Ayana, 5000 metri per stupire

07 Settembre 2015

L'etiope è risultata l'atleta più votata nel sondaggio online su iaaf.org che ha proclamato la migliore performance dei Mondiali di Pechino 2015

di Giorgio Cimbrico

AAA cercasi giustiziera. Subito trovata: è Almaz Ayana, con la sua figura essenziale, all’osso, con la sua provenienza diversa, quasi estrema: viene dalla provincia del Benishangul Gumuz, estremo occidente dell’Etiopia, una regione addossata al Sudan, a maggioranza musulmana, con un piccolo capoluogo, Asosa, dove un reparto italiano nel ’41 si arrese a un corpo di spedizione belga inviato dal Congo a smantellare una parte di un impero assai effimero. La zona è montagnosa, senza giungere alle quote dell’altopiano dove sono nati e cresciuti Haile Gebrselassie, Kenenisa Bekele e il clan Dibaba: Asosa è a 1570 metri sul livello del mare.

Almaz, che giungerà a novembre ai 24 anni, ha iniziato come siepista: quinta ai Mondiali juniores di Moncton 2010 e, a seguire, record mondiale di categoria a Bruxelles, 9’22”51. Due anni dopo passa ai 5000 e per tre secondi scende sotto i 15’. I progressi diventano subito clamorosi: al meeting parigino della stagione 2013, estirpa mezzo minuto abbondante (14’25”84) e ai Mondiali di Mosca è terza dietro Meseret Defar e Mercy Cherono.
La sua prima corona è dell’anno scorso, a Marrakesh: ai Campionati Africani inizia a interpretare il ruolo di nemesi di Genzebe Dibaba. In una gara dall’esito cronometrico trascurabile (15’32”) Almaz alza il ritmo e stronca la terza delle formidabili sorella. La sua capacità di incrementare il numero dei giri, specie nella parte finale, è all’origine del picco che, in solitudine, raggiunge il 12 maggio di quest’anno a Shanghai: con 14’14”32 diventa la terza d’Etiopia e la terza di sempre, dopo Dibaba II (Tirunesh) e Defar.

Il resto è storia recente: per Almaz, molto brillante; per la bella Genzebe, molto bruciante. L’obiettivo ambizioso di diventare la prima a centrare la doppietta 1500-5000 in un major (Paavo Nurmi e Hicham el Guerrouj ci riuscirono ai Giochi Olimpici, Bernard Lagat ai Mondiali) viene frustrata da questa esile figuretta capace di finire in 14’26” e soprattutto di offrire tre chilometri finali sotto gli 8’20”, una specie di record personale “volante”, più o meno come l’1’57” lanciato di Genzebe nei 1500.

Di fronte a quell’andatura che prende alla gola e sconvolge il battito cardiaco, Dibaba si arrende. Di Almaz non è amica, ma si congratula. Sa che una rivincita è già stata fissata, di lì a qualche giorno, sulla pista di Zurigo e su una distanza, i 3000, che l’ha vista assestare formidabili progressi al limite indoor, sino a un formidabile 8’16”60 e al titolo ufficioso di Signorina Inverno.

Ma Ayana è un piccolo forziere pieno di sorprese: donna da ritmo, anche estremo, ma destinata a soccombere in volata, specie ad opera di chi, a Montecarlo, a un penultimo giro in 60”, ne ha fatto seguire un ultimo in 59”7? Il punto interrogativo viene spazzato via al Letzigrund quando Almaz si libera di Genzebe con un crescendo che inizia alla campana e prosegue con definitiva demolizione. L’8’22”34 finale (a 12 centesimi dal suo record personale) annuncia che Almaz è pronta per il record mondiale dei 5000, forse per l’abbattimento di un muro, quello dei 14’.



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