato Usain, al passo, in 26”27), un vecchio 19”86 firmato a Starkville nel 2002, a vent’anni. Poi, poco più di un anno fa, il newyorkese si è scoperto buono anche per la curva e quel che viene dopo: 19”68 a Montecarlo, trovando un posto d’eccellenza nel club dei combinatisti 100+200.

Questi, ad oggi e con gli ultimi ritocchi, i primi dieci.
Usain Bolt (JAM) 9.58+19.19 = 28.77
Yohan Blake (JAM) 9.69+19.26 = 28.95
Tyson Gay (USA) 9.69+19.58 = 29.27
Justin Gatlin (USA) 9.74+19.57 = 29.31
Michael Johnson (USA) 10.09+19.32 = 29.41
Walter Dix (USA) 9.88+19.53 = 29.41
Frankie Fredericks (NAM) 9.86+19.68 = 29.54
Carl Lewis (USA) 9.86+19.75 = 29.61
Wallace Spearmon (USA) 9.96+19.65 = 29.61
Asafa Powell (JAM) 9.72+19.90 = 29.62

Quest’anno Gatlin da duecentista si è offerto solo al pubblico di Hayward Field, Eugene: 19”68 al meeting Diamond League, 19”90, 19”92 e 19”57 nei tre turni dei campionati americani, validi come selezione per Pechino.
Bolt, l’uomo che proprio sui 200 ha toccato picchi a 44 orari, poco e male: 20”13 a maggio a Ostrava dove lui va sempre per trovare regolarmente tempo schifoso, 20”29 il 13 giugno a New York, sulla pista che l’aveva visto iniziare il raccolto dei suoi record mondiali, 9”72 nel 2008. Un Bolt così brutto che non sembrava neanche Bolt, minacciato molto da vicino (20”32) da Zharnel Hughes, il lungo e sottile ragazzo di Anguilla che ha deciso di diventare britannico e che si allena in Giamaica.

Se sui 100 Gatlin sembrava avere un netto margine, che si era eroso dopo il doppio Usain da 9”87 a Londra, sui 200, quando la disfida sta per iniziare, il gap appare profondo come il fossato che circondava i castelli medioevali: 66 centesimi, a quelle velocità, sono sei, sette metri. Poggiando sull’alto spirito che lo anima dopo la vittoria di giustezza nei 100 – e sull’inevitabile basso spirito dell’americano - Bolt può colmare il distacco? Alla domanda, naturalmente, potranno rispondere soltanto i fatti.

Per tutto quello che rimarrà a disposizione (il terzo posto e le posizioni ai piedi del podio), è reale attendersi un bis di Andre de Grasse, 19”88 nella finale dei Panamericani di Toronto, due centesimi avanti al giamaicano Rasheed Dwyer (19”80 in semi) e al panamense Alonso Edward in quello che è stato il più bello scontro dell’anno. Per il momento.

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